La popolazione degli Stati Uniti è il risultato di un processo immigratorio imponente, il più grandioso della storia dell'uomo, avvenuto nel giro di un paio di secoli. Nella seconda metà del Settecento vi erano negli Stati Uniti soltanto 3,9 milioni di abitanti, divenuti 23,2 alla metà del secolo successivo. A partire da quella data le ondate immigratorie si fecero via via più massicce, sino a raggiungere cifre di 9-10 milioni di persone nel corso di appena un decennio, come è accaduto nei primi del Novecento.Oggi la popolazione, etnicamente composita come in nessun altro paese al mondo, ma dominata culturalmente dall'elemento anglosassone, è di 293.027.570 abitanti (2004). La sua distribuzione è molto ineguale. La parte più popolosa è la sezione orientale, dove si registrano densità medie superiori ai 150 abitanti per km² (la densità media dell'intero paese è di appena 32 unità per km²), che si elevano alquanto nella regione occupata dalla cosiddetta megalopoli atlantica, la corona di grandi città che si estendono tra Washington, DC e Boston.La popolazione degli Stati Uniti è però caratterizzata, oggi come agli inizi del popolamento europeo, da una grande mobilità: negli anni Ottanta e Novanta, ad esempio, si sono avuti massicci spostamenti dagli stati del Nord-Est e del Centro-Nord verso gli stati del Sud e dell'Ovest, accompagnati da una sempre crescente diversificazione per quanto concerne la composizione etnica, la lingua e la religione. Durante il decennio 1980-1990 si è verificato un incremento di 22.164.068 unità che, nella misura di circa il 54%, ha interessato gli stati di California, Nevada, Texas e Florida, dovuto sia a spostamenti interni sia al maggior incremento naturale della popolazione di questi stati, dove sono presenti forti comunità di origine ispanica.