La Banca del Giappone, fondata nel 1882, è la banca centrale, con funzioni di agente fiscale generale per conto del governo ed è la sola autorizzata a emettere moneta. Il cuore del sistema finanziario è costituito da oltre 85 istituti di credito. La Borsa di Tokyo è uno dei più importanti mercati mondiali per lo scambio di titoli e valori. L'unità monetaria del Giappone è lo yen, diviso in 100 sen. Prima della seconda guerra mondiale il Giappone era al quinto posto nel mondo per volume di commercio. Nel 1939 le esportazioni giapponesi ammontavano a circa 928 milioni di dollari e le importazioni a circa 757 milioni. La maggior parte delle esportazioni erano dirette verso territori controllati dall'impero giapponese, come la Manciuria e la Cina occupata; la bilancia commerciale annua con gli altri paesi, come Stati Uniti d'America e Gran Bretagna, era passiva: le importazioni annue dagli Stati Uniti, ad esempio, superavano le esportazioni per oltre 70 milioni di dollari. Le autorità di occupazione alleate permisero una ripresa del commercio estero delle imprese private nel 1946. All'inizio degli anni Novanta le importazioni annue ammontavano a circa 233 miliardi di dollari, e le esportazioni a circa 339 miliardi, facendo del Giappone il terzo paese esportatore del mondo; oltre il 90% del totale delle esportazioni era costituito da prodotti industriali, mentre il petrolio grezzo e raffinato rappresentava circa il 13% delle importazioni totali. Nel 1995 le esportazioni superavano i 400 miliardi di dollari, mentre le importazioni raggiungevano i 300 miliardi. Fino al 1993 le importazioni di riso erano proibite, ma gli scarsi raccolti del 1993 e del 1994 hanno costretto a importarne circa 1 milione di tonnellate dalla Thailandia, dall'Australia e dagli Stati Uniti, e come risultato delle negoziazioni dell'Accordo generale sulle tariffe e il commercio, condotte nel corso dell'"Uruguay round", si è giunti a un graduale allentamento delle restrizioni. Il commercio estero rappresenta un settore essenziale dell'economia giapponese. Il mercato interno è infatti insufficiente ad assorbire l'intero volume della produzione industriale del paese. Inoltre, poiché il Giappone deve importare gran parte delle materie prime da cui dipendono le sue industrie, l'esportazione di una porzione cospicua della produzione annua è necessaria per raggiungere l'attivo nella bilancia commerciale. Il Giappone ha impiegato gli enormi profitti commerciali accumulati nel corso degli anni Settanta e Ottanta per compiere massicci investimenti all'estero, diventando il primo paese creditore del mondo. Alla metà degli anni Novanta, quasi il 42% delle importazioni del Giappone provenivano da paesi asiatici, i quali in compenso assorbivano circa il 33% delle esportazioni. I principali scambi asiatici avvengono con Corea del Sud, Cina, Taiwan, Hong Kong, Indonesia, Arabia Saudita, Singapore e Australia. Nello stesso periodo, i paesi dell'Unione Europea (UE) – in particolare Germania, Francia e Gran Bretagna – contribuivano al 13% delle importazioni giapponesi e al 17% delle sue esportazioni. Gli Stati Uniti assorbono da soli circa il 28% delle esportazioni giapponesi, e da essi proviene circa il 22% delle importazioni. Altri importanti scambi commerciali avvengono con Canada, Russia e le nuove repubbliche dell'Asia Centrale.
La rete dei trasporti, ferroviari, automobilistici, marittimi e aerei, è molto estesa e capillare.Le ferrovie principali, nazionalizzate nel 1907 e poi tornate ai privati nel 1987, si estendevano nel 1997 per 20.175 km, di cui circa il 55% su linee elettrificate. Risale poi ai primi anni Settanta la costruzione, prima al mondo, di una linea dedicata ai treni ad alta velocità (lo Shinkansen, "treno proiettile") per collegare in tempi pressoché dimezzati la maggior parte delle principali città di Honshu, soprattutto quelle della megalopoli Osaka-Tokyo. Le strade, di cui circa il 46% asfaltate, si sviluppano per quasi 1.161.894 km. All'inizio del 1994 vi erano circa 42 milioni di automobili e 23 milioni di veicoli commerciali. La flotta mercantile giapponese, con 7.924 navi e una stazza totale lorda di circa 14.564.840 milioni di tonnellate, è una delle maggiori al mondo. Importante è numericamente anche la flotta aerea che, distribuita fra più compagnie, assicura i collegamenti interni e quelli fra il Giappone e il resto del mondo.
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