LA STORIA PALESTINESE TRA IL XIX° SECOLO ED IL 1946
Tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, i Palestinesi, come tutti gli altri popoli arabi dello scacchiere mediorientale, lottano contro il dominio dell’Impero Ottomano, rivelandosi preziosi alleati dei Paesi riuniti nel patto dell’Intesa ed appoggiando la liberazione della regione attuata dagli Inglesi.
Terminato il conflitto, e crollato definitivamente l’Impero turco, le aspirazioni dei popoli arabi, miranti all’indipendenza, si scontrano con gli interessi delle potenze europee, pronte a colmare il vuoto di potere creatosi nella regione:
la Gran Bretagna, in particolare, è fortemente intenzionata ad ottenere il controllo del Canale di Suez e delle rotte terrestri verso i domini asiatici.
Per perseguire questo obbiettivo, gli Inglesi abbracciano la causa sionistica:
il 2 novembre del 1917, il ministro degli esteri, Lord Balfour, a nome del governo di Sua Maestà britannica, tramite una comunicazione ufficiale esprime la dichiarazione che la Gran Bretagna: “vede con favore la costituzione in Palestina di un focolare nazionale ebraico”.
Lord Arthur James Balfour (1848-1930)
Lo stesso giorno, truppe britanniche, ai comandi del generale Allenby, entrano trionfalmente in Gerusalemme.
Dopo che nel dicembre del 1918 le forze inglesi conquistano integralmente la Palestina, il 3 gennaio successivo a Londra viene sancito l’accordo tra l’emiro Faysal, già distintosi in operazioni di guerra al fianco di Lawrence d’Arabia, ed il noto scienziato Chaim Weizmann, capo dell’Organizzazione Sionista:
questo trattato, costituito da nove articoli che prevedevano l’esclusione della Palestina da un eventuale stato panarabo, non viene però recepito dagli accordi di pace internazionali.
Contemporaneamente, prende avvio la terza aliàh (immigrazione ebrea in Palestina), protrattasi fino al 1923 ed in seguito alla quale sarebbero arrivate in Medio Oriente 35000 persone, accese da spirito di sacrificio e da ideali collettivistici.
Il 25 aprile del 1920 si apre a San Remo la Conferenza Interalleata, responsabile di affidare i mandati a Francia e Gran Bretagna sull’ex territorio ottomano nel rispetto della dichiarazione di Balfour.
Inizia così la prima spartizione della regione, divisa in tre parti:
agli Inglesi è assegnato il terzo più meridionale della Siria, detto Palestina, mentre la Francia ottiene il restante territorio, comprendente anche il Libano.
In seguito a tale episodio, definito dagli Arabi nakba (catastrofe), iniziano i primi attacchi agli insediamenti degli Ebrei, che, a scopo difensivo, istituiscono l’organizzazione paramilitare dell’Haganah.
Il 1°luglio il governo militare inglese viene sostituito da un’amministrazione civile ed è nominato il primo Alto Commissario, sir Herbert Samuel.
Sir Herbert Louis Samuel (1870-1963)
Nel 1921 l’Alto Commissario Samuel nomina gran muftì di Gerusalemme Haj Amin el Husseini, distintosi tra i promotori degli incidenti dell’anno precedente, per contrapporlo ai Sionisti.
Questi, divenuto capo del movimento arabo, sarebbe stato in seguito alleato di Hitler (vedi approfondimento).
Gran Muftì Haj Amin el Husseini (1893-1973)
Nel 1922 il governo britannico pubblica il Libro Bianco, noto anche come Memorandum Churchill, che interpreta in modo restrittivo la dichiarazione di Balfour, ponendo limiti all’immigrazione ebraica in Palestina, che viene suddivisa, dalla neo costituita Società delle Nazioni, in due parti:
quella posta ad est del fiume Giordano, detta Transgiordania e destinata alla creazione di uno stato arabo, e quella ad ovest dello stesso corso d’acqua, popolata invece dagli Ebrei.
In risposta alle ingerenze coloniali europee, gli Arabi si organizzano in associazioni armate clandestine, come quella fondata da Izz al din Kassam.
Nel 1929, a Hebron, Gerusalemme ed altre località, vengono uccisi dagli arabi 199 ebrei (397 i feriti), dopo le sommosse scatenate dal muftì Husseini:
in seguito a questi incidenti, la Gran Bretagna pubblica un nuovo Libro Bianco con il quale limita l’acquisto di terre da parte degli ebrei.
Con l’avvento di Hitler in Germania, nel 1934, e le prime avvisaglie di persecuzione razziale, circa un migliaio di ebrei raggiunge la Palestina:
queste continue ondate migratorie scatenano la reazione di Husseini che nel 1936, con l’aiuto dell’Iraq e della Germania nazista, proclama lo sciopero generale ad oltranza, durato sei mesi e durante il quale gli Ebrei diedero vita all’Irgun, associazione paramilitare affine all’Haganah.
Per porre fine ai disordini, la Gran Bretagna, intervenuta anche militarmente con un dispiego di oltre 20000 uomini, dichiara fuori legge le associazioni arabe, provocando la fuga dello stesso Husseini, rifugiatosi in Germania.
Nel 1939, appena conclusisi i rastrellamenti che avevano portato alla morte di 517 ebrei, viene pubblicato il Libro Bianco di Malcom Mac Donald, con il quale si regolamenta rigidamente l’afflusso ebraico in Medio Oriente:
75000 ebrei ogni cinque anni sono ammessi in Palestina ed ogni decisione deve essere sottoposta al consenso arabo.
Nel frattempo gli scenari mondiali distolgono l’attenzione da quest’area geografica, e congelati i dissapori con gli Inglesi, i Sionisti sostengono la causa alleata, partecipando in prima linea alle operazioni belliche in Africa ed Italia.
Nonostante questo riavvicinamento, due militanti dello Stern, gruppo terroristico ebreo, assassinano, il 6 novembre del 1944, lord Moyne, ministro inglese residente al Cairo.
Lord Walter Edward Moyne (1880 – 1944)
Sul finire del conflitto, il 22 marzo 1945, il governo britannico, poco riconoscente, patrocina la creazione di una Lega Araba, dando nuovo fiato al conflitto con il Movimento Sionista, che durante la così detta “notte dei ponti”, in giugno, fa saltare alcune strutture sul Giordano.
Il 1946 si apre all’insegna della violenza:
forze inglesi fanno irruzione nell’Agenzia Ebraica di Gerusalemme, uccidendo sette membri dell’Irgun.
La risposta sionista non si fa attendere, e si materializza il 22 luglio, con l’attentato all’Hotel King David, sede del quartiere generale britannico:
91 i morti.