Donne e vendetta nella tragedia
Per analizzare i diversi stadi del passaggio della concezione giuridica dalla vendetta al diritto e diverse concezioni del ruolo della donna al loro interno, Eva Cantarella compie un percorso all'interno della tragedia seguendo l'evoluzione di un personaggio femminile coinvolto in una vendetta: Elettra.
Del personaggio di Elettra infatti esistono molteplici interpretazioni, cui corrispondono diversi atteggiamenti nei confronti della vendetta e fasi nell'istituzione del diritto; ciascuno dei tre tragici infatti ha composto opere in cui compare il personaggio di Elettra.
Coefore di Eschilo
In questa tragedia Elettra non è che un personaggio minore, che non solo non svolge alcun ruolo attivo, ma esprime addirittura dubbi riguardo all'opportunità di compiere la vendetta[4].
[4] Eschilo, Coefore
Coro: «E, ricordando, ora, tu contro i colpevoli...»
Elettra: «Che cosa? Parla! Sono troppo inesperta!...»
Coro: «Contro i colpevoli, invoca un dio, o un uomo...»
Elettra: «Ma cosa intendi? Giudice o giustiziere?»
Coro: «Ah, diciamolo forte: un assassino, come loro!»
Elettra: «È un desiderio che si può fare innanzi a Dio?»
traduzione di Pier Paolo Pasolini (Einaudi)
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Il Coro sosterrà la necessità di portarla a termine, ma il delitto di cui Oreste si macchia non potrà essere lavato che dall'Aeropago nelle Eumenidi (frattura aperta per l'affermazione di una società patrircale piuttosto che matriarcale, che in ambito giuridico si tradusse nell'istituzione della patria potestà sui figli).
Persino Aristotele diede giustificazioni su basi biologiche alla pretesa superiorità dell'uomo rispetto alla donna studiando il contributo della donna alla procreazione.
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