L'accettazione della poiné tuttavia non poteva essere imposta: sempre nell'Iliade [2] è significativa la vicenda di Patroclo, costretto a lasciare l'isola della quale suo padre era re poiché, dopo aver involontariamente ucciso un compagno, la sua famiglia non aveva voluto accettare una compensazione.
[2] Omero, Iliade, Canto XXIII
Il fantasma di Patroclo visita Achille in sogno e gli chiede di ricevere sepoltura: "Ma un'altra cosa ti dico e comando, se vuoi ascoltarmi: non deporre lontano dalle tue le mie ossa, Achille, mettile insieme, come insieme siamo cresciuti nella tua casa, quando da Oponto Menezio mi portò, giovanissimo, presso di voi a causa di un doloroso omicidio, il giorno in cui, come uno sciocco [népios] uccisi il figlio di Anfidamante senza volerlo, per una lite al gioco dei dadi."
trad. Maria Grazia Ciani (Marsilio)
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Inoltre, l'accettazione della poiné implicava la rinuncia a qualsiasi forma di vendetta su chi offriva la compensazione, proprio perché costituiva una forma di rivalsa sostitutiva. Ancora nell'Iliade, sullo scudo di Achille forgiato da Efesto, compare una raffigurazione che rappresenta una città in cui si sta dirimendo una disputa [3]:
[3] Omero, Iliade, Canto XVIII
"Disegnò poi due fiorenti città di uomini mortali. [...] Sulla piazza vi è un gruppo di gente: e là è sorta contesa, due uomini altercano per il riscatto [poiné] di un morto, e uno afferma di avere pagato, e pubblicamente lo dice, l'altro sostiene di non aver ricevuto. E tutti e due vanno dal giudice per il giudizio; la gente applaude entrambi, l'uno e l'altro appoggia."
trad. Maria Grazia Ciani (Marsilio)
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È evidente che non è lecito per il familiare vendicasi sull'assassino del suo parente, come invece in assenza di poiné sarebbe stato d'obbligo; con l'introduzione della compensazione si è resa inoltre necessaria la presenza di un terzo non coinvolto nella vicenda per regolare una contesa, vengono così create delle istituzioni proto-giudiziarie.
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