"Harvard è la scelta di ripiego per quelli che non sono riusciti ad entrare da noi.": così commenta un professore dell'università di Bangalore. L'accademia scientifica più selettiva del mondo non è una delle superfacoltà statunitensi. E' l'Indian Institute of Science (Iis) di Bangalore, dove la selezione dei talenti raggiunge livelli ineguagliati. Per ogni dottorato di ricerca dell’ Iis gareggiano migliaia di superlaureati usciti da cinque grandi politecnici indiani, l'élite dei giovani più ambiti dalle facoltà scientifiche statunitensi. Dopo una settimana di scremature ne saranno eletti solo cinque su migliaia che fanno domanda. Ma a questi cervelli si offre un privilegio raro: mille docenti, il vertice della scienza indiana, si dedicano a tremila studenti che vengono mantenuti generosamente dallo stato indiano. A Bangalore non si produce niente di materiale. Questo ha salvato tanto verde e una qualità della vita che dal XVI secolo le vale il nome di "città-giardino". Qui nascono invenzioni che invadono la nostra vita quotidiana: nuove applicazioni del motore di ricerca Google o software dei videotelefonini di terza generazione. "Se sei qualcuno nelle tecnologie avanzate" dice un professore dell'Iis " O sei già qui, o sei comunque costretto a fare i conti con Bangalore." e continua  “L'India storicamente non ha avuto la massa critica di capitali necessaria per lanciarsi nella produzione industriale  di computer. Nell' hardware siamo dei nani.  Ma il software è un' altra cosa. Per essere creativi nel software occorre un pensiero aperto, menti indipendenti. Noi facciamo ricerca pura, qui si spazia dall'informatica alle biotecnologie al genoma. Bisogna essere molto liberi e anticonformisti per riuscire in questi mestieri. La Cina ha un regime autoritario, i giapponesi vengono educati a non mettere in discussione le idee degli anziani. La nostra democrazia, la nostra tradizione di libertà sono carte vincenti”.

 


 
Facciata principale dell'Indian Institute of Science (IIs)

 In questo Eden delle tecnologie la meritocrazia riesce a cancellare perfino il peso delle caste: sul mercato del lavoro hi-tech contano i titoli di studio e l'esperienza professionale, il cervello e la fantasia creativa. Se sei in grado di brevettare una nuova invenzione, non hai bisogno di essere figlio di bramini per farti strada. E' una città dominata da un nuovo tessuto sociale di immigrati di talento, nomadi del sapere tecnologico. L'India è lanciata verso traguardi che a noi appaiono irraggiungibili. Le sue 380 università scientifiche  sfornano  200.000 ingegneri l’anno, più 300.000 laureati nelle altre materie scientifiche. Il 12% degli scienziati di tutte le facoltà statunitensi sono indiani, e addirittura il 36% dei matematici della Nasa. L'emigrazione negli Stati Uniti o in Inghilterra non è più quella scelta obbligata che era , ancora dieci anni fa per i migliori talenti. Ora i cervelli possono rimanere in India, visto che sono le multinazionali a venire qua. Subito dopo gli Stati Uniti nel mondo il più vasto serbatoio qualificato di manodopera tecno-scientifica  che parla inglese si trova in India. E si trova anche vicina ai mercati di sbocco più dinamici per i prodotti tecnologici.   Più ancora dell'hindi l'inglese è diventato la lingua-ponte fra le etnie che si mescolano. Nelle scuole per i figli della middle class si insegnano tutte le materie in inglese fin dalla prima elementare. L'Hindi si studia come seconda lingua, il Kannada (lingua locale) è optional come terza lingua ma c'è chi preferisce sostituirlo con il tedesco o con il francese.