La spiaggia di Copacabana a Rio di Janeiro.

Nel giugno 1992, quando Rio de Janeiro ospitò la seconda Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo, il mondo incominciava a rendersi conto della necessità di coniugare salvaguardia dell'ambiente e sviluppo economico e sociale. Il vertice partì infatti con grandi ambizioni, promuovendo trattati, accordi e convenzioni che riguardavano tutte le principali emergenze ambientali e sociali del pianeta. Fra l'altro, adottò un programma globale per favorire lo sviluppo sostenibile. Ma noi dobbiamo prendere in esame esclusivamente gli aspetti riguardanti la salvaguardia dell'ambiente: si affrontò una convenzione sulle foreste, che poneva un freno allo sfruttamento indiscriminato delle foreste tropicali; una convenzione sulla biodiversità, che introduceva il principio della conservazione della diversità biologica, l'uso sostenibile di tutte le sue componenti e una distribuzione equa dei benefici derivanti dall'utilizzo delle risorse genetiche; una convenzione sul cambiamento climatico, che conteneva un programma di abbattimento graduale dei gas serra e una serie di indicazioni pratiche per realizzarlo. Durante la conferenza, per sovrintendere all'applicazione degli accordi, nasce la Commissione per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite (CSD) con il mandato di elaborare indirizzi politici per le attività future e promuovere il dialogo e la costruzione di partneriati tra governi e gruppi sociali: la CSD è una commissione funzionale del Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC) dell'ONU, composta da 53 Stati membri eletti per tre anni secondo una chiave di ripartizione geografica. La sessione ordinaria si riunisce ogni anno, con la partecipazione dei 53 Ministri di turno e delle oltre 100 Organizzazioni Non Governative. La CSD ha la funzione di rendere note le questioni di sviluppo sostenibile all'interno del sistema delle Nazioni Unite e aiuta a migliorare il coordinamento delle attività in materia di ambiente e sviluppo.


La statua del Cristo a Rio de Janeiro.

 

Durante la conferenza hanno partecipato rappresentanti dei governi di 178 Paesi, più di 100 capi di Stato e oltre 1000 Organizzazioni Non Governative. Sono state sottoscritte 2 convenzioni e 3 dichiarazioni di principi; solo l'Agenda 21 non riguarda i problemi ambientali, in quanto si occupa dello sviluppo sostenibile, ma le altre 2 dichiarazioni e tutte le convenzioni riguardano i problemi dell'ecosistema terrestre:

-La "Dichiarazione dei principi per la gestione sostenibile delle foreste" sancisce il diritto degli Stati di utilizzare le foreste secondo le proprie necessità, senza ledere i principi di conservazione e sviluppo delle stesse.

-La "Convenzione quadro sui cambiamenti climatici", cui seguirà la Convenzione sulla Desertificazione, pone obblighi di carattere generale miranti a contenere e stabilizzare la produzione di gas che contribuiscono all'effetto serra.

-La "Convenzione quadro sulla biodiversità" ha l'obiettivo di tutelare le specie nei loro habitat naturali e riabilitare quelle in via di estinzione.

La "Dichiarazione di Rio su Ambiente e Sviluppo" definisce in 27 principi diritti e responsabilità delle nazioni nei riguardi dello sviluppo sostenibile. Tuttavia la dichiarazione non riguarda esclusivamente lo sviluppo sostenibile, infatti tratta anche dei problemi ambientali:

"Gli Stati coopereranno in uno spirito di partnership globale per conservare, tutelare e ripristinare la salute e l'integrità dell'ecosistema terrestre.
[…] Il modo migliore di trattare le questioni ambientali è quello di assicurare la partecipazione di tutti i cittadini interessati, a diversi livelli. […] Gli Stati faciliteranno e incoraggeranno la sensibilizzazione e la partecipazione del pubblico, rendendo ampiamente disponibili le informazioni. […] Gli Stati dovranno cooperare per promuovere un sistema economico internazionale aperto e favorevole, idoneo a generare una crescita economica e uno sviluppo sostenibile in tutti i Paesi, a consentire una lotta più efficace ai problemi del degrado ambientale. […] Le misura di lotta ai problemi ecologici transfrontalieri o mondiali dovranno essere basate, per quanto è possibile, su un consenso internazionale. […] La Comunità e i singoli cittadini devono assumersi in prima persona le proprie responsabilità. La condivisione della responsabilità impone un'azione collettiva […]"

 

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