INTRODUZIONE
Non abbiamo alcuna notizia sicura della vita e della figura di Eliodoro. Le prime fonti che ci testimoniano l’esistenza di un personaggio omonimo, provengono dalla Storia ecclesiastica dello storico della chiesa Socrate (V sec.). In tale opera si parla di Eliodoro, vescovo di Tricca in Tessaglia, che in gioventù avrebbe scritto un romanzo d’amore intitolato Le Etiopiche. Altri simili, generiche notizie, provengono dal patriarca bizantino Fozio (IX sec. d.C.). Niceforo Callisto in aggiunta riporta la notizia secondo la quale Eliodoro fu costretto dal sinodo di Tessaglia a distruggere il romanzo giovanile o a rinunciare alla dignità episcopale; ed egli scelse la prima soluzione. Il problema, tuttora irrisolto, è dunque se l’autore di tale romanzo sia stato effettivamente il vescovo di Tricca, o se si sia trattato solo si un caso di omonimia.

L’ipotesi più plausibile riguardo alla collocazione cronologica di Eliodoro è quella di Erwin Rohde, che propone il III sec. Secondo tale tesi, Eliodoro sarebbe vissuto nella città siriaca di Emesa, all’interno di una famiglia sacerdotale dedita al culto di Elios, proprio nel periodo del massimo splendore politico, economico, e culturale della città. Altri invece collocano l’autore del romanzo molto più tardi, all’epoca di Teodosio I (379-395 d.C.), secondo un’ipotesi meno accreditata (cfr. cronologia).

I τόποι caratteristici della tradizione romanzesca si possono ritrovare all’interno del romanzo. "Cariclea e Teagene sono preziosi e freddi come statue neoclassiche" scrive Q. Cataudella: sono uniti da un amore che si esplica in monologhi retorici e pieni di pathos. Il mondo morale di Eliodoro si articola nell’antitesi tra bene e male, senza ambiguità e incertezze. I singoli personaggi agiscono solamente secondo uno di questi due principi, inducendo il lettore a prevedere la scelta funzionale al lieto svolgimento dell’azione. Tuttavia, un tratto distintivo e originale del romanzo è costituito dal sentimento religioso che lo pervade: l’adesione di Eliodoro alle dottrine neoplatoniche, il fatto che molti personaggi fondamentali rivestano cariche sacerdotali e siano animati da spirito di devozione religiosa. Infatti il pio Calasiri è sacerdote di Iside e devoto ad Helios, Cericle è sacerdote di Apollo, il santuario di Delfi è teatro di gran parte della vicenda, un oracolo delfico prefigura le vicende dei protagonisti e trova conferma e piena attuazione nel lieto fine ("dovevano giungere alla terra bruna del sole- dove avrebbero avuto il premio della loro vita virtuosa…"), Idaspe e Persinna sono sacerdoti di Helios e Selene, e Teagene e Cariclea ricevono la medesima investitura.

Per altro il massimo pregio di Eliodoro sta nell’architettura del romanzo e nell’ abilità con cui la narrazione è orchestrata: si alternano ampie analessi, prolessi, richiami interni, accenni a vicende passate che improvvisamente ritornano con un gioco di cicliche rispondenze, frequenti digressioni (excursus, ἔκφράσεις).

La struttura narrativa delle Etiopiche è molto simile a quella dell’Odissea: il racconto di Calasiri, infatti, che si protrae per tre libri (libri III-V), ricorda quello di Ulisse nella terra dei Feaci (Od. IX-XII). Come scrive M. Fusillo (op. cit. p.125): "La macrostruttura delle Etiopiche non si può inquadrare in una tipologia univoca; grazie all’inizio in medias res e alla permutazione dell’ordine temporale, una larga sezione dell’opera (libri III-V) è affidata a narratori interni alla storia (principalmente Calasiri). Ma anche il narratore esterno e primario, che enuncia il resto dell’opera, non ha una fisionomia monolitica : la sua visione non è affatto panoramica, ma si identifica spesso con il punto di vista dei personaggi, per cui è più corretto parlare di focalizzazione variabile, o poliscopica".

