Riscaldamento globale (global warming) è il termine usato per descrivere l'aumento nel tempo della temperatura media dell'atmosfera terrestre e degli oceani.
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L'opinione scientifica sul cambiamento del clima, come espresso nel Pannello Intergovernativo sul Cambiamento Climatico (IPCC) delle Nazioni Unite, e firmato dagli accademici di scienza delle nazioni del G8, è che la temperatura globale media è aumentata di 0,6 ± 0,2 °C dalla fine del XIX secolo e che "la maggior parte del riscaldamento osservato durante gli ultimi 50 anni è attribuibile alle attività umane".
Ogni anno vengono liberate nell'atmosfera circa 25 miliardi di tonnellate di CO2, mentre il pianeta riesce a riassorbirne meno della metà mediante la fotosintesi clorofilliana. Questa alterazione del ciclo del carbonio è problematica non tanto a causa della sua entità, ma quanto per la sua velocità. Infatti le oscillazioni naturali del ciclo del carbonio hanno sempre causato i cicli plurimillenari delle glaciazioni. Il problema è comprendere e prevedere con quali conseguenze il pianeta (che ha una grossa inerzia) riuscirà ad adattarsi a questo velocissimo aumento di anidride carbonica.
La concentrazione nell'atmosfera di anidride carbonica è attualmente (2005), di circa 380 ppm e aumenta di circa 2 ppm all'anno. Nel XVII secolo l'aria conteneva 280 ppm di CO2.
Il riscaldamento dell'atmosfera è dovuto principalmente a tre fattori: l'effetto serra, l'irraggiamento solare e l'attività geotermica dei vulcani. Da un recente studio dell'IPCC è emerso che l'attività umana contribuisca in maniera significativa all'intensificazione dell'effetto serra. Una idea quantitativa delle energie in gioco è la seguente:
Cause del calore |
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effetto serra naturale |
ca. 170 |
effetto serra antropico |
ca. 2,0 |
irraggiamento solare |
ca. 0,25 |
ca. 0,20 |
La Terra inizia a
sciogliersi
Nella primavera del 1995 un iceberg grande
quanto il Canton Vaud si è staccato dall'Antartide e ha raggiunto l'Atlantico
del sud. Questo spettacolare evento non è solo un indizio del riscaldamento del
Polo Sud, ma costituisce un'ulteriore prova del rapido aumento della temperatura
media mondiale negli ultimi decenni. In tutto il globo si moltiplicano i segnali
di un cambiamento climatico provocato dalla mano dell'uomo. I ghiacciai montani
si ritirano a ritmo incessante: una chiara conseguenza, a detta degli
scienziati, dell'effetto serra dovuto al riscaldamento artificiale del clima.
I più famosi climatologi del mondo si sono uniti nell'Intergovernmental Panel on
Climate Change (IPCC). Le loro conclusioni sono inquietanti:
Dalla fine degli anni '60 a oggi, il manto nevoso si è ridotto in tutto il mondo del 10%.
Nel XX secolo i ghiacciai sono regrediti in tutto il mondo.
Nel periodo dagli anni '50 a oggi, lo spessore estivo dei ghiacci dell'Artide è diminuito del 40%.
Nel XX secolo, il livello dei mari di tutto il mondo è aumentato di 10-20 cm.
Nell'emisfero boreale, le precipitazioni sono diminuite dello 0,3% ogni dieci anni.
Nella seconda metà del XX secolo, sempre nell'emisfero boreale, gli eventi atmosferici di notevole gravità sono aumentati del 2-4%
Dagli anni '70, ondate di caldo come El Niño sono diventate più frequenti, intense e prolungate. Negli ultimi decenni, in determinate regioni dell'Asia e dell'Africa, sono aumentate notevolmente l’incidenza e l’intensità dei periodi di siccità.
Le alterazioni climatiche si ripercuoteranno sul mondo vegetale e animale: forme di vita esistenti da millenni dovranno adattarsi rapidamente o saranno destinate a scomparire per sempre.
L'uomo
L'aria e il clima
influenzano notevolmente lo stato di salute di tutte gli esseri viventi. Il
surriscaldamento globale potrebbe anche accelerare la diffusione delle malattie
infettive: negli ultimi due decenni l'OMS, l'Organizzazione Mondiale della
Sanità, ha registrato infatti l'insorgenza di almeno 30 nuove patologie.
Inoltre, il surriscaldamento climatico potrebbe diffondere in tutto il mondo
malattie tropicali quali la malaria, la febbre di dengue o il colera. Siccità e
inondazioni sono le condizioni ideali per il proliferare di parassiti, batteri,
e virus.
