IL FILM



"Avevo due obiettivi nel fare il film: il primo, realizzare una sorta di autobiografia assolutamente metaforica, quindi mitizzata; il secondo, affrontare tanto il problema della psicoanalisi quanto quello del mito. Ma invece di proiettare il mito sulla psicoanalisi, ho riproiettato la psicoanalisi sul mito." (P.P. Pasolini, Le regole di un'illusione - Quaderni, 1991)

All'interno dell'Edipo pasoliniano si individuano quattro fondamentali sequenze:

Abbiamo scelto di presentare il film attraverso una serie di fotogrammi, a fianco di ciascuno dei quali abbiamo collocato alcune semplici didascalie che possano consentire al visitatore di farsi un'idea concreta del procedere del discorso filmico voluto da Pasolini. Le citazioni sono per lo più tratte dalla sceneggiatura, dai sottotitoli che compaiono nel film o da commenti dello stesso Pasolini.

 


PRIMA SEQUENZA - PROLOGO

Un paese negli anni '30: la nascita di un bambino, il suo amore per la madre, la rivalità per il padre.

La madre

Vedete qui a fianco la fotografia dell'attrice Silvana Mangano, che interpreta il ruolo di Giocasta sia nel Prologo moderno, sia nelle sequenze dedicate alla tragedia di Sofocle.

Il padre

Ecco l'attore Luciano Bartoli in divisa di ufficiale degli anni '30, che sta guardando il figlioletto appena nato, già avvertendo in lui un rivale. Questi sono i sottotitoli che esprimono i suoi pensieri: "Tu sei qui per prendere il mio posto nel mondo, ricacciarmi nel nulla e rubarmi tutto quello che ho. La prima cosa che mi ruberai sarà lei, la donna che io amo. Anzi già mi rubi il suo amore."

 

A proposito di questi pensieri "edipici" del personaggio del padre, il commento di Pasolini che citiamo qui di seguito:

"Il risentimento del padre nei confronti del figlio è qualcosa che ho avvertito più distintamente della relazione tra madre e figlio, che non è un rapporto storico, ma puramente interiore"

costituisce, a nostro avviso, la chiave di lettura di tutto il film, perché, com'è stato da più critici evidenziato, esso bene esprime la peculiarità dell'interpretazione pasoliniana del mito di Edipo.


SECONDA SEQUENZA - IL MITO  DI EDIPO

In questa seconda sequenza, come vi accorgerete dalle immagini, il salto spazio-temporale è assai rilevante: il poeta ricostruisce il mito attraverso una sorta di sogno fantastico, la cui ambientazione è slegata da quella della tragedia classica ed è immersa in un primitivismo asiatico-africano. Potremmo dire che la funzione di questa seconda sequenza nell'economia del film consiste nell'offrire allo spettatore moderno la possibilità di accedere ai contenuti del mito, cosa non necessaria invece per lo spettatore antico.

I genitori adottivi

Il trovatello Edipo viene adottato
dal re di Corinto Polibo (l'attore Ahmed Belhachmi) e da sua moglie Merope (interpretata da Alida Valli).

Verso Delfo

Divenuto adulto Edipo (l'attore Franco Citti) si reca all'oracolo di Delfo.
"Mamma,  'sta notte ho fatto un brutto sogno... Gli dei hanno voluto dirmi qualcosa, ma cosa se non lo ricordo?... Vorrei andare a Delfo a sentire l'oracolo... a farmi dire quello che non ricordo."

Il responso dell'oracolo

"Guardati! Nel tuo futuro c'è scritto che assassinerai tuo padre e farai l'amore con tua madre. Questo dice il dio e questo inevitabilmente si compirà."

Edipo

Dopo la profezia Edipo si allontana per sempre da Corinto, da quelli che crede i suoi genitori. Si copre gli occhi e gira su se stesso per scegliere una delle strade che gli si offrono ai bivi. Inutilmente. Mentre si allontana la macchina inquadra la scritta Tebe. E' là che la sorte lo guida: su un sentiero troppo stretto per consentire il passaggio di Edipo e di Laio. Laio lo maltratta e lo insulta come se fosse un mendicante. Edipo vendica l'affronto uccidendo il re Laio e gli uomini della scorta. 

