Il disboscamento, o deforestazione, consiste nell'abbattimento degli alberi per motivi commerciali o per sfruttare il terreno per la coltivazione.

Il 30% delle superfici emerse del nostro pianeta è ancora occupato da foreste: esse sono perlopiù concentrate nelle aree a cavallo dell'equatore e nelle zone a clima continentale.


Un'area di foresta abbattuta da un'industria di legname.

Fin dall'antichità l'uomo disbosca per ottenere la legna da ardere per il riscaldamento domestico o da usare come materiale da costruzione, per ottenere nuovi terreni da destinare all'agricoltura o per far spazio all'espansione urbana. Questo fenomeno oggi interessa soprattutto le aree a clima tropicale del nostro pianeta, poiché molte foreste dei territori a clima temperato sono ormai state abbattute, soprattutto le antiche foreste dell' Europa centrale, ridotte ad occupare poche aree protette specie nel sud della Germania o in Polonia, oppure le foreste della Cina del Nord-est, o i boschi di latifoglie degli stati USA affacciati sull'Atlantico. Nelle aree a clima tropicale le foreste sono spesso abbattute con un metodo davvero deleterio: una volta scelta la parte di foresta da abbattere, gli alberi vengono tagliati e poi, specie se il terreno servirà per coltivare, vengono dati alle fiamme, poiché la loro cenere funge da fertilizzante.
Questo sistema arreca gravi danni all'equilibrio dell'ambiente naturale, infatti la cenere fertilizza per poco tempo il terreno, mentre la distruzione del sottobosco distrugge in tutto e per tutto l'habitat della foresta pluviale accelerando fenomeni erosivi del terreno. Dopo pochi anni si deve abbandonare il terreno e disboscare un'altra area. Inoltre l'utilizzo del fuoco è molto pericoloso perché danneggia la fauna e spesso sfugge al controllo causando danni ancora più gravi. Questo fenomeno, purtroppo ancora molto frequente nella foresta amazzonica e in crescita in molte altre aree del pianeta, porta via molti alberi ai polmoni verdi della Terra. I paesi maggiormente interessati da questo fenomeno, spesso connesso con attività illegali, ma non sempre, sono la Cina meridionale, la Cambogia, l'India meridionale, l'isola indonesiana del Borneo, la Birmania, la Malesia, la Thailandia in Asia, in Africa soprattutto il bacino del Congo ed anche la Nigeria, e in America latina la Colombia, il Brasile, il Venezuela, la Guinea, l'Uruguay e nell'America centrale soprattutto il Messico, il Belize e l'Honduras.

Le piante aiutano a mantenere stabile la concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera (attraverso la fotosintesi clorofilliana). L'utilizzo di


La foresta amazzonica: uno degli ultimi habitat ancora intatti della Terra.

 combustibili fossili ed il diboscamento stanno causando un aumento di CO2 nell'atmosfera, che ha diretta influenza in fenomeni come l'effetto serra ed il riscaldamento globale.

Il diboscamento è il risultato della rimozione di alberi senza che vi sia una riforestazione sufficiente. Mentre il diboscamento delle foreste pluviali tropicali ha attirato l'attenzione dell'opinione pubblica, le foreste torride tropicali stanno scomparendo ad una velocità sostanzialmente più alta. Invece di catturare le precipitazioni, che filtrano poi nel sottosuolo, le aree diboscate diventano aree di veloce deflusso acquifero superficiale. Il diboscamento contribuisce inoltre ad una riduzione dell'evaporazione delle acque, che diminuisce l'umidità atmosferica e le precipitazioni. Anche la produzione di legname è una causa di disboscamento.. Le foreste sono inoltre un'importante riserva di carbone, sono fondamentali per il ciclo del carbonio, risanando l'aria dall' anidride carbonica e altri agenti inquinanti.
I boschi e le foreste sono inoltre importantissimi ecosistemi con una elevatissima biodiversità in cui vivono numerosissime specie viventi.
Sono anche oggetto di bellezza estetica, naturalistica e culturale. Il diboscamento comporta la perdita di questi valori, del rispetto delle foreste e in generale dell'ambiente.

I metodi per controllare e ridurre la deforestazione sono numerosi, ma tutti dipendono dalla volontà politica di attuarli, anche in contrasto con forti interessi economici.
Fra questi vi è prima di tutto una agricoltura sostenibile, che attui sistemi di rotazione delle colture e che utilizzi meno territorio. Questo non è affatto scontato nei paesi in via di sviluppo dove la popolazione è in rapida crescita.
Una corretta gestione delle foreste è alla base di tutto. Alla
Conferenza di Rio del 1992 si è proposto un sistema gestione forestale sostenibile (GFS), con lo scopo di controllare il patrimonio e gli ecosistemi forestali a livello mondiale. A questo è seguita la formazione di alcune organizzazioni come il Forest Stewardship Council, attivo per la salvaguardia delle foreste tropicali, del Nord America e dell'Europa: FSC certifica i prodotti costituiti da materie prime che non consumano il patrimonio forestale.
Purtroppo la deforestazione continua ad avanzare, e si sta rendendo necessario attuare politiche di riforestazione. Ad esempio in Cina il governo ha chiesto ai cittadini di contribuire piantando alberi. Anche numerose associazioni si occupano della riforestazione, ma purtroppo sembra che gli sforzi non siano completamente condivisi a livello mondiale. L'unico paese che ha aumentato il proprio patrimonio boschivo nel corso del XX secolo mediante politiche governative è Israele. In Europa il disboscamento sembra aver rallentato la sua corsa, ma in paesi come l'Italia questo sembra più essere dovuto all'abbandono del patrimonio boschivo e in parte di quello agricolo, piuttosto che ad una loro oculata gestione.

Taglio illegale di alberi: il profitto è per pochi, il danno per tutti
Che si tratti dell’Amazzonia, piuttosto che dell’Indonesia o della Russia orientale, la situazione non cambia: In oltre 70 Paesi la mafia del legno elude la legge e gestisce un giro d’affari multimilionario. Un esempio di questa attività fraudolenta: lo sfruttamento di superfici boschive oltre i confini autorizzati, oppure il taglio della legna nelle aree protette.

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Africa equatoriale