Per approfondire, vedi la ricerca svolta gli anni passati:1) |
La desertificazione in Australia è uno dei principali
problemi ambientali dell'intera Oceania. E' risaputo che l'interno del medesimo
stato presenta enormi tratti particolarmente aridi e palesi indizi di una
desertificazione incalzante. Il deserto in sé si creò dopo la fine dell'ultima
era glaciale, quando il clima, da mite che era, divenne progressivamente più
secco e inospitale, tanto da fare estinguere diverse specie animali e vegetali.
Poi, quando gli inglesi colonizzarono l'isola e iniziarono un lungo processo di
deforestazione la situazione degenerò, portando a una desertificazione
progressiva che sta agendo ancora oggi inesorabilmente sul territorio
australiano. Questo fenomeno, nella circostanza, è causato da molti fattori,
naturali e antropici, quali:Errati sistemi di coltivazione; la
deforestazione ,appunto , da
parte dei colonizzatori inglesi;L'estinzione di diverse specie vegetali;Il clima
progressivamente più arido e secco.
DEFINIZIONE DI DESERTIFICAZIONE
l'immagine è in Tunisia,ma il concetto è lo stesso: qui si
può notare come comunque la coltivazione talvolta non può arrestare la
desertificazione.
La desertificazione è un fenomeno di progressivo
degrado del suolo che avviene nelle zone a clima arido,semiarido e
sub-umido,risultante da una combinazione di fattori climatici,ambientali e
antropici. Il suolo si impoverisce progressivamente delle sue proprietà
chimico-fisiche che lo rendono fertile e lavorabile,fino al punto da non
riuscire a sostenere l'insediamento di comunità animali e vegetali
e,quindi,l'equilibrio dell'ecosistema e la realizzazione di pratiche agricole.
DESERTO IN AUSTRALIA
L’eccessivo sfruttamento dei terreni da pascolo è una delle cause principali della desertificazione: quando il carico di bestiame è superiore a quello che i pascoli possono sostenere, ha inizio il degrado del territorio. Alle specie vegetali perenni si sostituiscono presto specie annuali e arbusti poco graditi al bestiame; successivamente regrediscono le specie erbacee, il calpestio degli animali distrugge quel poco che rimane e il suolo resta, così, scoperto all’azione erosiva dei venti e delle acque. In maniera quasi analoga, l’eccessivo sfruttamento dei terreni agricoli porta a un impoverimento progressivo dei terreni, che una volta esaurita la propria riserva di sostanze nutritive rimangono esposti agli agenti meteorologici e vanno, quindi, soggetti a erosione. Il processo di desertificazione può essere innescato anche dall’indiscriminato abbattimento del manto forestale o dalla cattiva gestione dei sistemi di irrigazione, che in molte regioni è causa della salinizzazione dei terreni. I terreni che non vengono lasciati "riposare" (cioè che non vengono lasciati incolti o "a maggese" per lunghi periodi), quelli che vengono lavorati troppo in profondità con mezzi meccanici e quelli coltivati a monocoltura, perdono progressivamente la propria fertilità e possono andare soggetti a fenomeni di erosione. Agli inizi degli anni Trenta, vaste aree delle praterie semiaride delle Grandi Pianure, negli Stati Uniti, vennero arate in profondità per avviare la coltivazione estensiva dei cereali. Quando le Grandi Pianure, nel 1931, furono colpite dalla siccità, l’erosione eolica produsse tempeste di sabbia di dimensioni mai viste. Una catastrofe ecologica analoga si verificò negli anni Cinquanta in Unione Sovietica, in conseguenza dell’applicazione di un piano per la trasformazione delle terre vergini in terreni agricoli. L’abbattimento delle foreste operato dalle popolazioni locali per creare spazi da destinare all’agricoltura e alla pastorizia, e soprattutto per reperire legna da ardere (pratica diffusa in molte regioni aride dei paesi in via di sviluppo), è una delle cause primarie della desertificazione di vaste aree. Particolarmente drammatico è il caso del Sahel, la regione più colpita dal fenomeno, dove il diboscamento del retroterra urbano, dovuto al bisogno di soddisfare la domanda di legna da ardere, ha portato alla quasi totale scomparsa degli alberi intorno alle città principali. In che misura gli interventi dell’uomo sull’ambiente siano responsabili della desertificazione di alcune regioni risulta evidente se si prende in considerazione un fenomeno quale la salinizzazione dei terreni, una calamità indotta dalla cattiva gestione dei sistemi di irrigazione, che interessa un quinto dei terreni agricoli dell’Australia.
I pannelli solari non sono un provvedimento per fermare la desertificazione, ma è un modo ecologico di sfruttare un terreno arido. |
PROVVEDIMENTI
L’assetto dei deserti e dei territori confinanti è naturalmente soggetto a
mutamenti legati all’andamento delle precipitazioni (che spesso sono molto
instabili e possono variare di giorno in giorno o di stagione in stagione) e al
perdurare di lunghi periodi di siccità (che spesso si protraggono anche per
decenni). Nel caso del
Sahel, ad esempio, non è facile
stabilire in che misura il lungo periodo di siccità che ha colpito la regione a
partire dagli anni Sessanta abbia concorso a determinare la scomparsa della
vegetazione e il degrado del suolo. Secondo alcuni le dimensioni del problema a
livello planetario sono state sopravvalutate anche a causa delle difficoltà di
stimare con precisione la superficie totale messa a rischio dalle attività
umane. D’altro canto, secondo alcuni il fenomeno non viene ancora preso in
dovuta considerazione e viene, anzi, spesso sottovalutato dagli organismi
internazionali, che solo di recente hanno cercato di proporre soluzioni concrete
varando progetti di azione congiunta per il risanamento o la conservazione delle
aree a rischio. Tuttavia, i provvedimenti per cercare di arginare il fenomeno
sono spesso inadeguati e fondati su un’interpretazione errata delle forme in cui
si manifesta il problema. Nell’immaginario collettivo il fenomeno viene spesso
associato all’idea di dune sabbiose che avanzano, divorando aree verdi e
fertili. In realtà la "sterilizzazione" dei terreni riguarda anche aree
fortemente irrigate o situate a latitudini ben lontane dalle regioni desertiche.
Ad esempio, il 33% della superficie dell’Europa è minacciato dalla
desertificazione, mentre il 10% e il 31% delle terre italiane sono,
rispettivamente, a forte e a medio rischio di erosione (dati della Commissione
Europea per l’Ambiente).
Alcune iniziative hanno, comunque, effettivamente contribuito a frenare il
processo di desertificazione: in alcune regioni poste ai margini del Sahara sono
state, ad esempio, impiantate "cinture vegetali" formate da schiere di alberi
particolarmente resistenti, e nel Sahel tale pratica ha consentito di strappare
alla desertificazione 620 ettari di terreno (60 dei quali sono stati addirittura
recuperati all’agricoltura) e di salvare alcuni villaggi che altrimenti
sarebbero scomparsi.
Spesso, le soluzioni adottate più di recente si differenziano radicalmente da
alcune impostazioni precedenti. In particolare si tende a valorizzare
maggiormente ipotesi di lavoro studiate appositamente per un determinato
territorio, dando maggiore rilievo al coinvolgimento delle comunità locali, al
ripristino di preziose pratiche tradizionali e alla rivalutazione del ruolo
delle comunità rurali per evitare il degrado del territorio. Inoltre, mentre in
passato si tendeva a cercare soluzioni prevalentemente di tipo tecnico, oggi si
tende ad affrontare la globalità del problema, dovuto anche alla continua
crescita demografica, nonché a fattori di natura politica e socioeconomica.