Strumento capitale di salvazione era la purezza; e poiché lio da
purificare era magico e non razionale, magica era anche la tecnica della catarsi. Poteva
consistere soltanto nel rituale, come nei libri orfici che Platone condannava per i loro
effetti immorali (la prescrizione descritta in Rep., 364 E era di lavarsi
nellacqua attinta da cinque sorgenti con un recipiente di bronzo, analoga alla
catarsi praticata dagli sciamani buriati, cioè della Mongolia); o poteva valersi del
potere incantatorio della musica, come presso i Pitagorici, che sembrerebbero averne
derivato almeno in parte luso della tradizione sciamanistica (scrive il Chadwick,
JRAI: "Gli sciamani moderni fanno grande uso della musica per evocare o allontanare
gli spiriti - è la lingua degli spiriti.").
La catarsi poteva anche richiedere una askesij (askesis),
la pratica di uno speciale genere di vita: una caratteristica degli Orfici e di alcuni
Pitagorici fu il vegetarianismo, solitamente considerato meno corollario della
metempsicosi: lanimale che viene ucciso per procurarsi cibo può albergare
unanima umana. Così lo spiegava Empedocle. Ma con scarsa logica: avrebbe dovuto
infatti sentire la stessa ripugnanza a mangiare vegetali, poiché credeva che il proprio
io occulto avesse un tempo abitato un cespuglio (Empedocle, fr. 117). La sua
razionalizzazione imperfetta nasconderebbe allora il primordiale errore per lo spargimento
di sangue, e, in spiriti superstiziosi, per qualunque spargimento di sangue, animale o
umano che fosse. Racconta Aristofane (Ran., 1032) che la regola di Orfeo era
"astenersi da qualsiasi spargimento di sangue", e si dice che Pitagora sfuggisse
il contatto dei macellai e dei cacciatori perché pericolosamente impuri, portatori di
contaminazione e contagio.
Il divieto di avvicinarsi ad essi, come di mangiare le piante di fava e di malva, di
indossare vesti di lana, di rompere il pane ecc., propri del Pitagorismo, se pur hanno
laspetto di veri e propri tabù, non devono stupire, ma vanno probabilmente
interpretati come sopravvivenza di una mentalità religiosa primitiva finalizzata al
proselitismo.