Una politica energetica sostenibile comporta notevoli vantaggi per la nostra
salute: un'aria più pulita riduce infatti l'incidenza di malattie delle vie
respiratorie come l'asma e la bronchite, nonché delle allergie in genere. Il
solo inquinamento atmosferico legato al traffico provoca attualmente in Svizzera
circa 1700 casi l'anno di morte prematura e decine di migliaia di affezioni alle
vie respiratorie.
Habitat naturali
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Ogni ora sulla Terra si estingue una specie animale o vegetale. Come l'uomo, anche la flora e la fauna sono condizionate dal clima. Piante e animali vivono in una sorta di simbiosi.
Orsi polari, rane e alberi, tuttavia, non possono dire la loro in occasione dei dibattiti sul clima e devono subire le conseguenze del nostro comportamento La responsabilità del destino di piante e animali è quindi nelle nostre mani.
Foreste
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Il surriscaldamento globale influisce anche sulla capacità di sopravvivenza degli alberi, turbando il delicato equilibrio degli ecosistemi, e causando spesso la scomparsa, la dispersione o lo spostamento ad altitudini maggiori delle specie vegetali.
L'aumento della temperatura, infatti, determina negli alberi un maggiore fabbisogno d'acqua che, se non compensato da precipitazioni più abbondanti, causa una moria della vegetazione. Ciò vale soprattutto per le specie che hanno già superato il proprio limite di tolleranza.
Alpi e ghiacciai
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Le Alpi sono una
forte componente dell'identità dell'Europa centrale e, oltre a esercitare
un’influenza sostanziale sul ciclo idrologico, rappresentano la linfa vitale per
il turismo.
I ghiacci perenni non sono solo un semplice simbolo della bellezza
dell'ecosistema alpino, ma un elemento insostituibile che impedisce l'erosione
dei pendii e funge da cartina al tornasole dei mutamenti climatici e da
termometro per le oscillazioni termiche.
Il ghiacciai formando la più grande riserva di acqua dolce - il 70 per cento
circa - del pianeta. I ghiacciai dell'Himalaya alimentano i sette più grandi
fiumi asiatici e costituiscono la principale fonte di approvvigionamento idrico
per oltre due miliardi di persone, circa un terzo degli abitanti della Terra. Lo
scioglimento dei ghiacciai minaccia le risorse idriche di milioni di persone.
Rispetto al 1850, le Alpi svizzere hanno perso circa 100 ghiacciai. Negli ultimi
150 anni la superficie dei ghiacciai alpini si è ridotta di circa un terzo e il
loro volume si è dimezzato .
Smottamenti, frane, colate di fango
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Nelle zone alpine, lo scioglimento dello strato di suolo gelato– il
permafrost – e il ritiro dei ghiacciai lasciano sul terreno enormi ammassi di
detriti. Quale conseguenza del riscaldamento globale, il suolo viene privato del
„mastice“ che lo mantiene compatto. Sassi, detriti e cumuli di macerie non sono
più integrati nel suolo. Nubifragi o lunghi periodi di precipitazioni provocano
frane e la caduta di masse rocciose.
Una massa fangosa costituita da migliaia di metri cubi di frammenti di roccia
e acqua precipita a valle, distruggendo gli insediamenti, le costruzioni e le
vie di comunicazione ai piedi della montagna. Le masse di roccia possono inoltre
ostruire il corso dei fiumi e torrenti e la rottura di queste "dighe" provoca
piene e inondazioni.
La definizione dell'evento in questione – smottamento, caduta di massi, frana – dipende dal tipo di massa che si è staccato. In futuro, il surriscaldamento climatico comporterà nelle regioni alpine catastrofi naturali di questo tipo sempre più frequenti e più devastanti.
Pianificazione del futuro
Forse il meccanismo di compensazione della CO2 funzionerà; fra cento anni, magari il Sole sarà a un nuovo minimo; fra mille anni, magari ci salverà la prossima glaciazione.
Nel Cretaceo, senza l'intervento umano, la concentrazione della CO2 era più alta che ora e la Terra aveva temperature più elevate di 8°C. Ciò nonostante, l'uomo deve acquisire la coscienza ecologica e diminuire le emissioni di CO2, impedire la distruzione dello strato di ozono e non deforestare in eccesso.
