LA STAMPA - Domenica 25 Febbraio 1996 - Estero

La donna che sconfisse Stalin

Una lunga odissea tra gulag, dolori e persecuzioni: imparò a memoria la lettera-testamento del marito
Morta Larina, vedova di Bucharin

MOSCA
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Anna Mikhailovna Larina-Bucharina è morta ieri, ma era già morta una prima volta. Tutta la vita di questa donna si divide in un prima e dopo: i primi 23 anni in cui è stata felice, ha amato ed è stata amata, ha avuto un figlio, e il resto, sei decenni di solitudine, dolore e ricordi. Una vita spezzata in due da quella immensa tragedia che è stato lo stalinismo.
La vita della vedova di Nikolaj Bucharin, uno degli ideologi della Rivoluzione d'ottobre e amico di Lenin, è stata prima una grande storia d'amore e poi un'odissea. Soprattutto il coraggio, che forse nessuno si sarebbe aspettato allora, nel 1937, da quella bellissima ragazza di appena 23 anni, con lunghe trecce nere e grandi occhi azzurri. Un coraggio che l'aveva conservata giovane anche quando gli anni, il dolore e i lager avevano trasformato la bella fanciulla piena di vita in una vecchietta fragile e minuta. Nel suo aspetto colpiva lo sguardo intenso e vivace dei grandi occhi azzurri e la voce, indebolita dall'età, ma ancora ferma ed espressiva, che assumeva note appassionate quando recitava a memoria la lettera "Alla futura generazione di dirigenti del partito". Nei giorni in cui aspettava l'arresto il marito gliela fece imparare a memoria, infuriandosi quando lei sbagliava. Per lui doveva essere la sua giustificazione, per lei era diventato un dovere e un ricordo che l'hanno tenuta in vita quando, nei lager, se la ripassava ogni giorno. L'avrebbe letta ad alta voce solo 50 anni dopo, quando Gorbaciov avrebbe riabilitato suo marito. Del marito le era rimasta solo la lettera. Del figlio Jurij, ora pittore, che le era stato tolto neonato, una foto, che però venne poi fatta a pezzi da una secondina. Riabilitata da Krusciov nel 1959, è tornata a Mosca. Ma il suo calvario non era finito. Per 30 anni ha lottato per riportare dall'oblio il nome di suo marito, e soprattutto che venisse ammesso nelle enciclopedie con il titolo di "bolscevico".

Anna Zafesova