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 La fine della storia
Un lieto fine
Chiusura del romanzo

 

A) La fine della storia
Il capitolo 38 inizia con il ritorno di Lucia al paese natale e la ricomparsa del personaggio per primo descritto, Don Abbondio, il responsabile del mancato matrimonio: è sempre lo stesso ma più sollevato perché Don Rodrigo, del quale era stato vittima e complice, è morto.
Ciò comporta in lui un cambiamento, non una vera e propria conversione, perché del male fatto sembra non rendersi nemmeno conto, chiuso com’è nel suo egoismo, ma è palpabile il suo sollievo che lo porta ad essere anche più amabile, più aperto, più disinvolto nei suoi rapporti con il prossimo.
La notizia che più lo convince a celebrare il matrimonio è quella dell’arrivo dell’erede di Don Rodrigo, il marchese che vuole usare la sua autorità ed il suo potere in senso positivo e che si offre di ripagare i danni fatti dal suo predecessore.
Con questa figura viene a chiudersi simmetricamente il romanzo: come all’inizio il mondo, apparentemente sereno, viveva sotto la minaccia del male, così ora, alla fine di tutto, uomini e cose paiono riconciliarsi.

B) Un lieto fine
Il significato di questo lieto fine esige qualche riflessione; come scrive Rocco Montano, il romanzo non può essere chiuso nell’ambito della piccola vicenda realistica, del matrimonio impedito e poi concluso; anche la chiusura felice del romanzo non smentisce la vicenda di dolore né pone l’assolutezza di un destino tragico. Secondo queste affermazioni Manzoni si troverebbe al polo opposto di una visione idillica della vita.
Bisogna comunque considerare che tra tutte le possibili scelte Manzoni preferisce questa; si potrebbe trattare di un “moto di affezione”, come sostiene il Montano e come si potrebbe evincere dal fatto che Manzoni disse di voler passare ancora un po’ di tempo con i suoi “burattini” anche dopo il matrimonio, descrivendo la vita dei due sposi; in ogni caso, anche a lui piaceva il lieto fine. Il termine “burattini”, che qui Manzoni usa per riferirsi al buon Renzo e all’immacolata Lucia, accentua la funzione esemplare dei due personaggi.
L’autore aveva avvertito il pericolo di terminare il romanzo in maniera idillica, perché in contrasto con la convinzione cristiana secondo la quale il regno di Dio non è possibile sulla terra. Infatti, il protrarsi della storia e la serie di rilievi amari che compaiono portano a pensare che il lieto fine non sia poi così lieto. Si può aggiungere che, in accordo con una poetica che deriva dal romanticismo lombardo, il mezzo per camuffare le qualità delle vicende e dei personaggi sotto un velo realistico a Manzoni fu imposto dalla tensione verso un ordine assoluto di significati e valori.

C) Chiusura del romanzo
La chiusura del romanzo è modesta ma è ben lontana dall’essere inadeguata ad un tale capolavoro, come invece alcuni critici sostengono. La chiusura ci mostra con evidenza che il Manzoni rifugge dai finali clamorosi e dai colpi di scena, preferendo come ha fatto in tutto il romanzo la naturalezza e l’aurea semplicità.

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