Fonte: www.maganet.net/scuole/itczappa/Maya/scrittur3.htm
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Lo strumento che è stato usato per decifrare la scrittura geroglifica è la famosissima stele di Rosetta, venuta alla luce per un caso fortuito nel 1799. Rosetta fu il nome attribuitole perché si riferiva al luogo del ritrovamento nella zona nordoccidentale del Nilo a una quindicina di chilometri dalla costa. Era proprio in quel luogo che, nel 1799, si era stanziato l’esercito di Napoleone Bonaparte; era l’anno della conquista dell’Egitto, e fu proprio in territorio egiziano che un soldato francese, impiegato con i suoi commilitoni nella raccolta di terra per la costruzione di un terrapieno, urtò la stele di cui noi in precedenza abbiamo parlato. Dissotterrata e ripulita, la stele di Rosetta si rivelò un’iscrizione di età ellenistica redatta una prima volta in egiziano antico, scritta con i caratteri geroglifici, una seconda volta scritta in caratteri demotici e infine in caratteri greci. Fu grazie alla presenza della parte in greco che si comprese il resto del testo il quale trattava di ringraziamenti e onori tributati da parte di sacerdoti egiziani di Menfi al sovrano greco, Tolomeo V, mentre stava ascendendo al trono di Egitto, attorno al 196 a.C.
Bisogna
dire che questa scoperta risultò molto importante per gli studiosi della
materia, in poco tempo la notizia della scoperta e dell’importanza della
stele fece il giro del mondo perché era la chiave di traduzione dei
geroglifici, rimasti senza interpretazione fino a quel periodo.
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