Il secondo "amendment" della costituzione americana garantisce "il diritto del popolo a portare armi".
    Il "Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie" di Atlanta stima che nel 1993 poco meno di centomila persone vennero colpite da un proiettile sparato da un'arma da fuoco. I certificati di morte dicono che trentottomila di queste morirono, anche se il Ministero della Giustizia conta soltanto 24.526 omicidi . Sia come sia, sono numeri degni di una guerra civile. Il 44% di questi certificati erano relativi a persone fra i 15 e i 24 anni. Il 48% erano neri, il 31% bianchi, l'11% ispanici. Nel 1993, sempre secondo il Ministero della Giustizia, i crimini commessi con l'uso di armi da fuoco furono un milione e trecentomila (il 18% in più dell'anno prima). Quelli commessi con armi semiautomatiche erano aumentati dal 24% al 38%.
    Nessuno sa quante siano le armi attualmente in circolazione negli USA. Le armi che sono state acquistate dal 1899 al 1993 sono 223 milioni. Purtroppo non deperiscono rapidamente. Si sa però che negli U.S.A. ci sono 1.200 costruttori di armi da fuoco e 284.000 negozi di armi. Ogni dieci secondi viene costruita una pistola. E tre quarti delle pistole costruite oggi sono semi-automatiche. I controlli sul porto d'armi (demandati al "Bureau of Alcohol, Tobacco and Firearms", o A.T.F.) sono ridicoli paragonati persino a quelli sulle sigarette e sulle patenti di guida. I minorenni non possono entrare nei locali in cui si serve alcool, ma in compenso persino i genitori possono portare i bambini ai "gun show".
    Eppure, quando nel 1993 l'America vota massicciamente a favore della destra repubblicana, inverte anche di fatto la tendenza a controllare in qualche modo la diffusione delle armi da fuoco. L'opinione pubblica prende le parti di fatto delle milizie, dei suprematisti e delle street gang, di tutto un sottobosco violento che intende difendere ad oltranza il diritto di sparare. Tanto i governatori quanto Senato e Congresso, infatti, spronati dalle lobby oltranziste come la N.R.A. , si danno subito da fare per abrogare le leggi che erano state approvate nei due anni precedenti.  Il fenomeno è soprattutto evidente a livello locale. La Florida fece scalpore quando fu nel 1987 il primo stato a liberalizzare del tutto le armi, consentendo a chiunque maggiorenne abbia una fedina penale pulita di portarsi in auto e in ufficio una pistola, ma il suo esempio è stato contagioso: il crimine violento in Florida è diminuito costantamente da quando è entrata in vigore quella legge (complessivamente il 29% in meno fra il 1987 e il 1992) e i promotori della libertà di porto d'armi hanno interpretato quelle statistiche come la dimostrazione che l'unica vera difesa contro il crimine è dotarsi di un'arma di offesa.
    Tanto più che il District Of Columbia (ovvero Washington) ha il tasso di criminalità violenta più elevato della nazione, pur avendo la legge più severa di tutti gli stati in fatto di porto d'armi. La coincidenza sembra proprio dimostrare che in America la polizia è buona soltanto ad arrestare il criminale "dopo" che ha commesso il crimine, ma totalmente inutile in fatto di prevenzione.
    Arkansas, Idaho, Oklahoma, Texas, Utah e Virginia seguono l'esempio di 19 altri stati quando nel 1995 adottano la stessa legislazione. California, Colorado e Illinois sono fra i pochi stati in cui leggi di questo genere vengono bocciate. Non a caso gli stati in cui le leggi a favore della libertà di armarsi hanno successo sono anche quelli in cui la N.R.A. è più potente. Le zone in cui la legge solleva i massimi entusiasmi sono quelle più benestanti. Un caso particolarmente ideale è quello della contea di Fairfax: non solo è la contea più ricca d'America (reddito familiare medio di 65.000 dollari all'anno nel 1990), ma è anche la sede della N.R.A...
 

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