Clima dei pianeti circostanti
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L'atmosfera di Venere ha una pressione di 94 volte quella terrestre, ed è composta per il 97% da CO2. L'assenza di acqua impedì l'estrazione dell'anidride carbonica dall'atmosfera, che si accumulò provocando un intenso effetto serra che aumentò la temperatura superficiale sino a 465 °C, superiore al punto di fusione del piombo. Probabilmente la distanza inferiore dal Sole è stata determinante per produrre nel pianeta le condizioni attuali. Bisogna ricordare che piccoli cambiamenti possono scatenare un meccanismo di retroazione e se questo e sufficientemente ampio si può raggiungere a un livello non controllabile, dominato da alcuni fattori, a dare le condizioni estreme come quelle di Venere.
L'atmosfera di Marte ha una pressione di solo sei millibar e, sebbene sia composta per il 96% da CO2, l'effetto serra è scarso e non può impedire nè una oscillazione diurna delle temperatura dell'ordine di 55 °C, nè le basse temperature superficiali che raggiungono minimi di -86 °C nelle medie latitudini. Pare che nel passato godette di migliori condizioni, per cui vi era acqua liquida sulla superficie come dimostrano la multitudine di canali e valli erosive; questo fu causato da un aumento della concentrazione del diossido di carbonio nella sua atmosfera, proveniente dalle emissioni dei grandi vulcani marziani che provocarono un processo di degassificazione analogo a quello accaduto sul nostro pianeta. La differenza sostanziale è che il diametro di Marte misura la metà rispetto a quello terrestre, per cui il calore interno era molto inferiore e il pianeta si raffreddò già molto tempo fa. Senza l'attività vulcanica Marte era condannato e la el CO2 sfuggì dall'atmosfera facilmente, a causa anche della ridotta forza di gravità rispetto alla Terra. Inoltre è possibile che qualche processo di tipo minerale assorbisse la CO2 e, non compoensato dalle emissioni vulcaniche, provocasse una sua diminuzione drastica. Il pianeta quindi si raffreddò progressivamente fino a congelare la poca CO2 rimasta nelle calotte polari odierne.
Negli ultimi 30 anni l’effetto serra ha avuto un’escalation incontrollabile. Il crescente riscaldamento dell’atmosfera terrestre fa sì che eventi meteorologici estremi quali uragani, inondazioni e siccità avvengano con frequenza e intensità sempre maggiori. Le alluvioni verificatesi in agosto 2005 dimostrano quanto l’intero arco alpino sia gravemente minacciato dai cambiamenti climatici, la cui causa principale è la combustione di energie fossili e il conseguente incremento di emissioni di biossido di carbonio (CO2).
Catastrofi naturali e finanziari
Il riscaldamento globale accresce il rischio di eventi climatici estremi di
questo tipo. E i danni economici sono enormi: la piena di Briga (1993) è costata la vita a due persone e 600 milioni di
franchi alle assicurazioni; la colata di fango che si è abbattuta sul comune di Sachseln (1997), il
quarto in ordine di grandezza del Canton Obvaldo, ha provocato danni per 120
milioni di franchi. Come molti altri insediamenti in Svizzera, Sachseln sorge su
un vecchio cono di deiezione. Il torrente è già straripato diverse volte, e
strariperà ancora; la somma dei danni delle inondazioni del mese di agosto 2005
è di 2,5 miliardi di franchi. Sono costate la vita a 6 persone e hanno colpito
17 cantoni. Si tratta pertanto del singolo evento più grave mai registrato
finora in Svizzera.
Gli oceani
Il colore
dominante del nostro pianeta visto dallo spazio è il blu. Gli oceani racchiudono
tesori tanto splendidi quanto vulnerabili, ad esempio le
barriere coralline: questi giardini subacquei dai colori sgargianti
ospitano un'incredibile varietà di specie animali e vegetali pari a quella delle
foreste pluviali in Amazzonia o in Nuova Guinea. Qui sono di casa specie
esotiche, come il pesce pappagallo o il barracuda.
Ma l'uomo insidia il continente blu. I ricercatori ritengono che l'effetto
serra, oltre a riscaldare le acque marine, sia anche all’origine di forti
precipitazioni e uragani nelle zone tropicali, che favoriscono l'erosione del
suolo.
Negli ultimi 100 anni il livello del mare in tutto il mondo si è alzato di 10-25
centimetri. Alcuni studi prevedono entro il 2100 un ulteriore innalzamento
delle acque pari a 15-95 centimetri, da 2 a 5 volte superiore rispetto al
secolo precedente. Le regioni situate a meno di un metro sopra il livello del
mare - Bangladesh, Florida, manila o Calcutta - sarebbero inondate.
