Fonte: www.maganet.net/scuole/itczappa/Maya/scrittur3.htm
I caratteri dei geroglifici rappresentano oggetti riconoscibili. Il termine geroglifico viene avvicinato al sistema di scrittura dell’antica lingua egizia, ma non solo, perché tale parola fu usata, in seguito, per descrivere anche i sistemi di scrittura pittorica elaborata dagli Ittiti, dalla civiltà minoica e dai Maya.
Le
iscrizioni egizie sono composte da due tipi fondamentali di segni: ideogrammi e
fonogrammi. Il primo indica l’oggetto rappresentato o qualcosa di direttamente
associabile; il secondo rappresenta i suoni, e sono usati per il lavoro
fonetico.
La maggior parte delle parole era scritta con una combinazione di segni fonetici
e ideografici; ad esempio, la rappresentazione della pianta di una casa
significava "casa", ma lo stesso segno seguito da un complemento fonetico e
dalla raffigurazione di un paio di gambe nell’atto di camminare era usato
indicare il verbo omofono che significava "uscire".
Di solito le iscrizioni geroglifiche possono avere andamento
sia orizzontale sia verticale e si leggono da destra a sinistra. Nelle frasi
sono stati trovati nomi, verbi, preposizioni e altre parti del discorso disposte
secondo rigide regole di ordine delle parole.
Il sistema geroglifico si sviluppò all’incirca nel 3000 a.C. e si usò presso gli
Egizi fino all’epoca romana; la forma e il numero di segni rimasero invariati
fino al periodo greco-romano.
Nei testi religiosi si usava la scrittura ieratica, scrittura corsiva, stendendo
l’inchiostro con pennelli sul papiro. Nell’uso quotidiano si adoperava la
scrittura demotica, la cui stesura richiedeva accuratezza, impegnando il doppio
del tempo; era usata per le iscrizioni incise sui monumenti.