Superficie: 435.168 Km²
Abitanti: 23.332.000 (stime 2001)
Densità: 54 ab/Km²

Forma di governo: Repubblica democratica popolare
Capitale: Baghdad (4.365.000 ab.)
Altre città: Arbil 1.745.000 ab., Mosul 879.000 ab., Bassora 600.000 ab., Kirkuk 250.000 ab.
Gruppi etnici: Arabi 80%, Curdi 15%, Turchi 2%
Paesi confinanti: Turchia a NORD, Siria e Giordania ad OVEST, Arabia Saudita e Kuwait a SUD, Iran ad EST

Monti principali: Keli Haji Ibrahim 3600 m
Fiumi principali: Tigri 1450 Km (tratto iracheno, totale 1950 Km), Eufrate 1100 Km (tratto iracheno, totale 2760 Km)
Laghi principali: Hawr al Hammar 1950 Km², Buhayrat ath Tharthar 1500 Km², Bahr al Milh 1000 Km²
Isole principali: -
Clima: Continentale

Lingua: Arabo (ufficiale), Curdo, Turco
Religione: Musulmana sciita 60%, Musulmana sunnita 35%, Cristiana 5%
Moneta:
Dinar iracheno
 

La guerra in Iraq ha interessato non solo gli stati confinanti (Iran, Kuwait, Arabia Saudita, Giordania, Siria, Turchia), ma tutta la regione del Medio Oriente e dell'Asia centrale. Si tratta di un'area molto vasta caratterizzata da alcuni importantissimi elementi comuni, ma anche da notevoli differenze e disomogeneità.

Il territorio e il clima. Dal punto di vista fisico e ambientale il territorio è in gran parte dominato da steppe aride e deserti. Le temperature sono molto calde d'estate, con una forte escursione termica tra il dì e la notte. Solo in alcune oasi sparse e nelle pianure alluvionali attraversate dai grandi fiumi le terre sono fertili: la più vasta è la Mesopotamia, la pianura formata dai fiumi Tigri ed Eufrate, che nascono dai monti dell'Antitauro e del Tauro Armeno, in Turchia, scorrono paralleli verso sud-est attraversando la Siria e l'Iraq e si incontrano a 150 km dalla costa del Mare Arabico: percorrono quindi l'ultimo tratto fino al Golfo Persico col nome di Shatt al-Arab. Dalla Turchia le catene montuose proseguono verso est nel Kurdistan e nell'Iran settentrionale, dove i Monti Elburz raggiungono i 5670 m di altitudine.


Aspetti politici. Politicamente quasi tutti gli stati dell'area hanno governi autoritari. Alcuni (Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti) sono retti da monarchie assolute; altri sono formalmente repubbliche (Siria, Iraq, Iran) nelle quali, però, non si tengono elezioni libere e democratiche. In tutti questi paesi l'identità sociale delle persone è ancora determinata, in gran parte, dalla loro appartenenza a una tribù e a una fede religiosa, più che dal fatto di essere cittadini che godono tutti degli stessi diritti civili e politici, come avviene nelle democrazie occidentali.

Turchia e Israele. Due soli stati dell'area, la Turchia e Israele, hanno istituzioni politiche democratiche, con un governo soggetto alla fiducia del parlamento eletto dai cittadini attraverso libere elezioni. In entrambi i paesi, tuttavia, queste istituzioni sono state messe a dura prova da eventi eccezionali, e sembrano per molti aspetti logorate. La Turchia moderna è nata nel 1923, sulle ceneri del vecchio Impero Ottomano, per iniziativa di un gruppo di giovani generali che si proponevano di trasformare una società tradizionale e arretrata in un paese moderno fondato sul rispetto di un sistema di leggi e diritti di tipo occidentale; da allora i militari hanno sempre tenuto sotto controllo le istituzioni e i partiti politici e anche ai giorni nostri, nell'ambito del Consiglio nazionale di sicurezza, i generali dicono spesso l'ultima parola sulle principali questioni di governo. Israele è sorto su una porzione di territorio palestinese nel 1948, con l'appoggio della Gran Bretagna e degli USA e l'avallo dell'ONU. I paesi arabi dell'area hanno combattuto diverse guerre contro Israele, che però ha sempre vinto. Israele ha occupato inoltre territori non suoi sottomettendo milioni di palestinesi, i quali da decenni combattono una lotta sanguinosa per ottenere un loro stato sovrano. È questo uno dei problemi più drammatici del nostro tempo, che rende difficile la pacificazione e lo sviluppo civile dei paesi dell'area.

