Nella complessa realtà dei paesi latinoamericani alla ricerca di una effettiva emancipazione, possono essere

    Raduno Sindacale a Santiago nel 1972

identificate alcune esperienze comuni a diversi paesi dell’area. La prima è la pratica della guerriglia contadina teorizzata da Ernesto “Che”Guevara come espansione “per contagio”sia della vittoriosa rivoluzione cubana sia della guerra combattuta dal

Vietnam del Nord. Un secondo punto comune è costituito dalla instabilità dei governi locali e dalla conseguente tendenza al golpe, al colpo di stato ad opera delle forze armate, che nel secondo dopoguerra si diffonde in buona parte del subcontinente americano. Una terza tendenza significativa è costituita dalla fusione negli stessi regimi e movimenti di componenti populiste e autoritarie, che ha trovato i suoi massimi esempi nel Brasile  di Vargas e nell’Argentina di Pèron.In questo quadro l’esperimento del Cile segna una via almeno in parte alternativa.

A seguito delle elezioni  del 1970 si forma un governo capeggiato

     Soldato dopo il golpe

dal presidente socialista Salvador Allende, sostenuto da una coalizione di unità popolare (Unidad Popular) composta da socialisti, comunisti, radicali e settori cattolici. Il governo Allende dà inizio, nel rispetto delle libertà civili, alla “via cilena al socialismo”: un ardito programma di rinnovamento che prevede la nazionalizzazione di alcuni servizi pubblici, delle banche e delle miniere di rame (la principale risorsa del paese) per attenuare i maggiori squilibri sociali.L’azione di Allende si scontra però con una serie di difficoltà (scioperi, occupazioni di fabbriche,

Manifestazione di operai a sostegno di Allende

impennata dell’inflazione) e suscita la reazione delle destre reazionarie appoggiate dagli Stati

Uniti, che temono i possibili effetti di contagio che potrebbe avere sul resto dell’America latina l’esempio di un governo socialista più moderato e democratico di quello cubano ma altrettanto autonomo nei confronti di Washington.

L’11 settembre 1973 un sanguinoso golpe militare, guidato dal generale Augusto Pinochet, rovescia il governo Allende. La breve esperienza di Unidad Popular si chiude con la morte dello stesso Allende, che si uccide nel palazzo presidenziale per non cadere in mano ai golpisti.

       

 

 

La dittatura instaurata da Pinochet scatena una durissima repressione, sospese la Costituzione e si rende colpevole dell’assassinio e dell’arresto di varie migliaia di dirigenti sindacali e politici.

Una nuova Costituzione, approvata da un referendum (pilotato dal governo) nel settimo anniversario del colpo di stato militare (1980), rinnovò la carica a Pinochet per altri otto anni e legittimò il regime sino al 1989. Sul piano economico, il governo attuò una sfrenata politica neoliberista, che da una parte stimolò l'iniziativa privata e rallentò l'inflazione, dall'altra fece piombare una cospicua parte della popolazione nell'indigenza. Con la fase economica assai critica partita dal 1982, dovuta alla recessione mondiale e a un nuovo ribasso nei prezzi del rame, peggiorarono anche le condizioni della classe media, che tolse il sostegno al regime. La crisi economica finì così con il favorire la ricostituzione di un fronte di opposizione, alla quale nel novembre del 1984 Pinochet oppose il ripristino dello stato d'assedio. Nel 1986, in seguito a un attentato contro la sua persona, il dittatore impose misure ancor più repressive; ma il suo regime era ormai debole e isolato.

Un’inchiesta condotta nel 1976 dal Senato americano dimostrerà il diretto coinvolgimento della CIA nella preparazione del golpe.Solo a partire dal 1988, con la sconfitta di Pinochet nel referendum da lui indetto per rimanere al potere per un altro decennio, si apriranno spiragli per un ritorno del Cile alla democrazia.

 

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