Orfeo, nella mitologia greca, è il poeta tracio (anteriore a Omero, il che gli consentirebbe di vantare una certa "superiorità"), figlio del re Eagro e della musa Calliope, che con la dolcezza della sua musica e del suo canto riusciva ad ammansire le belve, commuovere i sassi, far danzare le piante. Lo troviamo con gli Argonauti alla conquista del vello d’oro, poi, sposata Euridice, si stabilì presso i Ciconi (in Tracia). Un giorno Euridice, mentre fuggiva dal dio-pastore Euristeo che tentava di usarle violenza, incespicò su un serpente e morì per il suo morso. Orfeo, coraggiosamente, discese nell’Ade, con la forza della sua musica incantò Caronte, il cane Cerbero, i tre giudici dei morti, fece cessare momentaneamente le pene dei defunti, placò il duro cuore di Ade, tanto da indurlo a restituire Euridice al mondo dei vivi … a patto che Orfeo non si volgesse a guardarla finchè ella non fosse giunta alla luce del sole. Euridice seguì Orfeo su per l’oscura voragine, guidata dal suono della sua lira, ma, al sorgere del sole, egli si volse indietro (per vedere se Euridice lo seguisse) e così la perse per sempre. L’epilogo della vita di Orfeo viene curiosamente collegato al suo legame al dio Apollo, che egli aveva sostituito a Dioniso nei sacri riti: quando Dioniso invade la Tracia, sdegnato per non aver ricevuto il debito onore, istiga le Menadi a sbranare Orfeo.