Europa: Un problema del nostro tempo
di Laura Colombo e Donatella Vetri

Qualcuno afferma che l'Europa geograficamente non è un continente, ma una penisola asiatica: può darsi, ma è d'altra parte certo che storicamente l'Europa è un'entità ben divisa dall'Asia e che la sua civiltà si contrappone nettamente a quella orientale. La sua storia, la sua cultura sono ormai patrimonio di tutto il mondo, anche di chi finge di respingerle, ed a maggior ragione sono la comune eredità che lega i popoli che la compongono, che hanno creato questa civiltà, che hanno fatto la sua storia. Questa identità di storia e di cultura è stata già da tempo sentita profondamente dagli spiriti più grandi del nostro continente, le toro idee hanno portato ad una nuova visione dell'Europa, in cui risaltano gli elementi comuni sopra le divisioni pur reali, ma superabili. Un tempo le nazioni d'Europa lottavano fra di loro per la supremazia sul mondo; oggi si rendono conto che solo unendosi possono sopravvivere, possono vivere inserendosi validamente nel quadro mondiale. Per ora quest'unione è solo economica e non ancora del tutto attuata: all'unità mancano ancora troppi paesi; dal campo economico si dovrebbe poi passare a quello politico, che è lo scopo prefissato di tutti gli europeisti.

Questo passaggio non è semplice, perché se i vantaggi materiali dati da un'unione economica sono facilmente comprensibili e prevedibili (e nonostante ciò, anche in questo campo la cosa è tutt'altro che facile), i vantaggi politici che deriverebbero dall'unità europea possono apparire più lontani e quest'unione è sicuramente più difficile da accettare per il nazionalismo ancora fermamente radicato in moltissimi di noi.

Proprio per questo organi culturali, politici e vari affiancano la CEE e le altre comunità economiche, per preparare il terreno, per risvegliare l'opinione pubblica, per sensibilizzare al problema tutte le coscienze, soprattutto quelle dei giovani.

Ma quanti rispondono a questi sforzi? Per quanti l'Europa è qualcosa di più del gioco politico di cui si leggono i resoconti sui giornali? Pochi, ci sembra, anche perché il problema può sembrare più lontano e astratto di quanto sia in realtà.

Certamente non è puntuale ed assillante come il quotidiano problema dell'interrogazione, dei rapporti con i genitori, del ragazzo, o come quelli più vasti di una scelta della carriera o vita. Però esso c'è, e man mano che di un no che crescerà diverrà sempre maggiore la sua presenza netta nostra vita :fra qualche anno le imprese di qualunque tipo ed i lavoratori indipendenti potranno stabilirsi nell'uno e nell'altro dei sei paesi ed esercitarvi la loro attività senza alcuna discriminazione di nazionalità.

Questo è certamente in particolare da tenere presente per il nostro futuro, senza dire che l'unità europea un tempo era una utopia di pochi, oggi sta diventando una realtà, che domani chiederà proprio a noi di essere portata avanti, che reclamerà una presa di posizione, un sì o un no.

Finora si sono già fatti alcuni passi: dalle prime associazioni federaliste si è giunti alla CECA (1951), la prima comunità economica europea, e da essa si è arrivati oggi alla progressiva diminuzione delle tariffe doganali fra i sei. che si concluderà il 1 Luglio di quest'anno con l'abolizione di ogni diritto doganale per i prodotti agricoli e industriali.

Già c'è il diritto di libera circolazione per gli artigiani e i salariati e la partecipazione al regime di sicurezza del paese ospitante ed in campo agricolo si sono fatti molti progressi. Indicativo dei vantaggi che la CEE offre è senz'altro il numero di proposte di associazione e di adesione avanzate da vari paesi europei e no: già ad essa sono associate Grecia, Turchia, diciotto paesi africani, e sono noti i negoziati con Danimarca; Svezia, Austria; Svizzera, Norvegia e Portogallo e la recente domanda di adesione della Gran Bretagna.

Un po' quindi si è fatto, molto però resta da fare: fra questo c'è la parte più difficile: il progressivo passaggio dal campo economico a quello politico.

 

Oggi a noi, come studenti, non si chiede un impegno politico concreto, né compiti superiori alle nostre scarse possibilità: ci si domanda una formazione di coscienza, un'attenzione verso il problema, un'informazione ed un'educazione anche in questo senso.

Ci si chiede di portare lo studio da un piano nazionale, ad uno europeo: per quanto riguarda, ad esempio, lo studio delle varie letterature nazionali, di vederci così come ci vedono gli altri, di renderci conto dei valori della nostra letteratura non in se stessa, ma in rapporto alle altre.

Questo, secondo noi, permetterebbe una visuale più obbiettiva. una migliore critica e non toglierebbe nulla; anzi aggiungerebbe alla grandezza dei vari autori: chi è veramente grande lo diverrebbe ancor di più nel campo più vasto; chi vale solo per ragioni particolari e momentanee sarebbe ridimensionato alle sue giuste proporzioni.

Per quanto riguarda la storia, ci sembra che sia importante spostare il campo di visuale dal singolo paese all'Europa; ma ancor più importante ci pare che sia la spiegazione delle varie vicende non solo con legami di causa ed effetto, ma con reali conoscenze dello spirito dei popoli, in un modo che faccia meglio risaltare come noi oggi siamo il prodotto di quello che fu ieri e facciamo noi la storia che prepara al domani.

L'optimum, è chiaro, sarebbe una visione universale della storia, ma ci sembra che essendo la nostra storia soprattutto quella dell'Europa, già uno studio a livello europeo sarebbe sufficiente e senz'altro interessante.

In questo è evidente che moltissimo ci potrebbero aiutare i nostri insegnanti, ai quali segnaliamo la Guida europea dell'insegnante pubblicata dall'A.E.D.E. (Association Européenne des Enseignant) via Torino, 163 Roma.

Da quanto abbiamo detto ci sembra risulti chiaro che l'Europa è una realtà in via d'attuazione, che forse noi non giungeremo a vedere, ma che crediamo si farà, perché pensiamo che ciò che unisce i vari popoli europei abbia radici più profonde di quanto li divide.

Inoltre riteniamo che come dalle divisioni feudali e comunali si è giunti per gradi alla formazione degli stati nazionali, ora sia venuto il momento di allagare ancora di più i confini di questi stati.

A questo conduce oggi la storia, a questo porta lo sviluppo sempre maggiore in ogni campo che chiede spazi sempre più vasti per espandersi, per dare frutti.

Perciò crediamo nell'Europa unita e pensiamo che molto importante sia il contributo che ciascuno di noi può dare assumendo le proprie responsabilità verso questa più grande patria.

Quest'articolo a molti potrà apparire ingenuo o comunque frettoloso o superficiale: desideriamo perciò sottolineare che nostro scopo non è di scrivere la storia dell'idea di unità europea o della sua realizzazione, né di offrire un'arida serie di notizie: il nostro fine è di risvegliare l'interesse di tutti verso un problema, ci sembra, tanto importante quanto poco sentito.

Per una migliore visione storica a carattere europeo possiamo segnalare:

Storia degli europei di M. Bastianetto, il Mulino - Bologna 1960.

La storia dell'idea di nazione di F. Chabod, Laterza - Bari.

Chi desideri approfondire l'argomento Europa può rivolgersi a:

C.I.M.E. Consiglio italiano del movimento europeo - via Torino 163 Roma

M.S.I.O.I. movimento studentesco della società italiana di organizzazione internazionale, p.za Duomo 14, Milano, che però ha un carattere mondiale

Ufficio informazioni della Comunità Europea - via Poli, 29 - Roma.

 

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