La Sfinge

Dopo l'uccisione di Laio Edipo incontra la Sfinge.
Sfinge: "C'è un enigma nella tua vita, qual è?" Edipo: "Non so, non voglio saperlo" Sfinge: "E' inutile. L'abisso in cui mi spingi è dentro di te."

Freud trionfa nell'episodio della Sfinge. La Sfinge non propone un indovinello, ma chiede direttamente a  Edipo di chiarire l'enigma che è in lui. Edipo si rifiuta respingendo la Sfinge nell'abisso da cui è salita.

Il m…asma si abbatte sulla città.

Uccisa la Sfinge Edipo sposa Giocasta e  diviene re di Tebe. La tranquillità della sua vita viene interrotta dalla peste.

 


TERZA SEQUENZA - LA TRAGEDIA DI SOFOCLE

Pasolini qui riprende la tragedia sofoclea mantenendo, però, l'ambientazione della precedente sequenza, ma riproducendo specificamente gli avvenimenti narrati da Sofocle. Gli antefatti, già noti allo spettatore antico, sono già stati presentati nella sequenza precedente.

Il sacerdote

La città sconvolta dalla peste si rivolge ad Edipo nella figura del sacerdote, interpretato da Pasolini stesso. Sacerdote: "Edipo, nostro re, noi tutti ti scongiuriamo in ginocchio: trovaci un rimedio... Tu, che sei il migliore di tutti, ridonaci la vita una seconda volta! Edipo: "So fin troppo bene quanto tutti soffrite... nessuno soffre però più di me perché il mio dolore è quello di tutti."

Tiresia

Edipo convoca l'indovino Tiresia interpretato dall'attore Jiulian Beck.
Tiresia: "...Tu sei il colpevole che contamina la nostra terra... Tu sei l'assassino che stai cercando. Tu: e non sai di avere un rapporto infame con le persone che ti sono più care: e non vedi il male che hai in te."

Incontro con il pastore

Attanagliato dal dubbio Edipo raggiunge l'unico testimone dell'assassinio di Laio e lo costringe a dire "quello che non si può dire": che il re di Tebe, che ha ora innanzi a sé, è il figlio di Giocasta e Laio.

L'enigma della vita di Edipo è finalmente sciolto

Dalla soglia appena varcata Edipo vede subito... il corpo ciondolante di Giocasta impiccata ad una trave del soffitto. Si aggrappa a quel corpo senza vita, ottenendo solo di strappare a Giocasta le vesti ed essa, sua madre, gli appare ancora una volta nuda. E' quella nudità che egli non può sopportare. Come una bestia furente le apre la spilla - quella che tante volte aveva aperto per spogliare la sua sposa - e si conficca gli aculei negli occhi urlando di dolore. Solo ora divenuto cieco Edipo vede la luce della verità. Edipo si allontana accompagnato dal messaggero Angelo.

 


QUARTA SEQUENZA - EPILOGO

Le ultime inquadrature del film ci riportano al piano della storia. Il protagonista è sempre Edipo, un Edipo moderno che si muove sullo sfondo degli anni '60. Pasolini ha in mente in quest'ultima sequenza l'Edipo a Colono di Sofocle, ma a differenza di quest'ultimo non è accompagnato dalla figlia Antigone, ma dall'¥ggeloj, qui divenuto un ragazzo di nome Angelo.

Il ritorno alla storia

Edipo e Angelo vagano inquieti in una città industriale degli anni sessanta.

Edipo trova la pace ritornando ai luoghi della sua infanzia

"O luce, che non vedo più, che prima eri stata in qualche modo mia, ora mi illumini per l'ultima volta. Sono tornato. La vita finisce dove comincia."