PROBLEMI E TUTELA DELL'AMBIENTE
Il Giappone, che dispone di fonti energetiche naturali limitate, sostiene un settore industriale in rapida espansione, oltre che una popolazione numerosa con un tenore di vita fra i più alti del mondo, avvalendosi di centrali nucleari, da cui trae il 30,31% dell'energia, con piani per raddoppiare tale quota entro i prossimi decenni. Attualmente sono in funzione ben 52 reattori. L'ubicazione delle centrali pone notevoli rischi ambientali e di sicurezza per i pericoli in caso di terremoto. Il paese dispone di enormi scorte di plutonio fin dai primi anni Novanta. Il Giappone soffre dei problemi ambientali tipici dei paesi industrializzati. Produce forti quantitativi di emissioni di gas nell’atmosfera, che, accumulandosi, contribuiscono all'effetto serra. L'inquinamento atmosferico è aggravato dall'elevata concentrazione delle aree urbane, dove vive il 79% della popolazione. Le città di Tokyo e Osaka, attorno alle quali si estende una grande conurbazione, sono particolarmente colpite da inquinamento acustico e atmosferico. Le emissioni di anidride solforosa si sono significativamente ridotte in conseguenza delle normative ambientali, ma gli ossidi di azoto, che contribuiscono alle piogge acide e creano danni alla salute, costituiscono ancora un problema. La qualità dell'acqua è migliorata costantemente a partire dal 1970, anche se molte riserve idriche superano ancora i limiti relativi alle sostanze organiche. L'aumento dei rifiuti domestici negli anni Ottanta è stato fra i più alti al mondo e il Giappone si trova a fronteggiare una grave carenza di luoghi da adibire a discariche. L'etica della conservazione della natura in Giappone risale all'introduzione del buddhismo nel VI secolo a.C. Aree protette e speciali riserve di caccia erano già presenti da lungo tempo, ben prima dell’era moderna. Le foreste coprono oggi il 64% del paese, anche se si tratta spesso di piantagioni commerciali. Malgrado le sue considerevoli riserve, il Giappone è fra i maggiori importatori di legname, proveniente soprattutto dal Borneo. Esistono attualmente 28 grandi parchi nazionali e più di 350 parchi minori, che coprono oltre il 14% della superficie del paese. Un'ampia serie di riserve faunistiche e di santuari speciali si estendono per oltre l'8% del territorio. Sono inoltre stati istituiti almeno 28 parchi marini. La Legge per la conservazione della natura del 1972 prevede che tutti i sistemi naturali siano inventariati ogni cinque anni, un mandato che il governo ha rispettato con l'ausilio di volontari e di organizzazioni non governative. La frequenza di visite da parte dei cittadini ai parchi nazionali è fra le più alte del mondo e fin dagli anni Ottanta si è imposto un forte movimento ambientalista. Tra le principali aree protette vi sono il parco nazionale dei Monti Daisetsu, sull’isola di Hokkaido, il Joshin-Etsu-Kogen (1949) e il Bandai-Asahi (1950), entrambi sull’isola di Honshu. Il Giappone possiede undici World Heritage Sites, tra cui i monumenti buddhisti di Horyu-ji e i monumenti per la pace di Hiroshima. Nel 1980 il governo ha dichiarato 4 riserve della biosfera nell'ambito del programma MAB (Man and the Biosphere, l'uomo e la biosfera) dell’UNESCO. Il Giappone ha ratificato la Convenzione di Ramsar sulla salvaguardia delle zone umide (cui non hanno aderito molti paesi dell’area asiatica), i Trattati per il legname tropicale del 1983 e del 1994 e il Trattato Antartico. Fra gli altri accordi ambientali internazionali vi sono quelli relativi alla biodiversità , al cambiamento del clima, alle specie in via d'estinzione, alle modificazioni dell'ambiente, allo smaltimento dei rifiuti pericolosi, allo scarico dei rifiuti in mare, all’abolizione dei test nucleari, alla protezione dell’ozonosfera e all'inquinamento navale.