L'Iraq e le multinazionali. In Iraq i primi giacimenti furono scoperti nel 1923 a sud presso il confine con l'Iran, e nel 1927 a Kirkuk, nel Kurdistan. Altri campi petroliferi furono aperti in seguito in tutto l'Iraq orientale: al nord (presso Mosul), al centro (intorno Baghdad) e al sud (intorno a Bassora). In quei primi decenni tutto il petrolio iracheno fu dato in concessione a due grandi multinazionali: l'inglese BP e l'americana Exxon. Nel 1972 il governo nazionalizzò i giacimenti e la produzione del petrolio, che fu mantenuta però sempre al di sotto delle capacità produttive. Le riserve accertate di petrolio in Iraq sono infatti di circa 112 miliardi di barili (equivalenti all'11% del totale mondiale), ma la produzione si è sempre mantenuta intorno ai 3 milioni di barili al giorno: un indice di sfruttamento inferiore rispetto all'Arabia Saudita, che ha riserve accertate di 264 miliardi di barili (+ 235% rispetto all'Iraq) e una produzione media di 8 milioni di barili al giorno (+ 266% rispetto all'Iraq).

Oil for food. Dopo la prima guerra del Golfo Persico (1990-91), provocata dall'invasione del Kuwait da parte dell'Iraq e terminata con la pesante sconfitta del regime irakeno a opera della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, l'ONU decretò pesanti sanzioni contro l'Iraq, tra le quali il blocco delle esportazioni di petrolio. A partire dal 1997, in seguito all'accordo "Oil for food" patrocinato dall'ONU per scopi umanitari, all'Iraq fu concesso di esportare quote ridotte di petrolio in cambio di prodotti utili per la sopravvivenza della popolazione locale (generi alimentari, sanitari). Negli ultimi due anni, infine, il governo di Saddam ha concluso accordi per nuove concessioni con diverse compagnie petrolifere straniere (soprattutto francesi e russe, ma anche italiane, inglesi, spagnole, tedesche, cinesi), oltre ad accordi per la prospezione geologica e la ricerca di nuovi giacimenti nei vasti territori desertici dell'ovest del paese.

Una nuova compagnia anglo-americana? La guerra scatenata il 20 marzo 2003 ha congelato la situazione, bloccando in pratica questi accordi. Di fatto uno dei primi provvedimenti dell'amministrazione provvisoria USA è stata la creazione di una nuova compagnia, la Iraq National Oil Company, alla quale sono confluiti tutti i giacimenti e tutti i diritti petroliferi iracheni. La compagnia dovrebbe avere la struttura di un'azienda privata, con un consiglio di gestione nominato dai paesi vincitori della guerra. L'Islam fu portato in Mesopotamia nel 637 dal califfo Omar. Pochi anni dopo, però, per una questione non dottrinaria ma di successione, l'Islam si spaccò in due: da una parte gli sciiti che riconoscevano come capo Ali, il genero di Maometto; dall'altra i sunniti, che ritenevano legittimo un altro califfo, Muawia. Il primo martire degli sciiti fu Hussein, ucciso in un'imboscata a Karbala, nel 680, dai seguaci di Muawia.

Sciiti e sunniti. Gli sciiti, nel mondo arabo-islamico, sono una minoranza. Ma sono la maggioranza in due paesi: in Iran, dove sono alla guida dello stato, e in Iraq, dove invece sono stati sempre perseguitati. Gruppi minoritari di sciiti si trovano in Siria, Turchia, Libano, Yemen, Azerbaigian, Afghanistan. I sunniti rappresentano invece la maggioranza dei fedeli islamici. In Iraq, pur essendo una minoranza (34% circa), hanno avuto quasi sempre l'appoggio del potere politico, anche durante il regime di Saddam Hussein.

I curdi. È di tipo etnico invece, e non religioso, il carattere che distingue i curdi dagli altri popoli dell'area. I curdi sono infatti una popolazione iranica che conta circa 25 milioni di persone, concentrate per lo più nella regione storica del Kurdistan. Essi abitano queste terre da quasi 4000 anni e conservano un'organizzazione sociale di tipo tribale; sono dediti in gran parte alla pastorizia nomade. Nel VII secolo i curdi aderirono all'Islam e crearono proprie dinastie autonome; in seguito furono inclusi nell'Impero Ottomano, ma godettero di ampia autonomia fino al XIX secolo. Dopo la Seconda guerra mondiale, il Kurdistan fu diviso tra Turchia, Iran, Iraq, Siria e Armenia. Essendo una minoranza in ognuno di questi paesi, i curdi hanno subito frequenti persecuzioni e hanno dovuto lottare contro numerosi tentativi di assimilazione.

