JEAN-PIERRE
VERNANT
E PIERRE VIDAL-NAQUET
EDIPO SENZA COMPLESSO
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Nella seconda pagina della sezione filologica, ci dedichiamo al principale "antagonista" di Guido Paduano, e cioè al celebre saggio di Vernant, in cui lo studioso francese confuta con una certa risolutezza ed aggressività la validità della lettura freudiana dell'Edipo Re sofocleo. Il saggio ha titolo Oedipus sans complexe (Edipo senza complesso), ed è contenuto nel volume Mito e tragedia nell'antica Grecia. Questi sono i principali punti attraverso cui passa la confutazione del Vernant:
Interpretazione di Freud dellEdipo re
Sigmund Freud. |
Nel 1900 Freud pubblica Die Traumdeutung. E questa lopera in cui propone per la prima volta la sua interpretazione psicologica della tragedia sofoclea, oggetto del nostro percorso, lEdipo re. Freud, grazie alla sua esperienza medica, individua nellamore di un bambino per uno dei suoi genitori e lodio per laltro la causa principale dellinsorgere successivo di nevrosi. Egli è convinto che lEdipo re ci commuova non perché pone sulla scena il dramma della fatalità, che vede contrapposte la potenza divina e la fragile volontà umana, ma perché noi spettatori ci identifichiamo con Edipo stesso. Fondamentale importanza infatti assumono nellanalisi di Freud i sogni, che costituiscono la vera chiave di lettura della tragedia; nel momento in cui Edipo si riconosce come parricida ed incestuoso i passati sogni di unione con la madre e di uccisione del padre riaffiorano in noi, che fingevamo di non averli mai provati. In questo senso la tragedia risulta una psicanalisi, dal momento che, attraverso lo svolgersi del dramma, diventiamo consapevoli degli impulsi del nostro inconscio.
Vernant e Vidal-Naquet di fronte
allanalisi freudiana della tragedia
I due autori hanno affrontato lanalisi effettuata da Freud, chiedendosi in che
modo si possa accettare il fatto che unopera letteraria dellAtene del V secolo
a. C. sia servita a confermare le osservazioni di un medico degli inizi del XX secolo
sulla sua clientela di malati. Vernant e Vidal-Naquet cercano di capire se
linterpretazione di Freud della tragedia sofoclea sia abbastanza approfondita da
permettergli di decifrarne il vero "senso", pur non usando metodi analitici
appropriati. Secondo Freud il mito e la tragedia greca risultano di chiarezza assoluta per
lo psichiatra, e contengono un significato talmente evidente da garantire alle teorie
psicologiche una validità universale. Al contrario Vernant e Vidal-Naquet cercano un
"senso" diverso da quello di Freud; un senso che va individuato all'interno
dell'opera, grazie ad uno studio approfondito che coinvolge tutti i vari livelli del
dramma. E' impensabile svolgere un'analisi soffermandosi su un unico aspetto della
tragedia, poiché non potrebbe risultarne comprensibile il senso. Ciò che Vernant e
Vidal-Naquet tendono a sottolineare, a differenza di Freud, è laspetto sociale
della tragedia, e lo stretto rapporto che instaura con il suo pubblico.
Vernant, Vidal-Naquet e Freud: due
metodi a confronto
Il giudizio di Vernant e Vidal-Naquet sullinterpretazione di Freud della
tragedia di Edipo è basato fondamentalmente sulla critica allerrato metodo da lui
utilizzato. Al contrario di Freud, gli studiosi francesi attuano unanalisi molto
più approfondita della tragedia; proprio per questo prendono in esame alcuni passi dello
studio fatto dallo psichiatra viennese e ne colgono i punti critici. Innanzitutto Freud
parte da unesperienza intima, quella del pubblico, senza inquadrarla storicamente, e
la trasferisce sullopera, indipendentemente dal contesto socio-culturale e dalle
specifiche condizioni storiche dellAtene del V secolo. Egli non considera la
tragedia come fatto ben circoscritto nello spazio e nel tempo, ma ne sottolinea solo il
valore universale: nella prospettiva freudiana infatti il carattere storico della tragedia
resta del tutto marginale. Secondo Vernant e Vidal-Naquet la tragedia greca è
inevitabilmente legata al contesto generale, e solamente allinterno di esso può
esserci la comunicazione fra lautore ed il suo pubblico. Solo in un secondo momento
è necessaria l'analisi attuata da Freud; l'aspetto puramente psicologico, infatti, non
deve affatto essere ignorato, ma non può nemmeno essere considerato la chiave d'accesso
di una tragedia. Secondo Freud invece leffetto tragico dipende unicamente dai sogni
di unione con la madre e di uccisione del padre che assumono valore universale, che
colgono il vero senso della tragedia:
"La leggenda di Edipo è la reazione della nostra immaginazione a questi due sogni tipici, e giacché questi sogni sono nelladulto accompagnati da sentimenti di repulsione, bisogna che la leggenda porti allo spavento e lautopunizione nel suo contenuto stesso" (Die Traumdeutung).