La regione polare
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In Antartide si ipotizza l’eventualità di un collasso dell’inlandsis occidentale nei prossimi secoli e di un conseguente innalzamento del livello del mare.
Il ghiaccio che si trova al polo nord, invece, galleggia sul mare ed è costituito da una banchisa spessa fino a 10 m. Il suo scioglimento non determina un innalzamento del livello del mare, in quanto il volume del ghiaccio rimpiazza esattamente il volume dell’acqua spostata.
L’Artide è la zona del nostro pianeta che risente per prima dei mutamenti climatici. Già oggi gli inverni sono più miti, la primavera giunge in anticipo e il ghiaccio si assottiglia. Non c’è da stupirsi: la temperatura atmosferica al polo nord è aumentata di ben 5 °C nell’ultimo secolo, e lo spessore della banchisa, durante l’estate, si dimezza.
A causa del ritiro dei ghiacci polari l’Oceano Artico, che oggi agisce come un riflettore, restituendo all’atmosfera circa l’80% della luce solare grazie al biancore dei ghiacci, si trasformerà in un collettore di calore che assorbirà il 90% dell’energia solare e ne rifletterà solo il 10%. Di conseguenza, la temperatura dell’intera regione si innalzerà, con notevoli ripercussioni a livello degli oceani e dell’atmosfera.
La grande fusione
Nelle regioni polari sono la più grande memoria dell'acqua dolce. Lo
scioglimento dei ghiacci nelle regioni polari influisce anche sulla salinità
dell’acqua di mare, ripercuotendosi indirettamente sulla corrente calda del
Golfo, la “centrale termica” dell’Europa, che lambisce l’Artide. L’acqua fredda
e fortemente salina del Nord Atlantico tende a inabissarsi a causa della
maggiore densità, spostandosi così verso l’equatore e lasciando affluire l’acqua
calda proveniente da sud, che a sua volta si raffredda e si inabissa.
Gli orsi polari sentono il ghiaccio sciogliersi letteralmente sotto le zampe.
Questi animali vivono prevalentemente sulla banchisa, dove hanno modo di
cacciare le proprie prede, le foche. Soddisfano buona parte del proprio
fabbisogno alimentare annuo tra aprile e metà giugno, mentre durante l’estate,
quando si trasferiscono sulla terraferma a causa dello scioglimento dei ghiacci,
digiunano a volte per mesi, con gravi rischi per la propria salute.
Il periodo in cui gli orsi riescono ad accumulare le necessarie riserve
energetiche si accorcia sempre più a causa del riscaldamento climatico. Alcuni
studiosi hanno constatato che la moria dei giovani esemplari di orso è da
ricondurre essenzialmente alla scarsità di cibo e alle insufficienti riserve di
grasso delle madri.
I ricercatori del Norwegian Polar Institute (NPI) seguono le tracce di due femmine di orso polare, Samantha e Marianne. Per saperne di più http://www.panda.org/about_wwf/where_we_work/arctic/polar_bear/index.cfm, più cliccate qui (in inglese) »
Barriere coralline
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Le barriere coralline tropicali sono un simbolo della bellezza della natura. Questi giardini marini dagli splendidi colori sono fra gli ecosistemi più ricchi di specie e più antichi della Terra: alcuni tipi di corallo impiegano centinaia di anni prima di svilupparsi e trasformarsi in autentici fiori dell'oceano.
Ogni formazione corallina è costituita da un gran numero di minuscoli polipi. Questi, espellendo calcare, costruiscono uno scheletro che, a seconda della specie, cresce di pochi millimetri o addirittura fino a venti centimetri l'anno.
I polipetti possono sopravvivere soltanto grazie a una singolare simbiosi con microscopiche alghe unicellulari che vivono dentro di essi e li riforniscono di ossigeno, zuccheri, amminoacidi e acidi grassi. Sono proprio queste piccole alghe a conferire al corallo i caratteristici colori sgargianti.
I coralli impallidiscono
Questa straordinaria simbiosi, tuttavia, corre un grave pericolo. In tutto il
mondo circa il 60% dei coralli è minacciato dall'eccessivo sfruttamento ittico,
da tecniche di pesca distruttive (cianuro, dinamite) e dal crescente
inquinamento ambientale.
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Inoltre i coralli sono estremamente sensibili al riscaldamento atmosferico: già con un aumento minimo della temperatura dell'acqua i polipi cominciano a espellere i propri simbionti, e i fiori del mare perdono il colore. La catastrofe che minaccia i coralli non chiama in causa solo gli ambientalisti, preoccupati di salvaguardare questo ecosistema straordinario, ma anche molte nazioni le cui coste sono protette dai coralli, che fungono da frangiflutti. Senza contare che la ricchezza ittica delle barriere assicura un reddito costante a molti abitanti dell'emisfero australe.
