Il vento che spira in città, al mare o in montagna è un fenomeno locale, discontinuo nel tempo: cambia spesso direzione, diventa più forte, si indebolisce o addirittura cessa. In altre zone della Terra esistono invece venti costanti, che percorrono gli oceani per migliaia di chilometri senza incontrare ostacoli e sono causati dalla rotazione della Terra. Vi sono anche zone di calma, cioè prive di vento, perchè in quei luoghi le masse d'aria hanno un movimento verticale verso il basso (alta pressione) o verso l'alto (bassa pressione).

La Terra, nell'ambito della distribuzione dei venti, si può dividere in cinque fasce parallele:

CURIOSITA': come ripartivano i velieri?
 Abbiamo visto che le navi a vela restavano spesso ferme in mezzo all'oceano per molti giorni, in preda alle calme sub-tropicali o equatoriali. Ma come facevano a ripartire? In primavera e in autunno il Sole è perpendicolare all'Equatore e si verifica la situazione che già conosciamo; in estate, invece, il Sole si sposta verso il Tropico del Cancro e tutto il sistema si sposta un po' verso Nord. Infine in inverno il Sole si sposta verso il Tropico del Capricorno e tutto il sistema si sposta un po' verso Sud. Pertanto i velieri dovevano aspettare che si spostasse la zona delle calme e il vento tornava a gonfiare le vele.

Immagine presa da Google che riporta le zone in questa pagine individuate per la circolazione dei venti.

L'ANEMOMETRO (dal greco ανεμοσ, vento e μετροω, misura) è uno strumento utilizzato per misurare la velocità e la pressione del vento. Il primo fu inventato da Robert Hooke nel XVII secolo; il perfezionamento, però, venne effettuato dall'abate Atenasio Cavalli nel secolo successivo. Esistono due tipi di anemometri:

  1.  quelli che misurano la VELOCITA' del vento; tra quelli più semplici vi sono gli anemometri in cui la velocità viene calcolata in base all'inclinazione di un fil di ferro o quelli a palette, in cui si calcola il numero di giri completi effettuati in un tempo determinato da una ruota munita appunto di palette.

  2. Quelli che misurano la sua PRESSIONE, principalmente utilizzati sugli aerei.

CURIOSITA': come si costruisce un anemometro fai da te?
MATERIALE NECESSARIO: un computer da bicicletta, disponibile anche nei supermercati, 2 o 3 palline da ping pong, 5 "bacchette" (vecchi raggio di una bicicletta, di un ombrello oppure i bastoncini degli aquiloni), un tubetto di plastica apribile da un'estremità (come un portamonete), una calamita, un tappo grande di plastica, della colla, del silicone ed un tappo di sughero.
Tagliare, per prima cosa, una delle 5 "bacchette" a disposizione in tre stecche di uguale misura (circa 10cm); tagliare, ora, a metà le palline da ping pong e forare ogni estremità, per inserire poi la bacchetta che farà da sostenimento. Forare poi il tappo di plastica con quattro fori: 3 a mezza altezza, 120° circa l'uno dall'altro e uno al centro. Non devono essere di molto più grandi delle bacchette: il tappo, infatti, andrà a costituire la base del "rotore". Serve una ulteriore bacchetta come asse centrale del rotore, la cui lunghezza deve essere poco più grande del tubetto di plastica. Bucare il tappo di sughero e, dopo aver infilato la bacchetta prima citata nel foro centrale del tappo di plastica, infilare nuovamente nella bacchetta il tappo di sughero, adagiandolo sul fondo di quello di plastica.

 


Passaggio uno
Infilare, ora, le tre bacchette nei fori nei fori del tappo di plastica e quindi anche in quello di sughero, al centro del quale si verranno ad intersecare. Riempire completamente il tappo di plastica con del silicone, facendo asciugare finchè non si sarà solidificato. Inserire ora le tre mezze palline nelle bacchette con un po' di colla; ora lavorare sul cilindro. Praticare un foro sulla punta per far passare l'asse del rotore e, tolto il tappo dall'altra estremità del tubo, inserire un piccolo tappo di plastica con un rialzo al centro, per fare da sostegno alla bacchetta. Praticare due fori alla stessa altezza del tubo e inserire un'altra bacchetta, sull'estremità della quale andrà attaccato il computer da bicicletta. Fissare, infine, la calamita opportunamente posizionata ad una delle bacchette del rotore.


Passaggio due.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 Legate ai VENTI COSTANTI  sopraccitati sono le correnti marine, ovvero fiumi che scorrono lentamente nel mare con temperatura e salinità propri, provocati proprio da questi venti. Esse possono essere:

  1. CALDE, che esercitano un benefico influsso sul clima dei continenti, perchè portano piogge e temperature miti;
  2. FREDDE, che riducono l'evaporazione e contribuiscono a determinare i climi aridi.

Per quanto riguarda invece la zona in cui essi agiscono, si suddividono in:


Immagine presa da Google che illustra le correnti marine del nostro pianeta.

