Il primo lungometraggio di Visconti nasce dalla stretta collaborazione con il gruppo della rivista Cinema e si distacca dalla tradizionale filmografia italiana di quel periodo, cosiddetta dei "telefoni bianchi", raccontando una storia ambientata nella bassa padana proprio negli anni del regime fascista.
Protagonisti sono persone comuni, come nei romanzi di Verga: Visconti fu infatti sempre molto legato alle opere della letteratura, che costituirono nel corso di tutta la sua carriera la base di partenza per la realizzazione dei suoi film. Fu proprio la lettura del Verga a portare Visconti alla scelta del "realismo integrale", che già aveva conosciuto durante l'apprendistato con Renoir; bisogna però sottolineare che Visconti fu sempre legato ad una visione sostanzialmente letteraria della realtà, e perciò del romanzo I Malavoglia apprezzava la tecnica narrativa, l'ambientazione e la resa descrittiva, e non la forte componente di polemica sociale e politica implicita nella storia dei pescatori di Aci Trezza.
Questa sua caratteristica porterà Ossessione ad essere più un'opera concentrata sul dramma umano dei singoli personaggi che una denuncia di tipo sociale della situazione italiana del tempo.
Infatti il film era nato con l'intento di colpire tutti gli ideali del Fascismo, quali la nozione della famiglia, la figura del lavoratore indefesso, ma tali intenti divennero, nel corso della realizzazione, subordinati alla vicenda personale di Giovanna e Gino; anche l'importanza dello Spagnolo, che vuole rappresentare gli ideali rivoluzionari degli autori di Cinema, viene ridimensionata, passando decisamente in secondo piano.
Il film si ispira al romanzo Il postino suona sempre due volte di James Cain ed al film Le dernier tournant (L'ultima curva), riletti alla luce del realismo verghiano, e si presenta fin dalle prime sequenze come un dramma passionale che ruota intorno al tradizionale triangolo formato da una donna e due uomini.
Gli attori Massimo Girotti e Clara Calamai, in una delle scene iniziali,
in cui si manifesta la forte attrazione reciproca, che li spingerà all'adul-
terio.L'ambientazione è nella bassa padana, precisamente in un ristoro per viaggiatori posto a lato di una strada provinciale, nella quale vivono Giovanna, una giovane e bella donna dal passato torbido, e Giuseppe Bragana, proprietario della trattoria e molto più vecchio della moglie, da lui maltrattata e considerata alla stregua di una serva.
In questo ambiente banale ma nel contempo sordido, compare un vagabondo, Gino Costa, di cui Giovanna si innamora a prima vista e con cui vorrebbe fuggire; quando però si tratta di attuare il progetto, ella rivela la sua vera personalità, eccessivamente legata alla sicurezza economica garantitale dal marito per abbandonare tutto per un innamorato senza un soldo: la storia sembra apparentemente concludersi così, con Gino che lascia Giovanna e riprende il suo vagabondare.Le storie dei due qui si dividono: Giovanna rimane accanto al marito, mentre Gino, dopo avere conosciuto un altro vagabondo, lo Spagnolo, va con lui ad Ancona.
Per caso, il giorno di una fiera, egli rivede Giovanna e suo marito, il quale lo invita a bere con loro e lo convince a tornare al paese, promettendogli un lavoro; durante il viaggio di ritorno, Gino, istigato da Giovanna, approfitta dell'ubriachezza del Bragana e lo uccide simulando un incidente stradale.
Ma il rimorso per questo delitto rende impossibile a Gino il raggiungimento della felicità nella sua nuova vita con lei; viceversa Giovanna, che aveva sempre segretamente odiato il marito, si gode la nuova situazione che la vede proprietaria della trattoria e compagna di un uomo giovane e virile.
La tensione aumenta fino a giungere all'acme nel momento in cui Gino accompagna Giovanna in città e scopre che ella, in realtà, ha deciso l'omicidio del marito per questioni economiche (egli infatti aveva una ricca assicurazione sulla vita) e non per amore nei suoi confronti; i due iniziano così a controllarsi, consapevoli che un eventuale tradimento potrebbe portarli ad essere arrestati, e nel momento in cui Gino va a casa di una prostituta, Giovanna rivela la sua angoscia, e minaccia Gino di denunciarlo.
Il dramma dei due amanti si conclude con la tragica morte per incidente stradale di Giovanna e l'arresto di Gino.
Visconti che istruisce i protagonisti durante una
delle scene avanzate del film.La storia sembra riprendere semplicemente il tipico argomento del tradimento da parte della donna con un uomo giovane e bello, in chiave notevolmente tragica. In realtà quello che Visconti riesce a trasmettere nel suo film è un profondo senso di insoddisfazione femminile, che diventa insostenibile nel momento in cui Giovanna conosce una possibile via di fuga: l'amore di Gino. L'omicidio del Bragana infatti non è il compimento di un progetto di due innamorati che non hanno altra possibilità per stare insieme, ma è il riscatto di una donna rimasta succube di un uomo incapace di apprezzarla e di rispettarla, che non vuole rinunciare alle conquiste raggiunte con il matrimonio: per questo motivo ella non aveva accettato di scappare con Gino, ed era riuscita a far una così forte pressione nei confronti dell'amante da riuscire a farlo divenire l'assassino del marito. La stabilità economica che le era garantita dalla proprietà della trattoria non poteva certamente esserle assicurata da un povero vagabondo.