Il nostro contratto sociale
di R. Macorin

Con le elezioni del C.B.S. e le relative campagne elettorali anche questa volta si è ricominciata a respirare nell'ambito berchettiano quell'aria di protesta che sempre accompagna l'inizio dell'anno scolastico, rivolta principalmente contro i perenni punti deboli del sistema scolastico italiano in generale: il rapporto professori allievi, il regolamento interno, la scelta dei libri di testo, la maggiore libertà di discussione nelle classi, una protesta a cui tutti si accomunano ma a cui pochi concretamente offrono il loro contributo di tempo e lavoro.

Da quando il mondo degli adulti ha cominciato ad interessarsi dei problemi della scuola (da molto poco tempo del resto) abbiamo avute molte e molte lance spezzate a favore nostro, ma ciò è stato possibile solo grazie alle nostre proposte, alle discussioni che noi abbiamo intavolato, grazie all'opera di quelli fra di noi impegnati e maturi, che hanno saputo ottenere condizioni più favorevoli allo studio anche per coloro i quali non si interessano dei problemi che da vicino li riguardano e si tirano indietro per timore di fare alcunché a loro favorevole, sì, ma faticoso.

 

La domanda conseguente è questa: giunti studenti quanti studenti in un liceo come il nostro si interessano di problemi studenteschi? Quanti di voi che leggete questo foglio partecipano alla vita sociale del Berchet? Pochi, pochissimi, nemmeno due su dieci una minoranza schiacciante rispetto vuoi al corso di studi che seguiamo, vuoi alla maturità che da noi giustamente si richiede per partecipare a questi studi. Triste diventa poi sentire quali siano le scuse degli ignavi: c'è da studiare, ho la ragazza, esco con gli amici, oggi non posso, domani forse… Coloro che si comportano in questa maniera non sono solo da biasimare, ma da combattere con ogni forza in quanto essi oppongono un rifiuto a migliorare la scuola, cosa che primi gli studenti possono fare, assumono un atteggiamento passivo e con ciò arrecano un danno alla società, non solo nell'ambito di un'assemblea di studenti o di un giornale che a mala pena tira mille copie, ma di tutta la scuola italiana, e facendo così operano anche un ulteriore torto a danno di coloro che più intelligenti di noi sono per ragioni sociali impossibilitati a frequentare le aule.

Tutto questo discorso non vuole essere un rimprovero fine a se stesso, ma un appello alla responsabilità delle vostre coscienze e un concreto invito a darsi da fare di più per giovare alla comunità e quindi a noi stessi.

 

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