L’incipit dell’opera, assolutamente originale, denota immediatamente il tratto peculiare, l’inventività e la sicurezza di Eliodoro nel dominare i meccanismi narratologici: si tratta di un inizio in medias res, il rapimento della coppia protagonista da parte dei pirati, narrato secondo il punto di vista di un secondo gruppo di pirati, che sopraggiungono a battaglia finita e osservano la scena da un’altura.

Il linguaggio è tutt’altro che semplice: oscilla tra quello poetico e quello della prosa, secondo il gusto della II sofistica, concilia parole rare e di recente formulazione con termini arcaici.

L’opera appartiene per ragioni cronologiche, strutturali, stilistiche, alla seconda fase del romanzo greco, la fase postsofistica: Eliodoro, autore dell’ultimo romanzo greco pervenutoci, giunge al grado di elaborazione letteraria più consapevole e raffinato della materia narrativa, domina, rinnova e arricchisce di varianti il genere "aperto" del romanzo.

INTRECCIO
Alle foci del Nilo un gruppo di briganti cattura due giovani di singolare bellezza, Teagene e Cariclea, e Tiami, capo dei briganti, si innamora perdutamente di Cariclea. I due protagonisti vengono posti sotto la custodia di un altro prigioniero greco, Cnemone. (I Libro)

Questi, durante la notte, racconta loro le proprie vicende: l’amore della matrigna per lui, il proprio rifiuto, le insidie e la vendetta della matrigna con la complicità dell’ancella Tisbe. Il progetto di Tiami di sposare Cariclea fallisce a causa di un attacco di altri predoni che permette ai tre di fuggire in una grotta, dove in precedenza si era recato Tiami stesso per uccidere Cariclea, temendo di non poterla avere per sé. In realtà per errore egli uccide l’ancella Tisbe. (II Libro)

Cariclea, Teagene e Cnemone, una volta giunti nella foresta, decidono di separarsi e si danno appuntamento al villaggio di Chemmis. Cnemone, recatosi al luogo dell’incontro, si imbatte in un vecchio sacerdote egizio, Calasiri, il quale lo conduce a casa di Nausicle, mercante del villaggio. (III Libro)

Calasiri, che si rivela tutore di Cariclea, comincia a narrare a Cnemone le vicende precedenti alla cattura dei due giovani. Egli, una volta giunto al tempio di Apollo a Delfi, fa amicizia con Caricle, padre adottivo di Cariclea e sacerdote di Apollo, e quindi conosce la bellissima fanciulla; assiste ai giochi delfici, dove Cariclea s’incontra con Teagene e se ne innamora. Cariclea, a sua volta, cade in preda alla passione d’amore e ne manifesta i segni con febbre, insonnia, prostrazione. Temendo che sia malata o in preda ad un incantesimo, Calasiri chiede a Caricle i segni di riconoscimento della fanciulla, sperando di poter interpretare il suo destino dalla scritta sulla cinta che le fu apposta alla nascita. Nella scritta, in caratteri etiopi simili ai geroglifici egizi, Persinna, regina degli Etiopi, rivela che Cariclea è sua figlia. La regina fu costretta ad esporre la bambina, pur lungamente desiderata e nata dopo dieci anni di matrimonio con il re Idaspe, perché era di pelle bianca. La regina avanza un’ipotesi per il mistero della nascita di una figlia bianca come l’avorio: durante l’amplesso con lo sposo Idaspe, osservò sulla parete della stanza nuziale un dipinto, che raffigurava gli amori di Perseo e Andromeda; e di Andromeda appunto, la neonata riproduceva il colore e le splendide sembianze. La espose, dunque, per evitare il sospetto di adulterio, avvolgendole intorno come oggetti di riconoscimento, la cinta, preziose vesti e monili tra cui un anello del re Idaspe. (IV Libro)

Calasiri decide di aiutare Cariclea e Teagene ad assecondare il loro amore, fingendo un rapimento di Cariclea da parte di Teagene. I tre si mettono così in viaggio per l’Etiopia; giungono quindi con alcuni mercanti fenici a Zacinto dove vengono rapiti da una banda di pirati che li conduce alle foci del Nilo. Qui, durante un banchetto, scoppia un litigio tra i briganti, che porta alla sanguinosa strage, dopo la quale arrivano i predoni di Tiami. (V Libro)

