Yen: unità monetaria del Giappone, coniato in oro dal 1870 fino al 1888 e poi in argento sino al 1914. I tagli maggiori dello yen continuarono a essere coniati in oro fino al 1932, quando lo yen venne diviso in 100 sen e in 1000 rin.
Nel 1949 allo yen fu assegnato un valore fisso di 360 per dollaro USA e, in seguito, il sen e il rin uscirono dalla circolazione, sebbene continuino a essere impiegati nei calcoli finanziari. Il valore dello yen cominciò a fluttuare nel 1971; il tasso di cambio precipitò sotto i 100 yen per dollaro nel 1994 per la prima volta. Attualmente le monete metalliche sono coniate in tagli da 1, 5, 10, 50, 100 e 500 yen e circolano insieme a banconote da 1000, 5000 e 10.000 yen. Lo yen è una delle valute più forti del mondo.

Le prime monete giapponesi vennero coniate nel VII sec. d.C. su modello cinese. Nel 708 d.C. infatti vennero emesse delle monete, note storicamente con il nome di wadō kaichin o wadō kaihō. Wadō (708-715 d.C) è il nome di un’era relativa al regno dell’imperatrice Genmei. Queste monete erano inizialmente di rame e d’argento, poi la produzione di monete d’argento fu sospesa e rimase solo quella legata alle monete di rame. La loro forma era circolare con un piccolo foro al centro.

        
Le vecchie monete giapponesi.

Il termine kaichin è composto dal kanji (aprire, inaugurare) e da, forma popolare per (mezura, rarità, meraviglia); l’altro termine kaihō è sempre composto dagli stessi kanji, ma la lettura ‘’ indicava takara / hō, ossia un tesoro, una cosa molto preziosa. Nei due secoli successivi vennero coniati ben dodici tipi di monete di rame, ma per varie ragioni (fra cui anche il fatto che il conio statale, per far fronte alla mancanza di rame, riduceva progressivamente la percentuale di questo metallo, creando così una discrepanza in termini di valore economico fra vecchie monete e nuove monete, fra monete coniate nel passato e monete di recente emissione) il conio cessò attorno al X secolo. Ovviamente, sebbene non circolasse moneta emessa dal conio giapponese, questo non significava affatto che non vi fosse circolazione monetaria. Le monete che circolavano erano monete importate dalla Cina (dinastie Song e Ming, per lo più) e questa situazione durò sino al periodo Edo, quando nuovamente comparvero delle monete emesse dal governo nipponico. La ripresa del conio nazionale è dovuta a un signore locale, il daimyō Kōshū Takeda. Governatore del feudo di Kai (odierno Kōshū, pref. di Yamanashi), una delle regioni più ricche d’oro del paese, egli seppe rispondere alla crescente domanda di moneta per finanziare l’acquisto di armi e di tutto l’apparato bellico legato al periodo dei ‘Signori della guerra’ (Sengoku jidai, Periodo dei Regni combattenti, fine XV e inizio XVI sec.) che precedette la pax Tokugawa del periodo omonimo. Le monete coniate nel feudo di Kōshū Takeda erano monete d’oro (a elevata percentuale), di forma circolare, note come Kōshū kin; il valore di queste monete dipendeva dalla percentuale d’oro contenuta, percentuale che era stampata sul retro della moneta.

Il sistema che misurava la presenza del metallo prezioso nella moneta e che ne decideva di conseguenza il valore era il seguente:

1 ryō = pari a circa 15gr.

1 bu = pari a circa ¼  di ryō.

1 shū = pari a circa ¼ di bu.

1 shūchū = pari a circa ½ di shū.

1 itome = pari a circa ½ di shūchū.

1 koitome = pari a circa ½ di itome.

1 koitomechū = pari a circa ½ di koitome.

Alcune unità di misura vennero poi riprese nel periodo Tokugawa e in particolare il sistema monetario unificato adottò per le monete d’oro le misure dello ryō, del bu e dello shū.

Uscito vincitore dalla contesa fra i signori della guerra per la conquista e l’unificazione del paese, Toyotomi Hideyoshi salì al potere nel 1590, ponendo così fine al Sengoku jidai. Avendo posto sotto il suo controllo molte miniere sia d’oro sia d’argento, sparse in varie aree del paese, Toyotomi Hideyoshi incaricò la famiglia Gōtō (maestri cesellatori e incisori d’oro della precedente dinastia Ashikaga) quali responsabili della zecca e con il diritto di coniare nuove monete. Fra queste la più preziosa era lo ōban, una grande moneta d’oro di forma ovale. Il primo ōban a essere coniato e che è giunto sino a noi è chiamato Tenshō ōban e risale al 1588. Questo ōban porta l’indicazione ‘10 ryō’ (ossia 165,4 gr. d’oro), ha la firma Gōtō e presenta dei motivi floreali (forse fuji, glicine) cesellati nei motivi a losanghe, sia in basso che in alto. Per l'alto valore questi pezzi non erano in circolazione, ma costituivano una riserva aurea oppure venivano usati per doni di corte in occasione di servizi o eventi eccezionali. Ogni ōban riportava l’indicazione 10 ryō (a indicare non tanto il valore monetario, quanto il contenuto d’oro presente in esso e il peso, circa 160 gr), nonché la firma/sigillo del maestro coniatore. Gli ōban, lunghi 17 cm. e larghi 10 cm. rappresentano a oggi la forma monetaria più grande al mondo. Lo ōban rappresentò il massimo nominale in oro emesso in Giappone anche durante l'epoca successiva a quella di Toyotomi Hideyoshi, ossia l’epoca Tokugawa (1603-1868) in cui si realizzò la prima vera unificazione monetaria del paese. Quest’esemplare di ōban del periodo Tokugawa è conservato al British Museum.

 


Monete giapponesi di oggi.

Da sinistra, la moneta d’alluminio di uno yen (si dice che sia la sola moneta al mondo a poter galleggiare!); poi le monete da 5 yen (è in bronzo e vi è raffigurata una piantina di riso. Per l’omofonia con la parola – “goâ€