I curdi in Iraq. Nel 1988, al termine della guerra Iraq-Iran, l'esercito iracheno lanciò una violenta offensiva contro i "ribelli" curdi, accusati di aver sostenuto l'Iran: furono usate anche armi chimiche e si ebbero migliaia di vittime tra i civili. Una nuova, sanguinosa campagna contro i curdi fu scatenata nel 1991, al termine della prima guerra del Golfo Persico: per proteggere la popolazione, costretta dalle milizie di Saddam Hussein a rifugiarsi sulle montagne, intervenne allora il Consiglio di sicurezza dell'ONU, che fece del Kurdistan iracheno una zona protetta, organizzata con un governo autonomo. La presenza in Turchia di una forte minoranza curda, oppressa da secoli ma sempre molto combattiva, spiega l'atteggiamento prudente tenuto dal governo turco all'inizio della recente guerra in Iraq. La Turchia vede infatti come molto pericolosa la concessione di una reale autonomia al Kurdistan iracheno, perché teme che questo fatto possa spingere anche i curdi che vivono in Turchia a rivendicare una maggiore autonomia dal governo centrale turco.

I governi militari. Dopo la mortedi Faysal I  la situazione politica interna degenerò rapidamente: il più evidente sintomo-causa della crisi fu l'intervento dei militari nella vita del Paese. Nel 1941 un ennesimo colpo di stato portò al potere un governo nazionalista favorevole all'Asse, ma un sollecito intervento inglese ricondusse l'Iraq nell'orbita imperiale. Nel dopoguerra il governo iracheno, quasi sempre dominato dalla personalità di Nuri Al Sa!id, si schierò decisamente a favore delle potenze occidentali: punto d'arrivo di questa politica fu la conclusione, nel 1955, del Patto di Baghdad. Nel campo arabo l'Iraq si propose come una potenza-guida, in alternativa all'Egitto. In politica interna si puntò sul petrolio, nella speranza di utilizzarne i frutti in vista di un progresso indolore. Ma la ventata nazionalista panaraba del 1958, che si cercò invano di contrastare riunendo l'Iraq alla Giordania nella Federazione Araba, mise a nudo le contraddizioni del regime. Il 14 luglio 1958, con un colpo di stato i militari proclamarono la Repubblica. !Abd al-Karim Qasim (1958-63) ritirò l'Iraq dal Patto di Baghdad, denunciò i precedenti accordi petroliferi e limitò le concessioni delle compagnie, si accostò all'URSS e ai comunisti iracheni. Ostile a un'unione con la RAU, Qasim combatté il Ba!t e i nazionalisti filoegiziani. Nel 1959 riaprì una controversia di frontiera con l'Iran e nel 1961 tentò invano sia di annettere il Kuwait sia di venire a capo dell'insurrezione curda. Nel 1963, presero il potere i militari del Ba!t e fu posto a capo dello Stato !Abd as-Salam !Arif, un altro protagonista della rivoluzione del 14 luglio, che subentrava a Qasim, ucciso nel corso del putsch. Messi in disparte, l'anno dopo, i suoi alleati del Ba!t, nel 1968 questi riguadagnarono il controllo del Paese con un nuovo colpo di stato e nominando presidente della Repubblica Ahmed Hasan Al Bakr. La politica filosovietica perseguita negli anni succesivi dal governo portò, tra il 1972 e 1975, alla nazionalizzazione di tutte le compagnie petrolifere straniere operanti nel Paese. Per quanto riguarda invece la questione curda, nel marzo 1974, il governo concesse l'autonomia ai Curdi, pretendendo tuttavia di continuare a detenere il totale controllo delle cospicue risorse petrolifere del Kurdistan. In campo internazionale, venne perseguita una politica fortemente intransigente nei confronti d'Israele e dei Paesi arabi moderati come la Giordania e l'Egitto, nel 1975, inoltre i tradizionali contrasti con la Siria si aggravarono a causa dell'entrata in funzione della diga siriana di Tabka, che diminuiva la possibilità di utilizzo delle acque dell'Eufrate per l'irrigazione delle campagne irachene. La Questione curda ebbe origine dalla suddivisione della regione abitata dai Curdi, il Kurdistan, tra gli attuali stati di Turchia, Iraq, Iran, Siria e Armenia. La questione si manifestò in sede internazionale al termine della prima guerra mondiale in seguito alla disintegrazione dell'impero ottomano. In Turchia e in Iraq si susseguirono per decennii rivolte curde. La guerra tra Iran e Iraq (1980-1988) rilanciò la resistenza dei partigiani curdi iracheni sostenuti dall'Iran. Il governo di Baghdad rispose facendo uso di armi chimiche contro la popolazione civile, causando un imponente esodo di profughi curdi verso la Turchia e l'Iran. Dopo la guerra del Golfo (1991) l'ONU istituiì una fascia di sicurezza protetta internazionalmente nel Kurdistan iracheno e l'Unione Europea ripetutamente ha chiesto alla Turchia di porre fine alla repressione militare del movimento indipendentista curdo, ma il problema non è stato risolto. Saddam represse con l'esercito le rivolte interne di curdi e sciiti, e perse il controllo di alcuni territori nell'Iraq settentrionale e meridionale