Edward Gierek durante una seduta del parlamento polacco nei primi anni '80 |
Nel dicembre del 1970 una rivolta operaia scuote di nuovo la Polonia: epicentro sono i cantieri navali di Danzica dove si sciopera contro l'aumento dei prezzi dei generi alimentari. Il bilancio della rivolta è di decine di morti e migliaia di feriti e arrestati. Gomulka, al potere dal 1956, è costretto a dimettersi e viene sostituito alla guida del Partito comunista e del governo da Edward Gierek, che introduce miglioramenti nel tenore di vita della popolazione. Ma verso la metà degli anni 70 anche Gierek è costretto ad aumentare i prezzi, in seguito alla crescita del debito estero e allo sviluppo della produttività rispetto ai salari. La protesta viene repressa e circa 2000 operai sono condannati a molti anni di carcere. Nasce così la nuova opposizione attorno ai Comitati di Difesa Operai (KOR) e a quelli per la tutela dei diritti civili che reclamano l'applicazione degli accordi di Helsinki sottoscritti anche dalla Polonia. L'elezione al soglio pontificio di Wojtyla, vescovo di Cracovia, galvanizza l'entusiasmo popolare e apre nuovi spazi di intervento più organizzato. Dopo alcuni mesi di scioperi e manifestazioni nell'agosto del 1980 nasce con il consenso del governo la Solidarnosc, primo sindacato libero e indipendente del blocco sovietico. L'opposizione aumenta i suoi consensi e nel 1981 Gierek è sostituito nel Partito comunista nel quale si accentua lo scontro tra i fautori della repressione e i sostenitori di Solidarnosc. Il 13 dicembre dello stesso anno il nuovo capo del governo Jaruzelski, dopo aver proclamato la legge marziale, fa arrestare i dirigenti e i militanti del sindacato tra cui lo stesso Walesa, che ne era il presidente. Tuttavia lo stato d'assedio non fa altro che rafforzare Solidarnosc e l'opposizione, e nel 1989 per la prima volta la guida del governo è assunta da un non comunista, l'intellettuale cattolico Tadeusz Mazowiecki.
Il sindacato polacco Solidarnosc ha festeggiato lo scorso agosto i venticinque anni dalla fondazione. Cosa resta di Lech Walesa e dei suoi compagni di lotta?
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Lech Walesa, Anna Walentynowicz, Andrzej
Gwiazda, Karol Modzelewski, Zbigniew Bujak e Tadeusz Mazowiecki erano le icone
di Solidarnosc (Solidarietà), primo sindacato indipendente dell'ex blocco
sovietico, all'origine degli scioperi generali dell'agosto 1980 nei cantieri
navali di Danzica, in Polonia. Nomi noti e stimati da tutti per aver contribuito
alla caduta del regime comunista e al processo di democratizzazione del Paese, e
per aver instillato nel cuore dei polacchi la speranza di un avvenire migliore.
Nonostante biografie eterogenee e percorsi talvolta opposti, una cosa sembra
accomunare la vecchia guardia di Solidarnosc oggi: la democrazia per la quale si
sono battuti con tanta tenacia non pare aver soddisfatto le loro attese oggi. I
membri del sindacato hanno intrapreso strade diverse dopo gli anni Novanta:
alcuni sono rimasti sulla scena politica e vi esercitano ancora una certa
influenza, in misura più o meno rilevante; altri si sono completamente ritirati
dalla vita pubblica.
I protagonisti della Solidarnosc e il loro ruolo dopo il crollo del regime
I protagonisti della
Solidarnosc erano alleati negli anni Ottanta, ma sembra che, salvo rare
eccezioni, siano ormai disuniti e si ostacolino più che sostenersi. Per la prima
volta il duello delle ultime elezioni legislative e presidenziali non è stato
tra la destra dei vecchi e nuovi militanti di Solidarnosc e la sinistra degli ex
membri del Partito operaio unificato polacco (Pzpr). La vera battaglia si è
svolta tra le coalizioni e i militanti fuoriusciti da Solidarnosc: gli ex
alleati si sono scontrati pubblicamente e hanno portato alla luce vicende che
non avrebbero mai dovuto essere rivelate. È comprensibile che in campagna
elettorale l'obiettivo di ogni partito o candidato sia di vincere, ma è proprio
vero che il fine giustifica i mezzi? A forza di litigi e rancori, i giovani
finiranno col pensare che il loro rispetto per Solidarnosc derivi più dai libri
di storia che dalla realtà contemporanea. Le icone di Solidarnosc hanno smesso
di essere dei miti.
La personalità più celebre, Lech Walesa, premio Nobel per la pace 1983, divenne
nel 1990 il primo presidente polacco eletto tramite libere elezioni. Ma le
successive sconfitte alle presidenziali del 1995 e del 2000 contro il candidato
post-comunista Aleksander Kwaśniewski dimostrarono come Lech Wałesa, già idolo
della società polacca all'inizio degli anni Novanta, avesse perso la fiducia dei
suoi connazionali a causa del suo conservatorismo morale e il ruolo importante
della Chiesa cattolica nella vita politica. Quelli che in passato erano pronti a
"mettere la loro vita nelle sue mani" oggi preferiscono che egli si
dedichi solamente al ruolo di commentatore della vita pubblica e non al ruolo di
capo di stato.
Tadeusz Mazowiecki, tra i principali consiglieri di Walesa, coautore dello
statuto della Solidarnosc e primo capo di governo non comunista, ha anch'egli
perduto di anno in anno il sostegno e la fiducia dei cittadini polacchi. Dopo
contrasti con Lech Walesa, la sua carriera assunse un rilevante peso
internazionale quando divenne relatore speciale dell'ONU sui diritti dell'uomo
nell’ex Jugoslavia. Oggi è presidente onorario del partito di centrodestra
Unione per la Libertà (UW).
Stesso copione per Zbigniew Bujak: già dirigente della Solidarnosc per la
regione di Mazowsze (Polonia centrale, inclusa Varsavia) ed eroe della
resistenza clandestina durante la legge marziale degli anni Ottanta, fu un
deputato al parlamento polacco dal 1989 al 1997. Pur godendo all'inizio di
grande popolarità, ha ottenuto solo il 3% dei voti alle elezioni municipali di
Varsavia nel 2002. Oggi Bujak, proprio come Wałęsa, gioca un ruolo di
osservatore delle turbolenze politiche nazionali.
Quanto a Karol Modzelewski, portavoce della Solidarnosc e poi senatore nella
prima legislatura democratica, si è ben presto ritirato dalla sfera pubblica per
dedicarsi alla carriera accademica. Tuttora è insegnante di storia
all'Università di Varsavia.
Andrzej Gwiazdaw, cofondatore del sindacato e un tempo ingegnere nei cantieri,
non cessa di criticare Walesa per essere stato, secondo lui, un agente dei
servizi segreti comunisti. Incarcerato durante lo stato di guerra, dopo il 1989 Gwiazdaw è poi divenuto il leader del movimento dei "no global" in Polonia.
Quanto ad Anna Walentynowicz, 76 anni, il cui licenziamento per attività
sindacali illegali scatenò il 7 agosto 1980 gli scioperi sfociati nella
creazione del sindacato, ha a sua volta avuto contrasti con il vecchio leader
della Solidarnosc. È tornata alla ribalta per la sua intenzione di portare in
tribunale il cineasta tedesco Volker Schlöndorff, che sta girando in Polonia un
film sulla sua vita. «Tratta la mia biografia in modo troppo impreciso» è la sua
accusa.