Una petroliera si inabissa nel mare del Nord.

Con disastro ambientale si intende un fenomeno con una vasta ricaduta sull'ambiente, che si configura come catastrofico per la vastità del territorio interessato e/o per la numerosità degli organismi viventi coinvolti e/o per la gravità degli effetti sugli individui interessati. I disastri ambientali possono sì essere causati dall'uomo, ma anche da razze animali, generalmente autoctone, che distruggono un habitat nel quale sono giunti diverso tempo dopo la sua formazione. Va inoltre detto che i disastri ambientali non vanno assolutamente confusi con le catastrofi naturali, anche se spesso queste vengono poi ingigantite dagli interventi umani. Le fabbriche e le centrali termoelettriche di tutto il nostro pianeta, oltre a produrre enormi quantità di inquinamento, possono essere causa di disastri ambientali spesso catastrofici.

Nel 1976, ad esempio, a Seveso (Milano), l’aumento di pressione nell’impianto della Ditta Icmesa per la produzione d’erbicidi e battericidi ha causato la fuoriuscita di una nube tossica di diossina, composto organico policlorurato che ha inquinato gravemente una vasta zona che è stata evacuata, ed è ancora oggi, dopo più di 30 anni, sotto controllo. Un'intera zona è dunque stata evacuata e si sentono ancora gli effetti sulla popolazione; durante la guerra in Vietnam, invece, si voleva eliminare il manto verde della zona per poter vedere i guerriglieri: il risultato fu che morirono moltissime persone ed ancora oggi la popolazione soffre di tumori. Drammatica è stata l'esplosione di una fabbrica di pesticidi a Bhopal nel 1984 quando una nube tossica si diffuse per i quartieri circostanti causando 2500 morti e 17.000 invalidi.


L'uragano KATRINA in prossimità della città di Baton Rouge, in Louisiana.

Nel dicembre del 1962 Londra fu avvolta da una fitta nebbia. I londinesi per difendersi dal freddo intenso spinsero al massimo i loro impianti di riscaldamento; i gas di combustione degli impianti, mescolati al nebbione, provocarono gravissimi danni alla popolazione. Questo incremento di consumi durò una settimana, e quando si tirarono le somme ci si rese conto che oltre 4000 persone erano morte per complicazioni polmonari, conseguenti al pesante inquinamento dell'aria.

Un caso tristemente noto di avvelenamento da mercurio riguarda il Giappone: fra il 1956 e il 1971 una fabbrica di acetaldeide, prodotto chimico nella cui lavorazione si utilizza mercurio come catalizzatore, inquinò con propri scarichi il fiume che sbocca nella baia di Minamata; tale inquinamento fu all’origine di una grave patologia che causò la morte di varie decine di persone.

Ancora più grave, con un numero di morti forse più elevato, fu una catastrofe avvenuta in Canada dove nel 1961, in una regione abitata unicamente da una tribù di indiani Ojibway, una cartiera impiantò una fabbrica per la produzione di soda caustica, che faceva uso di mercurio. Teoricamente essa era dotata di un impianto di riciclaggio, ma prima del 1970 aveva già scaricato nell’ambiente 10 tonnellate del pericoloso metallo.

A causa del grande sviluppo industriale dei paesi tributari del Mediterraneo, e principalmente dell’Italia, il pesce dei nostri mari è molto più inquinato di mercurio del pesce pescato negli oceani.

E gli eventi che si possono citare al riguardo sono veramente un numero enorme: questi colpiscono zone sparse per tutto il globo, a ulteriore testimonianza dell'enorme diffusione di industrie che operano in una totale mancanza di rispetto per l'ambiente. Svariati disastri hanno colpito anche il nostro paese: i più gravi sono accaduti a Casale Monferrato, nei dintorni del Lago d'Orta, a Cengio (in provincia di Savona), a Porto Marghera, a Seveso,  a Cogoleto (presso Genova), nella Val di Stava e a Pescara.


Una città indonesiana travolta da un inondazione.