Politica climatica internazionale
Al vertice di Rio, nel 1992, la comunità internazionale si è posta un chiaro
obiettivo in relazione alla politica climatica: "Lo scopo finale è la
stabilizzazione delle concentrazioni di gas serra nell'atmosfera a un livello
che consenta di evitare pericolose alterazioni del sistema climatico ingenerate
dall’uomo.
Emissioni in costante aumento
In base a considerazioni di carattere scientifico, per frenare l'incombente
riscaldamento del clima è necessario dimezzare le emissioni di gas serra al più
tardi entro la metà del secolo. Ma nella maggior parte dei Paesi le emissioni di
CO2 sono in costante aumento, e non si intravedono segnali che lascino presagire
un'inversione di tendenza.
Correnti oceaniche
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L'acqua negli oceani è in continuo movimento per effetto delle maree, del moto ondoso e delle correnti che sospingono le gelide acque polari verso l'equatore e le calde acque subtropicali verso i poli [ circolazione termoalina ]. Il fenomeno della circolazione termoalina è attivato dalle differenze di temperatura e di salinità dei mari, e una della sue componenti è la corrente del Golfo, che regala all'Europa il suo clima relativamente mite. Queste grandi correnti, oltre a mitigare l'Europa e a giocare un ruolo fondamentale nel clima, incrementano la capacità dell'oceano di assorbire anidride carbonica.
Cosa potrebbe succedere
Gli studi più recenti denunciano purtroppo un rallentamento della circolazione termoalina tra la Scozia e la Groenlandia. Anche se queste correnti hanno funzionato in modo affidabile per molte migliaia di anni, un'analisi dei campioni di ghiaccio estratti sia al polo Nord che al polo Sud mostra come, in realtà, le cose non siano sempre andate in questo modo: tutto lascia pensare che in un passato ancora più remoto ci siano state alterazioni della circolazione termoalina, associate a repentini e radicali cambiamenti del clima.
La diminuzione del livello di salinità degli oceani, dovuta sia allo scioglimento dei ghiacciai che all'aumento delle precipitazioni, potrebbe interrompere, rallentare o comunque alterare le grandi correnti transoceaniche, con disastrose conseguenze sul clima e sull'agricoltura in Europa e con impatti su tutti i mari e sulle temperature in tutto il mondo.
Quando il livello dell'acqua sale
Gli scienziati pronosticano inoltre che il riscaldamento globale provocherà
nubifragi sempre più frequenti, che possono causare inondazioni devastanti, come
quelle che abbiamo vissuto nell'agosto 2005. La situazione meteorologica di allora – masse di aria calda e umida affluenti
dal Mediterraneo che si scontrano con aria fredda proveniente dal Mare del Nord
– ha provocato precipitazioni da record. Nelle regioni interessate, il suolo era
già bagnato e non era praticamente più in grado di assorbire le piogge
supplementari. E la lunga pratica di sistemazione dei corsi d'acqua, che
costringe le acque in alveoli troppo stretti facendole scorrere troppo
rapidamente, si è rivelata completamente fallimentare. Nel giro di poche ore i
fiumi e i laghi hanno raggiunto livelli mai misurati finora, con conseguenti
straripamenti e inondazioni.
Innalzamento del livello del mare
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Gli oceani e gli abitanti dell'oceano saranno inevitabilmente esposti agli impatti del surriscaldamento globale e del cambiamento climatico. Secondo gli scienziati, il surriscaldamento globale determinerà un innalzamento della temperatura delle acque e del livello del mare e il cambiamento delle correnti.Nei prossimi cento anni si prevede un aumento del livello medio del mare compreso tra i 9 e gli 88 centimetri. Questo innalzamento dipenderà sia dal progressivo scioglimento dei ghiacciai, sia dalla naturale espansione degli oceani, dovuta al fatto che l'acqua aumenta di volume quando aumenta di temperatura. Per quanto possa sembrare modesto, anche un innalzamento di pochi centimetri provocherebbe il caos: inondazioni nelle zone costiere, contaminazione delle falde acquifere potabili, aumento del grado di salinità degli estuari sono solo alcuni degli elementi di questo scenario allarmante. Molte delle città sulla costa avrebbero problemi. Risorse strategiche per le popolazioni costiere, come le spiagge, l'acqua potabile, la pesca, la barriera corallina e gli atolli sarebbero a rischio.