L’assenza di moderni partiti politici, di un movimento operaio organizzato e di gruppi intellettuali in grado di guidare le rivolte delle masse rurali e urbane trasformò i capi popolari in dirigenti nazionali e ne fece dei protagonisti.
Due grossi scioperi, contro la Compagnia del rame Cananea a Sonora e contro le tessiture Rio Blanco a Veracruz, il malcontento politico e la disorganizzazione finanziaria turbarono gli ultimi anni della dittatura di Díaz: ciononostante, la notizia della rivoluzione del 1910 e del crollo del regime prese di sorpresa tutto il mondo occidentale.
La causa diretta più importante della rivoluzione fu proprio la monopolizzazione del potere politico da parte di Porfirio Díaz. Nel 1908 Díaz aveva dichiarato a un giornalista statunitense che il Messico sarebbe stato pronto per nuove elezioni nel 1910. Una volta pubblicata, l’intervista stimolò vari settori scontenti a cominciare a organizzarsi.

Pancho Villa


Uno degli aspetti che caratterizzarono l’intero processo fu che i rivoluzionari, appartenenti a diverse classi sociali, erano in larga parte uomini del nord. Tra questi ci fu anzitutto Francisco Madero, principale oppositore di Porfirio Díaz nelle elezioni presidenziali del 1910 e membro di una famiglia originaria di Nuevo Léon. Venustiano Carranza era invece un contadino dello Stato di Coahuila. Alvaro Obregón proveniva da una famiglia di piccoli agricoltori della zona meridionale di Sonora. Pancho Villa che incarna la figura del rivoluzionario di estrazione popolare, era originario dello Stato di Durango, ma si stabilì nelle zone meridionali del confinante Stato di Chihuahua. Da queste due regioni provenivano del resto molti capi popolari. L’unica eccezione di rilievo fu quella di Emiliano Zapata  che agiva nel piccolo Stato centrale di Morelos, così come i capi minori dei distretti rurali intorno a Città del Messico.
Scacciato Diaz il 25 maggio 1911, salì al potere Madero. Questi, di posizione moderata, non promosse riforme sociali né alcun altro cambiamento drastico, riuscendo così a inimicarsi non solo i radicali fautori delle riforme fondiarie e del nazionalismo economico, ma anche i proprietari terrieri contrari a qualsiasi cambiamento e preoccupati della debolezza del nuovo presidente.

 Pancho Villa ed Emiliano Zapata

 Nello Stato di Morelos Emiliano Zapata acquistò prestigio e forza ponendo all’ordine del giorno la necessità di attuare la riforma agraria restituendo la terra ai villaggi indigeni. Zapata strappò un accordo che gli garantì la nomina a capo della polizia rurale della regione e ottenne da Madero il formale impegno ad affrontare la questione agraria. Ma la promessa non venne mantenuta e nel corso del 1911 la repressione contro il movimento contadino del Morelos assunse aspetti di estrema ferocia; la rottura tra Zapata e Madero diventò a questo punto insanabile e il 25 novembre il primo rese nota un proclamazione con il quale fece appello a una rivoluzione nazionale per dare attuazione alle rivendicazioni dei contadini.
Madero venne sostituito con un colpo di Stato da Victoriano Huerta nel febbraio 1913 e il 22 febbraio fu assassinato. Tutto ciò provocò una immediata reazione, nella quale assunsero un ruolo determinante i movimenti popolari e in particolare quello guidato da Pancho Villa.  

 Uno dei Treni dei rivoluzionari di Villa

Dopo un breve periodo di presidenza, Huerta sconfitto abbandonò il Paese il 20 luglio 1914:
Venustiano Carranza, forte del carattere istituzionale della sua opposizione a Huerta e dell’impegno congiunto dei gruppi rivoluzionari per abbattere lo stesso Huerta, si ritenne il capo legittimo del governo provvisorio. Ma, dopo aver convocato ad Aguascalientes una Convenzione dei rappresentanti dei governatori e dei comandanti delle unità dell’esercito rivoluzionario costituzionalista per decidere il futuro del Paese, venne nominato un altro presidente provvisorio nella persona di Eulalio Gutiérrez.
Alla fine di novembre del 1914 l’abbandono della capitale da parte di Carranza e le numerose defezioni dal fronte della Convenzione riaprirono il problema politico del governo nazionale.

Villa e Zapata a città del Messico

Il 30 novembre Villa giunse alla stazione di Tacuba, alle porta di Città del Messico, con 20.000 uomini e 18 treni. Inviò una delegazione a trattare con Zapata, le cui truppe erano entrate nella capitale alcuni giorni prima, poi i due rivoluzionari decisero di incontrarsi personalmente: furono i giorni dell’alleanza tra i due movimenti popolari più significativi, anche se tale alleanza non si rivelò solida. Villa e Zapata entrarono trionfalmente nella capitale con i due rispettivi eserciti, accolti in un clima di gioia popolare. In seguito,tornò al potere Carranza e Villa dovette registrare una pesante sconfitta politica, anche per il ruolo assunto dagli Usa e dal presidente Wilson che, inviarono in Messico truppe statunitensi.
Nel contempo, l’insicurezza generale e le difficoltà sul terreno economico (inflazione e carestia) accentuarono le divisioni e si sviluppò, sia al Nord sia nel Morelos (dove nel frattempo Zapata aveva iniziato ad attuare la riforma agraria), una guerriglia.