I cambiamenti climatici, un processo lento e doloroso, che cambierà definitivamente la geografia ed il modo di vivere delle popolazioni, soprattutto di quella italiana. Almeno per quanto riguarda l’Europa, se non dovessero essere prese efficaci misure per fermare quest’ondata di surriscaldamento che minaccia la Terra, le regioni che pagheranno il prezzo più alto saranno quelle del Mediterraneo, e quindi Spagna, Grecia, ma soprattutto Italia. Anzi il nostro Paese sarà probabilmente quello che pagherà di più le conseguenze, visto che una buona parte dell’economia si basa anche sulla neve, che lentamente sparirà, e sul turismo, spazzato via nel giro di pochi anni. Probabilmente andremo al mare a Dicembre, mentre ad Agosto saremo costretti ad emigrare nei Paesi Scandinavi. Può essere un’esagerazione, ma entro una cinquantina di anni potrebbe diventare la realtà. Inoltre la carenza di ghiacciai e di zone innevate, per la diminuzione di periodi freddi, in breve tempo comporterebbe una carenza di acqua potabile, siccità, conseguenze sull’agricoltura, incendi e desertificazione. Uno scenario terribile che renderebbe l’Italia un Paese invivibile. Secondo le stime Ue, all’intera Unione questi problemi costerebbero 6 miliardi di euro all’anno fino al 2020, per poi aumentare sempre più fino al 2060 quando il costo stimato annuale per appianare le perdite salirà a 63 miliardi. Il riscaldamento globale porterà anche all'aumento di durata e alla frequenza delle heat-waves, ovvero le ondate di caldo che fino ad ora si verificano ogni 10 anni e che nel prossimo secolo potrebbero arrivare anche alla frequenza di una all'anno.

 Altri provvedimenti sono dettati dal Protocollo di Kyoto. Il Protocollo di Kyoto è un trattato internazionale sull'ambiente contro il surriscaldamento globale, sottoscritto nella città giapponese Kyoto l'11 Dicembre 1997 da più di 160 paesi, di cui fa parte anche l'Italia. L'Italia non è certamente fra i paesi meno virtuosi dal punto di vista dei consumi energetici. L'intensità energetica è infatti fra le più basse dell'area; tuttavia l'intensità delle emissioni di CO2 non è altrettanto contenuta poiché in l'Italia la copertura del fabbisogno energetico avviene con un massiccio ricorso agli idrocarburi. Queste brevi e sommarie informazioni sono sufficienti a far comprendere quanto sia difficile (e costoso) perseguire significative riduzioni delle emissioni. Da un lato, infatti, la domanda di energia è già relativamente bassa. Dall'altro, il combustibile fossile meno inquinante, il gas naturale(da sostituire all'olio combustibile e al carbone, più inquinanti), è già ampiamente diffuso.

Il protocollo di Kyoto costituisce l'iniziativa internazionale a oggi più concreta sul fronte della mitigazione dei cambiamenti climatici. Il trattato è entrato in vigore il 16 Febbraio 2005, dopo la ratifica della Russia e prevede l'obbligo dei paesi più industrializzati di ridurre le emissioni di gas inquinanti in una misura maggiore al 5% entro il 2012 rispetto alle emissioni registrate nel 1990. Il Protocollo di Kyoto richiede l'uso di MECCANISMI FLESSIBILI, il cui obbiettivo è quello di minimizzare le produzioni inquinanti senza danneggiare gli investimenti industriali. Il meccanismo flessibile principale è il meccanismo di sviluppo pulito. Perché il trattato potesse entrare in vigore era necessaria la ratificazione di più di 55 paesi che producessero almeno il 55% delle emissioni di gas serra. Il protocollo prevede, infine, per i paesi aderenti, la possibilità di servirsi di un sistema di meccanismi flessibili per l'acquisizione di crediti di emissioni:

Al Protocollo di Kyoto hanno aderito molti paesi, ma non tutti; alcuni tra i non aderenti sono:

Da quando ha aderito al Protocollo di Kyoto, il nostro paese è stato ripetutamente accusato e criticato per i mancati impegni:

 

 

→torna a Rifiuti