DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA: Negli anni Novanta le tendenze nella distribuzione geografica della popolazione statunitense continuavano a essere diversificate: la crescita demografica delle zone a Sud e a Ovest avveniva a spese degli stati delle regioni centrali del Nord e del Nord-Est. I non bianchi e gli ispano-americani tendono a rimanere concentrati nelle medesime zone geografiche. Nel 1990, ad esempio, i neri costituivano più di un quinto della popolazione di sette stati, tutti nel Sud: Mississippi, South Carolina, Louisiana, Georgia, Alabama, Maryland e North Carolina. Circa il 46% dei nativi americani viveva nell'Ovest e quasi tutti gli inuit e gli aleuti risiedevano in Alaska. Quasi la metà dei 7,3 milioni di abitanti provenienti dalle isole dell'Asia e del Pacifico erano in California e alle Hawaii, mentre il 65% dei 22,4 milioni di ispano-americani viveva in California, Texas, New York e Florida. I dati del censimento del 1980 mostravano nel precedente decennio un incremento della popolazione urbana di appena lo 0,1% dal 1970 al 1980, l'aumento decennale più esiguo in tutta la storia del paese.

SUDDIVISIONI AMMINISTRATIVE E CITTÀ PRINCIPALI: Gli Stati Uniti d’America sono costituiti da 50 stati e da un Distretto federale, il District of Columbia: Alabama, Alaska, Arizona, Arkansas, California, Colorado, Connecticut, Delaware, Florida, Georgia, Hawaii, Idaho, Illinois, Indiana, Iowa, Kansas, Kentucky, Louisiana, Maine, Maryland, Massachusetts, Michigan, Minnesota, Mississippi, Missouri, Montana, Nebraska, Nevada, New Hampshire, New Jersey, New Mexico, New York, North Carolina, North Dakota, Ohio, Oklahoma, Oregon, Pennsylvania, Rhode Island, South Carolina, South Dakota, Tennessee, Texas, Utah, Vermont, Virginia, Washington, West Virginia, Wisconsin, Wyoming. Le città principali sono, per importanza di funzioni e numero di abitanti, New York e Chicago; seguono nell'ordine le conurbazioni di Los Angeles e San Francisco, che insieme formano la megalopoli della costa occidentale, ormai in competizione con quella atlantica (formata da New York, Boston, Philadelphia, Baltimora e Washington, DC). Molte altre città svolgono importanti funzioni regionali, spesso con precise specializzazioni dal punto di vista economico. Gli Stati Uniti contano ben diciassette città popolate da oltre 2 milioni di abitanti e una trentina con più di un milione. Nel 2000 gli abitanti delle città costituivano il 77% della popolazione, quelli delle campagne il 23%.

LINGUA E RELIGIONE: La lingua ufficiale degli Stati Uniti è l'inglese, parlato dalla grande maggioranza della popolazione. Tuttavia, quasi 32 milioni di residenti parlano in famiglia una lingua diversa: circa il 54% di questi utilizza lo spagnolo, mentre altre lingue diffuse sono il cinese, il giapponese, il coreano, il vietnamita, l'arabo, l'italiano, il francese, il tedesco, il polacco, il greco, il portoghese e quelle parlate dai nativi americani. Dalla colonizzazione fino al XIX secolo in ogni stato si assistette al fiorire di innumerevoli congregazioni e correnti religiose, tutte di ispirazione cristiana. Dopo l'adozione della Costituzione del 1788 si vennero allentando i legami tra i singoli stati e le loro particolari chiese. Durante la prima metà del XIX secolo la popolazione statunitense era in grande parte di religione protestante, mentre i cattolici e gli ebrei costituivano esigue minoranze. Il numero dei cattolici crebbe significativamente a partire dal 1820 con l'arrivo di molti immigrati dall'Irlanda; tra il 1845 e il 1855 questa emigrazione si fece più massiccia, a causa di una grave carestia che colpì il paese. Dopo il 1848, in seguito ai moti popolari soffocati da una violenta repressione, un gran numero di luterani emigrò in America dalla Germania, mentre nella seconda metà del secolo la maggior parte degli immigrati proveniva dalle nazioni dell'Europa meridionale e orientale – Italia, Austria, Ungheria e Russia – ed era di religione cattolica o ebraica. Fra gli sviluppi religiosi del XIX secolo vi fu la fondazione di alcune chiese locali, fra le quali la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell'Ultimo Giorno, alla quale appartengono i mormoni, la Chiesa avventista del Settimo Giorno e i Testimoni di Geova. Il protestantesimo è attualmente la religione maggiormente diffusa negli Stati Uniti (56% della popolazione nel 1989); fra i maggiori gruppi protestanti vi sono i battisti (19,4%), i metodisti (8%) e i presbiteriani (2,8%). La comunità cattolico-romana rappresenta circa il 28% della popolazione totale. La religione non cristiana numericamente più rilevante è quella ebraica (2%), seguita da quelle musulmana (1,9%), buddhista e induista.

ISTRUZIONE E CULTURA: Nella maggior parte degli Stati Uniti l'analfabetismo è pressoché assente. Il tasso di alfabetizzazione è pari al 99,5 (1995). Nel 1996 i quattro quinti degli americani di età superiore ai 25 anni avevano completato le scuole superiori; un risultato notevole se paragonato alla percentuale del 15% rilevata nel 1940.

ISTRUZIONE: Nel paese ci sono istituzioni scolastiche sia pubbliche sia private che garantiscono l'educazione a partire dall'asilo nido fino all'università. L'istruzione elementare e secondaria richiede dodici anni di scuola, al termine dei quali viene rilasciato un diploma. In teoria la responsabilità della gestione dell'educazione pubblica è locale. In realtà il controllo locale è stato in gran parte sostituito dalla legislazione statale che si occupa dei sistemi di finanziamento, delle linee-guida dei programmi e delle politiche scolastiche. Essendo di competenza dei singoli stati, esistono nel paese diversi sistemi di istruzione pubblica. A livello di istruzione elementare e secondaria, essa è finanziata da tre livelli istituzionali: locale, statale e federale. Poiché le tasse locali sono legate ai livelli di reddito delle singole zone, esiste una disparità nella qualità dei servizi educativi offerti: nelle zone più ricche le scuole hanno maggiori finanziamenti, mentre in quelle più povere accade il contrario. I primi atenei furono fondati tra la metà del XVII e del XVIII secolo. Teologia, giurisprudenza e medicina erano le principali materie insegnate nelle università di Harvard, Yale, Princeton, alla Columbia University e al Dartmouth College. Un'importante svolta all'insegnamento universitario fu impressa nel 1862 dal presidente Abraham Lincoln, che finanziò l'istituzione di università destinate all'insegnamento di discipline di carattere pratico, quali le scienze agrarie e le arti industriali. L'atto promulgato da Lincoln (Morril Act) prevedeva l'accesso all'università indipendentemente dalle possibilità economiche della famiglia d'origine e incoraggiava la frequenza femminile. Fra le istituzioni universitarie create a partire dal Morril Act si ricordano la University of Arizona, la University of California a Berkeley, la Michigan State University e la University of Wisconsin. Altri prestigiosi istituti universitari del paese sono la Cornell University, la Johns Hopkins University, la New York University e la Stanford University.