Il fenomeno delle "gang" è presente almeno
dal Dopoguerra, ma soltanto in era recente ha assunto l'aspetto di un conflitto
armato fra piccoli eserciti rivali. Finanziato dagli ingenti profitti del
traffico dell'eroina, il fenomeno ha trasformato intere zone delle grandi
metropoli (e Los Angeles in particolare)
in confederazioni di "territori" liberi, ciascuno dominato e "protetto" da una
gang.
Se una volta la sfera di influenza della gang era soltanto
l'isolato, il quartiere, il rione, adesso, con l'aumentare vertiginoso dei
proventi della droga , la gang è diventata una corporation i cui tentacoli si
estendono su zone molto estese. Tanto la sua struttura interna quanto la sua
brutale efficienza sono cresciute in parallelo. Ogni gang ha un nome, una divisa
e un gesto simbolico di riconoscimento. Dalla fine degli anni '80 le "bandana"
(ovvero uno straccio colorato legato attorno alla fronte o al collo) è diventato
il distintivo più comune (tanto da essere bandita da scuole, centri commerciali,
stadi e così via): sfoggiare una bandana del colore sbagliato nel posto
sbagliato equivale a morte certa. I membri delle gang girano armati e sfidano
quotidianamente la morte. Ciascuno di loro è cresciuto sapendo di poter essere
ucciso da un istante all'altro.
Gran parte degli omicidi non sono neppure in relazione con il
traffico di droga: uno studio di Chicago rivelo' che su 288 omicidi attribuiti
alle gang soltanto otto erano dovuti a fatti di droga.
Il fatto più raccapricciante è che l'età media di questi
moderni barbari continua a scendere di anno in anno. Gran parte delle nuove
reclute sono ragazzini fra i tredici e i quindici anni. Non solo: le gang non
hanno bisogno di reclutarli con la forza, sono loro a offrirsi volontari,
desiderosi di avere anche loro uno scopo per cui vivere (e morire). Tutte le
altre istituzioni (famiglia, chiesa, scuola) sono a pezzi. Se non la gang, cosa?
Il profilo tipico è quello di un ragazzo allevato da un solo genitore, spesso
alcoolizzato, disoccupato o tossicodipendente.
A Los Angeles le gang riflettono il frazionamento etnico
della metropoli. Se le più famose sono quelle dei neri (non fosse altro che
perché sono in circolazione da più tempo), non mancano esempi in altri settori
della città. In tutto sarebbero circa 130.000 i membri delle gang, rei di 18.000
sparatorie e 700 omicidi all'anno. E le gang sarebbero quasi mille. Il 95% dei
suoi membri non vanno a scuola e il 90% è già stato in carcere una volta prima
dei diciotto anni.
La polizia di Los Angeles, nonostante la sua reputazione di
brutalità, non è in grado di penetrare queste rocche della malavita e lascia
pertanto che "si ammazzino fra di loro", concentrandosi unicamente nell'impedire
che le gang varchino i confini delle zone residenziali. In tal modo anche coloro
che vorrebbero rompere quel circolo vizioso di violenza e abbandonare la vita di
strada si ritrovano senza una vera alternativa. Per di più molti di questi
giovani e di queste giovani sono già padri e madri di una nuova generazione, una
generazione che fin dalla più tenera età li accompagna nelle strade a vendere
eroina con il fucile sottobraccio.
Kody Scott, uno dei leader leggendari dei Crips, oggi
detenuto in un carcere di massima sicurezza, ha scritto un'autobiografia, "Monster",
in cui racconta come gran parte degli omicidi commessi dalle gang siano dovuti a
motivi futili (scrive che "non combattiamo per uno scopo specifico, ma soltanto
per la distruzione di individui").
Chicago è in realtà più infestata di qualunque altra
metropoli. La polizia stima che le gang di Chicago dispongano di circa
cinquantamila membri armati fino ai denti, un esercito degno di quello
serbo-bosniaco. Nel 1993 una gigantesca battaglia è esplosa nelle Robert Taylor
Homes, un quartiere popolare, lasciando nelle strade i corpi di tredici ragazzi
(non è noto il numero dei feriti, né si è mai saputa la ragione della
battaglia). Un membro dei "Gangster Disciples" ha confessato che la gang
guadagna circa trecento milioni di dollari all'anno dalla droga (in gran parte
cocaina) e ha ormai un ventimila
membri sparsi in più di sessanta città in più di venti stati: una vera e propria
corporation. Il giro di affari viene diretto da Larry Hoover, detto "Chairman",
dalla cella in cui sta scontando la condanna a duecento anni di carcere, e
ricicla i soldi sporchi tramite associazioni umanitarie ad hoc come "Save The
Children" (il cui statuto proclama, con un certo senso dello humour, di voler
tenere i ragazzi dei quartieri poveri alla larga dalle gang).
Nel 1994 Robert Sandifer ebbe il privilegio (postumo) di
salire agli onori delle cronache nazionali. Sandifer, membro stagionato dei
Gangster Disciples, aveva sparato su una folla di adolescenti, uccidendo una
ragazzina. Pochi giorni dopo era stato a sua volta ammazzato. Cio' che lo rese
celebre fu l'età: aveva undici anni.
Se negli anni '60 la gang era un fenomeno prevalentemente
"nero", adesso è un fenomeno generale che si sta estendendo non solo alle altre
etnie (compresa quella bianca) ma anche al di fuori delle metropoli, nelle
cittadine di provincia. In un certo senso la gang viene a rimpiazzare il ruolo
tradizionalmente svolto dalla famiglia: allo sgretolarsi di questa, aumenta il
legame emotivo con quella, aumenta il valore di sicurezza e protezione offerto
dalle gang.
Nel 1995 tre bambini vengono assassinati a Little Rock,
Arkansaw, con un'esecuzione di stile mafioso. Gli assassini sono tutti
giovanissimi, e uno di loro è persino parente di una delle vittime. Appartengono
agli "East End Players", una specie di succursale dei "Bloods" di Los Angeles.
Dalle "crews" di Washington alle "posse" della North Carolina il fenomeno non ha
piu' confini.
Un rapporto del "National Institute of Justice" nel 1992
elenca cinquemila gang con 250.000 membri, sparse in 79 citta'.