Terminato il racconto di Calasiri, Nausicle giunge con la notizia del ritrovamento di Cariclea; si viene a sapere che nel frattempo i due giovani amanti erano stati catturati dai predoni capeggiati da Mitrane: Cariclea era stata riscattata da Nausicle, mentre Teagene era rimasto suo prigioniero. Spinta dall’amore per il giovane, Cariclea convince Calasiri a mettersi alla ricerca del suo amante, mentre Cnemone rimane nella casa del mercante Nausicle sposandone la figlia. (VI Libro)

Tiami nel frattempo, dopo aver ucciso Mitrane, prende con sé Teagene e riconquista la carica di sacerdote a Menfi che gli era stata usurpata dal fratello. A Menfi Calasiri e Cariclea ritrovano Teagene e subito dopo il vecchio muore. (VII Libro)

Teagene e la fanciulla si trovano in difficoltà perché Arsace, moglie del satrapo della città, innamoratasi di Teagene, cerca con ogni mezzo di ottenere il suo amore. Per la morte di una serva, Cariclea viene ingiustamente condannata al rogo ma, salvata dall’intervento divino, riesce a fuggire e a dirigersi con Teagene verso Tebe. (VIII Libro)

Durante il viaggio vengono catturati da un gruppo di Etiopi, al seguito di Idaspe, che nel frattempo sta muovendo una sanguinosa guerra contro i Persiani. Il re, una volta ottenuta la vittoria, Marcia verso Meroe, capitale dell’Etiopia e, giunto qui, destina i due giovani al sacrificio per la celebrazione della vittoria. (IX Libro)

Durante i festeggiamenti, la fanciulla Cariclea esibisce gli oggetti di riconoscimento. Anche il dipinto, raffigurante gli amori di Perseo e Andromeda, viene portato dalla reggia sulla piazza dei sacrifici per confrontare le fattezze di Cariclea con quelle di Andromeda. La somiglianza risulta perfetta: la folla acclama Cariclea come figlia legittima di Persinna e Idaspe e i sovrani Etiopi acconsentono felici alle nozze di Cariclea con Teagene. I giovani vengono ordinati sacerdoti di Helios e Selene e accompagnati in festosa processione al palazzo regale di Meroe, ove celebrano la cerimonia nuziale. (X Libro)

LIVELLI DIEGETICI

 

Cariclea e Teagene, naufraghi sulle foci del Nilo, vengono catturati da briganti. Incontrano l'Ateniese Cnemone (I libro).

Cnemone narra a Cariclea e a Teagene la sua storia.

Caria racconta a Cnemone gli avvenimenti accaduti nella casa paterna dopo la sua partenza.


Tiami, il capo dei briganti dell'isola, vuole sposare Cariclea: ella fingendo e mentendo sulla propria identità, acconsente.

Cariclea narra le peripezie sue e di Teagene, presentando il fidanzato come suo fratello.

L'isola viene depredata da altri briganti: Tiami uccide Cariclea per non lasciarla in preda ai briganti. Ha invece ucciso Tisbe, che viene riconosciuta da Cnemone (II libro).

Cnemone riassume la vicenda di Tisbe, serva della sua matrigna, fino al momento della dipartita di costei da Atene.

Tisbe tramite una lettera racconta le sue vicissitudini dalla fuga da Atene fino alla sua presenza nella caverna.


Cariclea, Teagene e Cnemone si separano. Cnemone incontra un vecchio, Calasiri, nella città di Chemmis, col quale viene ospitato a casa di Nausicle, un mercante greco. (III libro)

Calasiri narra a Cnemone tutte le sue vicissitudini. Egli è un sacerdote egiziano.

Spiegazione delle piene del Nilo.


Caricle, padre adottivo di Cariclea, narra a Calasiri i casi tramite i quali è divenuto tutore della ragazza.

Moro racconta a Caricle come è venuto in possesso della bambina e gli consegna gli oggetti del riconoscimento.


Excursus sulla popolazione degli Eniani, dalla quale discenderebbe Cariclea.