Sfinge dei Nassii. |
Freud, oltre ad essersi dedicato solamente all'analisi psicologica, non ha nemmeno considerato, come hanno fatto Vernant e Vidal-Naquet, i due distinti piani su cui si svolge il dramma: quello umano e quello divino. Secondo i due autori la tragedia è caratterizzata da una serie di conflitti, di rovesciamenti, e soprattutto di tensioni tragiche. Esse sono varie: tensioni nel linguaggio, dove le stesse parole assumono un diverso significato a seconda dei protagonisti; tensioni allinterno del personaggio tragico, che risulta a volte più eroe e a volte più uomo; tensioni allinterno di ciascuna azione drammatica, che si svolge necessariamente su due piani: da una parte al livello della vita quotidiana degli uomini, dallaltra al livello delle forze divine che intervengono sul primo. I due piani però devono essere assolutamente separati, altrimenti non potrebbero contrapporsi, e creare così la coscienza tragica. Il mondo proprio della tragedia si colloca in questa zona di confine, dove le azioni umane vengono ad articolarsi con le potenze divine, inserendosi in un ordine che oltrepassa luomo e gli sfugge, in modo da rivelare il loro vero senso, ignorato da quelli stessi che ne hanno preso liniziativa e ne portano la responsabilità. Il suo aspetto dinchiesta sulluomo, come agente e responsabile, ma non ancora completamente indipendente dal mondo divino, ha solo valore di contrappunto in relazione a quella problematica dipendenza. Freud quindi sbaglia nel considerare come nodo centrale della sua analisi l'elemento psicologico. Infatti, come affermano giustamente i due autori francesi:
"Materia della tragedia non è più il sogno, posto da Freud come realtà estranea alla storia, ma il pensiero sociale proprio della città del V° secolo, con le tensioni e le contraddizioni che vi sorgono quando lavvento del diritto e le istituzioni della vita politica mettono in causa, sul piano religioso e morale, gli antichi valori tradizionali: quegli stessi che la leggenda eroica esaltava, da cui la tragedia attinge i suoi temi ed i suoi personaggi, non più per glorificarli, ma per metterli in discussione pubblicamente, in nome del nuovo ideale civico, di fronte a quella specie di assemblea o di tribunali popolari costituiti da un teatro greco" (Edipo senza complesso, Einaudi, Torino, 1976, pag. 67).
Edipo con o senza complesso?
A questo punto è forse possibile capire quale sia la posizione di Vernant e
Vidal-Naquet di fronte alla colpevolezza o meno dellEdipo di Sofocle. E
necessario però riconsiderare limportanza che ha secondo i due autori la presenza
divina allinterno della tragedia. Fino a che punto Edipo è padrone e responsabile
delle proprie azioni? Edipo uccide il padre e giace con la madre sapendo, pur solo nel suo
inconscio, il misfatto che sta compiendo, oppure è del tutto inconsapevole di ciò che fa
ed il dramma che si compie
intorno a lui è opera di una volontà superiore alla sua? A queste domande Vernant e
Vidal-Naquet rispondono concentrandosi sul problema della volontà nelluomo greco,
ed in particolar modo nelleroe tragico. Secondo la loro analisi lagente non è
causa dei suoi atti; è al contrario la sua azione che, ritorcendosi su di lui secondo
quanto gli dei hanno ordinato, gli rivela la sua vera natura.
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Così Edipo, senza avere commesso nulla di sua spontanea iniziativa e a lui imputabile dal punto di vista del diritto, si ritrova ad essere un criminale, un fuorilegge, accusato dagli dei della più orribile macchia, alla fine dallinchiesta che proprio lui, nel suo profondo amore di giustizia, ha condotto per la salvezza della città. Quindi secondo Vernant e Vidal- Naquet lagente non può essere considerato responsabile delle sue azioni, perché esse si inscrivono in un ordine temporale con il quale egli non può interagire, se non come colui che subisce tutto passivamente: i suoi atti gli sfuggono, lo superano. L'individuo non è abbastanza sussistente perché lo si possa ritenere consapevole delle sue azioni: non ha quella volontà necessaria per farlo risultare come la causa unica del suo agire. Pertanto si può concludere che Edipo, eroe tragico per eccellenza, dal momento che subisce passivamente le decisioni imprevedibili degli dei onnipotenti, non può e non deve essere considerato responsabile delle proprie azioni, ma solo una pedina nelle mani di una forza troppo grande e lontana dalla fragile condizione umana. Vernant e Vidal-Naquet pertanto contrastano la posizione assunta da Freud nella sua analisi della tragedia sofoclea, nel momento in cui giudica Edipo lunico responsabile dei propri atti e, ritenendo universale lesperienza di un personaggio tragico, trasporta arbitrariamente le sue considerazioni in un mondo lontano secoli dallAtene del V secolo, luogo di nascita della grande tragedia greca.