Tra i vari circuiti creati dalle correnti marine, quello più importante è il CIRCUITO DEL NORD ATLANTICO, formato da tre correnti diverse: la Corrente Nordequatoriale, la Corrente del Golfo e la Corrente delle Canarie. La CORRENTE NORDEQUATORIALE si forma presso l'equatore, dove le acque si scaldano e sono spinte dagli alisei verso l'America centrale. Poi entra nel Mar Caribico e nel Golfo del Messico, dove le acque si scaldano ulteriormente. La CORRENTE DEL GOLFO , che esce dal Golfo del Messico e sale in diagonale nel Nord Atlantico. E' una specie di "fiume" largo circa 80km che si sposta alla velocità di 5km/h. Le sue acque calde non si mescolano con quelle circostanti, guidate dagli "argini" invisibili della diversa densità. Giunta in prossimità dell'Europa, porta temperature miti e umidità costante nelle zone costiere di Gran Bretagna, Norvegia e Islanda. Infine la CORRENTE DELLE CANARIE , che riporta verso Sud le acque fredde, spinta dai venti occidentali. Essa riduce l'evaporazione lungo la costa africana e contribuisce a creare il deserto costiero in Marocco e Mauritania.

 

 

Per scoprire da quale direzione proviene un particolare tipo di vento, viene utilizzata la ROSA DEI VENTI: essa è la rappresentazione schematica dei punti cardinali : Nord, Sud, Est e Ovest, nelle zone dei quali vengono riportati anche i diversi venti terrestri.


Immagine raffigurante la rosa dei venti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La velocità del vento è espressa in km/h e viene descritta dalla scala di Beaufort, che prende nome dall'ammiraglio britannico Francis Beaufort (Navam 1774-1857), addetto al servizio idrografico. Egli nel 1806 propose una scala per la classificazione della forza del vento in 13 gradi, che venne prima adottata dallo stesso ammiraglio, poi dal resto del mondo. La misura per la velocità del vento viene detta "nodo", che risale all'epoca velica. Quando un comandante voleva sapere la propria velocità, faceva salire a poppa una sagola (termine tecnico per descrivere una corda sottile, utilizzata sulle barche), sulla quale erano presenti dei nodi distanziati tra loro 15.433 metri. All'estremità della sagola era fissata una tavoletta (detta SALCOMTRO A BARRCHETTA), che fungeva da ancora galleggiante. In questo modo, mentre il veliero avanzava, la sagola faceva sfilare un nodo dopo l'altro; dopo trenta minuti di clessidra, quindi, venivano contati quanti nodi erano passati, che rappresentavano con molta approssimazione la velocità del veliero.

grado velocità (km/h) tipo di vento velocità
(nodi)
 
caratteri velocità (m/s)
0 0 - 1 calma 0 - 1 il fumo ascende verticalmente; il mare è uno specchio. < 0.3
1 1 - 5 bava di vento 1 - 3 il vento devia il fumo; increspature dell'acqua. 0.3 - 1.5
2 6 - 11 brezza leggera 4 - 6 le foglie si muovono; onde piccole ma evidenti. 1.6 - 3.3
3 12 - 19 brezza 7 - 10 foglie e rametti costantemente agitati; piccole onde, creste che cominciano ad infrangersi. 3.4 - 5.4
4 20 - 28 brezza vivace 11 - 16 il vento solleva polvere,foglie secche,i rami sono agitati; piccole onde che diventano più lunghe. 5.5 - 7.9
5 29 - 38 brezza tesa 17 - 21 oscillano gli arbusti con foglie; si formano piccole onde nelle acque interne; onde moderate allungate. 8 - 10.7
6 39 - 49 vento fresco 22 - 27 grandi rami agitati, sibili tra i fili telegrafici; si formano marosi con creste di schiuma bianca, e spruzzi. 10.8 - 13.8
7 50 - 61 vento forte 28 - 33 interi alberi agitati, difficoltà a cmminare contro vento; il mare è grosso, la schiuma comincia ad essere sfilacciata in scie. 13.9 - 17.1
8 62 - 74 burrasca moderata 34 - 40 rami spezzati, camminare contro vento è impossibile; marosi di altezza media e più allungati, dalle creste si distaccano turbini di spruzzi. 17.2 - 20.7
9 75 - 88 burrasca forte 41 - 47 camini e tegole asportati; grosse ondate, spesse scie di schiuma e spruzzi, sollevate dal vento, riducono la visibilità. 20.8 - 24.4
10 89 - 102 tempesta 48 - 55 rara in terraferma, alberi sradicati, gravi danni alle abitazioni; enormi ondate con lunghe creste a pennacchio. 24.5 - 28.4
11 103 - 117 fortunale 56 - 63 raro, gravissime devastazioni; onde enormi ed alte, che possono nascondere navi di media stazza; ridotta visibilità. 28.5 - 32.6
12 oltre 118 uragano 64 + distruzione di edifici, manufatti, ecc.; in mare la schiuma e gli spruzzi riducono assai la visibilità. 32.7 +

 

Per quanto riguarda, invece, l'altezza delle onde, viene utilizzata la scala di Douglas.

  denominazione altezza onde (m)
0 calmo  0 
1 quasi calmo  < 0.1 
2 poco mosso  0.1 - 0.5 
3 mosso  0.5 - 1.3 
4 molto mosso  1.3 - 2.5 
5 agitato  2.5 - 4 
6 molto agitato  4 - 6 
7 grosso  6 - 9 
8 molto grosso  9 - 14 
9 tempestoso  > 14 

 

-> l'energia cinetica è utilizzata nel campo delle energie alternative come ENERGIA EOLICA.