Caricle conclude il suo racconto.

Calasiri parla dell'amore tra Cariclea e Teagene e dà luogo ad una spiegazione filosofica sulla passione d'amore e sul mito faunistico, conducendo infine una dotta esegesi di un passo omerico e una eziologia del nome Omero. Calasiri recupera da Caricle la fascia porporina esposta insieme a Cariclea. (IV libro)

La fascia è di Persinna, regina d'Etiopia e moglie di Idaspe, madre di Cariclea: un'iscrizione in caratteri geroglifici intessuti sulla fascia ne narra la nascita e l'esposizione.


Calasiri escogita un piano per poter fuggire insieme a Teagene e Cariclea con una nave fenicia.

Excursus sui marinai fenici.

Calasiri interrompe il racconto. Entra in scena Nausicle, amante di Tisbe, fingendo di averla ritrovata; in realtà essa è Cariclea. Il narratore riprende le vicende accadute a Teagene e a Cariclea, nel frattempo catturati dal capopresidio Mitrane, che li separa e invia Teagene a Menfi al satrapo Oroondate. Nausicle rivela a Calasiri la presenza di Cariclea.

Digressione sull'anello regale d'Etiopia:è il riscatto per Cariclea.

Durante il banchetto per il ritorno di Cariclea, Calasiri riprende la narrazione prima interrotta.

Excursus sulle correnti marine del Mar Ionio e del Mar Egeo.

(V libro)

Analessi di Calasiri: fuggiti da Delfi, i protagonisti sbarcano alle foci del Nilo.

Cariclea e Calasiri partono in cerca di Teagene e sulla strada incontrano una vecchia.

La vecchia racconta che, mentre era condotto da Oroondate, Teagene fu rapito da briganti capeggiati da Tiami.

Digressione sulle arti magiche della vecchia che parla con il figlio morto. (VI libro)


Calasiri e Cariclea si recano a Menfi.

Tiami e suo fratello Petosiri, figli di Calasiri, già da tempo erano in conflitto per la carica sacerdotale. Tiami risulta vincitore.

A Menfi è in atto lo scontro tra Petosiri e Tiami, interrotto dall'arrivo di Calasiri, che designa Tiami come suo successore. Calasiri muore. Teagene e Cariclea sono ospitati a casa di Arsace, moglie di Oroondate, innamorata del giovane. Achemene, figlio di Cibele, serva di Arsace, tende un'insidia ad Arsace stessa perché è innamorato di Cariclea: si reca dal satrapo per informarlo degli amori della moglie. (VII libro)

Digressione sulla guerra etiopico-persiana.

Achemene rivela il tradimento di Arsace ad Oroondate, che ordina che i giovani siano trasferiti da lui. Intanto Arsace e Cibele tentano di avvelenare Cariclea ma, in realtà, è la serva a morire. Cariclea è condannata al rogo, ma le fiamme, per grazia divina, la evitano. Gli uomini del satrapo, giunti a Menfi, prendono in consegna Cariclea e Teagene per condurli da Oroondate. Durante il viaggio vengono rapiti dagli Etiopi, che li conducono a Siene. Un servo narra la morte di Arsace.

Digressione sul Nilo.


Digressione sui Trogloditi.

(VIII libro)

Vicenda della guerra tra Etiopi e Persiani. Gli Etiopi escono vincitori e prendono la città di Siene sul Nilo.

Excursus sulle feste del Nilo e sul culto Egizio di Iside e Osiride.

I Persiani, guidati da Oroondate, si allontanano nottetempo da Siene. Vengono inseguiti e raggiunti dagli Etiopi. Oroondate viene catturato. Cariclea e Teagene sono destinati a essere sacrificati per celebrare la vittoria. (IX libro)

A Meroe, capitale dell'Etiopia, si allestiscono le celebrazioni. La folla chiede a Idaspe i tradizionali sacrifici di un giovane e di una giovane vergini. I protagonisti, sottoposti alla prova della graticola, risultano puri.

Cariclea, tramite gli oggetti di riconoscimento, si rivela figlia di Persinna e Idaspe.

I protagonisti celebrano splendide nozze a Meroe. (X libro)