Se ad Isabella manca, almeno nella pratica, la forza del lione - benché la sua forza morale sia davvero straordinaria - è pienamente golpe nella sua capacità di dissimulazione, nella sua astuzia senza scrupoli.
Il suo desiderio di lasciare un proprio timbro energico sulla realtà che la circonda, spesso sfidando con forza e audacia la sorte, ci riporta a un passo dei Discorsi di Machiavelli: "Non è la salute di una repubblica o di uno regno avere uno principe che prudentemente governi mentre vive; ma uno che l'ordini in modo che, morendo ancora, la si mantenga"9.


[Lo Spolverini, La battaglia di Fornovo, 1600 ca]

Ma forse è proprio qui che Isabella, apparendo in tutta la sua eccezionalità, risulta "scentrata" rispetto al proprio tempo: in un mondo antropocentrico, il suo essere donna dotata di tutte le caratteristiche e prerogative tipicamente maschili la rende invisa a molti; nel rivestire un ruolo di tale rilievo, e con tale brillantezza, ella suscita da una parte la più sentita ammirazione e devozione - così per Robert de la Pole - dall'altra crescente diffidenza e sospetti perfino da parte dei suoi cari. Quando un servitore la informa dei rapporti tra Federico e un'"ambiziosa" a lei nemica, Isabella si rende conto del diffuso clima di ostilità che è ormai radicato contro di lei nella stessa corte gonzaghesca, e d'improvviso comprende il proprio dramma:

"Pensavo a Francesco che aveva ammonito nostro figlio incitandolo copertamente contro di me, e proprio negli ultimi tempi della sua vita, quando lo credevo placato; invece, mentre mi nominava reggente trasmetteva a suo figlio un'eredità ostile: mai dunque mi era stato perdonato di vedere oltre le cose apparenti. La mia immagine vivente in Federico era questa, di una donna avida di comando che voleva manovrarlo a suo modo."10


9 Niccolò Machiavelli, Discorsi sopra la prima deca di Tito Livio, libro I, cap. 11
10 Maria Bellonci, op. cit., pg. 372

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