Il Generale Augusto
Pinochet, nato nel 1915, è passato alla storia come uno dei più disumani
dittatori del Novecento, tristemente celebre per la barbara eliminazione dei
suoi oppositori. Durante la sua feroce dittatura, durata dal 1973 al 1990,
furono torturate, uccise e fatte barbaramente sparire almeno trentamila persone,
gli uomini di Unidad Popolar, la coalizione di Allende, militanti dei partiti
comunista, socialista e democristiano, accademici, professionisti religiosi,
studenti e operai.
Oscuro ufficiale dell'esercito cileno, iniziò la sua entrata trionfale nelle
sfere del potere nel 1973, anno in cui prese piede il
"golpe"
militare che, oltre a provocare la morte dell'allora presidente della Repubblica
Salvador Allende, diede inizio alla lunga dittatura cilena. Pinochet rimpiazzò
infatti il rinunciatario comandante in capo dell'esercito, Generale Carlos Prat
(il quale aveva deciso di abbandonare l'incarico), a causa delle forti pressioni
esercitate dai settori più reazionari della società: la destra e l'oligarchia
cilena.
Bisogna sottolineare il fatto che la nomina a Generale, che contò inizialmente
proprio sull' approvazione di Allende, fu dettata da una questione tecnica,
legata all'anzianità del generale Prat, più che a doti particolari nel comando o
a qualità professionali di Pinochet. Ciò avvenne, nel tentativo estremo di
placare il colpo di stato che era nell'aria da tempo, nonostante i precedenti
della carriera professionale di Pinochet avessero già evidenziato il suo profilo
repressivo e violento. Negli anni `60, ad esempio, durante il governo del
cristiano-democratico Eduardo Frei Montalva (padre dell'attuale presidente) gli
venne dato l'incarico di soffocare uno sciopero nella zona desertica situata nel
nord del Cile: la repressione fu sanguinosa, il numero dei morti e dei feriti fu
elevato. Malgrado questi antecedenti, l'esecutivo approvò la sua nomina,
segnando involontariamente la propria sorte.
Ad ogni buon conto, Pinochet giocò un ruolo abbastanza secondario
nell'organizzazione e nella realizzazione del complotto che, l'undici settembre
1973, sfociò nel golpe sanguinoso che travolse il governo di "Unidad Popular". I
veri artefici e mandanti intellettuali del "golpe" furono, secondo storici
autorevoli, come detto l'oligarchia e le élites imprenditoriali, appoggiate dai
settori politici che le rappresentavano, ovvero la destra e la direzione della
Democrazia Cristiana (tranne poche eccezioni). La sinistra mondiale, inoltre,
non ha mancato di additare anche consistenti aiuti all'ascesa del dittatore da
parte degli Stati Uniti, timorosi che la pericolosa e illiberale macchia
comunista si espandesse
anche nell'area sudamericana.
La soluzione della crisi di governo venne affidata all'esercito in quanto
storico garante dell'ordine costituzionale e istituzionale della Repubblica,
mito rafforzato dal profilo apolitico e professionale delle forze armate cilene.
Formazione attuata principalmente attraverso la tristemente celebre scuola
"delle Americhe", allora stanziata a Panama (in cui vengono insegnati tuttora
vari metodi di repressione psichica e fisica, dalle minacce al genocidio alla
tortura).
Dal 1973 al 1990, dunque, il mondo assiste a migliaia di sparizioni, decine di
migliaia di arresti, torture ed esilii. Tutto si concluse, apparentemente, con
il "Plebiscito" dell'89, proposto dalla stessa giunta pinochetista. Il rifiuto a
Pinochet scaturito dal plebiscito, in realtà fu una farsa che portò ad una
pseudo democrazia nella quale l'ex dittatore mantenne la carica di comandante
supremo delle forze armate.
La costituzione emanata dalla dittatura rimase invariata; i delitti commessi
furono "liquidati" con l'attuazione della politica della riconciliazione
nazionale; l'omicidio di Stato nei confronti di coloro che denunciavano il
proseguo della repressione ai danni dell'opposizione rimaneva una realtà;
l'assegnazione a Pinochet, una volta in pensione, della carica di Senatore a
vita con conseguente immunità ed impunità venne difesa ferocemente.
La "caduta" di Pinochet, fino a poco tempo fa considerato in Cile un intoccabile
(negli ambienti militari ha ancora numerosi seguaci), è iniziata il 22 settembre
del 1998, quando l'ex generale andò a Londra per una operazione chirurgica.
Amnesty International e altre organizzazioni chiesero subito il suo arresto per
violazione dei diritti umani. Pochi giorni dopo il giudice spagnolo Baltasar
Garzon emise un mandato di cattura internazionale, chiedendo di incriminare il
generale per la morte di cittadini spagnoli durante la dittatura cilena. A
sostegno di questa richiesta si espressero le sentenze dell'Audiencia Nacional
di Madrid e della Camera dei Lords di Londra, richiamandosi al principio della
difesa universale dei Diritti dell'Uomo e stabilendo rispettivamente che la
Giustizia spagnola era competente per giudicare i fatti avvenuti durante la
dittatura militare in Cile - dal momento che si tratta di "crimini contro
l'umanità" che colpiscono, come soggetto giuridico, il genere umano nel suo
insieme - e che i presunti autori di gravi delitti contro l'umanità, come
appunto Pinochet, non godono di immunità per i loro crimini, neanche se si
tratta di capi di Stato o ex capi di Stato.
Purtroppo, il Ministro dell'Interno del Regno Unito, il laburista Jack Straw, il
2 marzo 2000 decise di liberare Pinochet e di permettere il suo ritorno in Cile,
negando quindi l'estradizione e adducendo "ragioni umanitarie": un'espressione
che suonò come un insulto alla memoria e al dolore dei familiari delle migliaia
di vittime della sua dittatura.
A Santiago il giudice Guzman continua la sua inchiesta contro Pinochet, ma il
vecchio ex dittatore resiste in tutti i modi per non essere portato davanti a un
tribunale del suo Paese, quel Cile che per oltre vent'anni ha dominato col pugno
di ferro.