Il teatro, creato, sfruttando la morfologia del territorio, con un'architettura e
struttura funzionale alle rappresentazioni stesse, costituisce un nodo fondamentale per il
nostro lavoro e soprattutto per inoltrare il potenziale navigatore dell'ipertesto nella
realtà dell'Atene del V secolo a.C. Per una lettura rapida e certa della funzionalità
della struttura del teatro e dell'organizzazione del testo tragico, ci è parso
interessante mostrarne le parti costitutive in questa cartina ragionata:
(greco ἀγῶνες): festivals in cui gareggiavano autori di tragedie e di commedie in occasione delle feste in onore di Dioniso. Ogni poeta tragico partecipava con una trilogia (tre tragedie, in origine legate quasi sempre allo stesso mito, legame che successivamente fu abbandonato in tragedie di argomento diverso). Alla trilogia si aggiungeva un dramma satiresco.
(greco ἀναλήμματα): i muri di sostegno della cavea.
(ὑποκριτής, "colui che risponde", cfr. ἀποκρίνομαι): in origine "risponde" al coro. La tradizione attribuisce a Tespi l'invenzione del primo attore (protagonista), ad Eschilo del secondo (deuteragonista), e a Sofocle del terzo; questo numero di tre non fu mai superato: se un quarto attore è sulla scena non può interloquire. Il dialogo in generale è quasi sempre limitato a due personaggi. Per le esigenze della rappresentazione ogni attore sosteneva diverse parti; quelle femminili erano interdette alla donne e venivano interpretate da uomini.
(κοῖλον): la parte riservata agli spettatori nel teatro, di forma semicircolare e costituita da gradinate addossate al pendio naturale di una collina.
(κομμός): dialogo lirico fra attore e coro.
(χορηγία): una delle liturgie delle antiche città greche per cui un ricco cittadino era chiamato dallo stato ad assumere la responsabilità e le spese di allestimento di un coro lirico o tragico (e, in questo caso, dell'intera rappresentazione drammatica).
(χορηγός): nell'antica Grecia, la persona a cui la polis attribuiva l'onore della coregia.
(κορυφαῖος): il capo del coro.
(χορός): composto da 12 coreuti in Eschilo, da 15 invece in Sofocle, e quindi diviso in due semicori con a capo il παρεστήτης. Dopo il canto della πάροδος, i coreuti si disponevano nell'ὀρχήστρα, dove cantavano gli stasimi, danzando intorno all'altare di Dioniso e dialogando con i personaggi del κομμός.
(greco διαζήματα): le divisioni tra i settori.
(διδασκαλία): notizia informativa in cui si indicavano il nome del drammaturgo, l'argomento delle tragedie, l'anno della rappresentazione, il premio ottenuto. Aristotele raccolse tutte le tragedie in un'opera (perduta) il cui titolo era Διδασκαλίαι.
(Διονύσια): feste dedicate a Dioniso, che si celebravano alla fine del mese di marzo, durante le quali si svolgevano i concorsi tragici.
(Διόνυσος): figlio di Zeus e di Semele, è il dio della viticultura, il quale col dono del vino allieta il cuore dell'uomo e scaccia cure e dolori, come contribuisce pure alla sanità e al benessere del corpo; è quindi un liberatore sotto l'aspetto morale e materiale. Per mezzo dei suoi doni gli uomini vengono condotti al tranquillo godimento della vita. E' amico delle Muse e promuove le loro arti, e il dramma e il ditirambo devono al suo culto l'origine e la forma.
(διθύραμβος): canto corale in onore di Dioniso, dal quale secondo Aristotele (Poetica, 1449a) avrebbe avuto origine la tragedia.
(δρᾶμα): rappresentazione teatrale di protagonisti del mondo mitologico e reale.
(ἔξοδος): uscita del coro dopo l'ultimo stasimo.
(ἐπεισόδιον): sulla scena giungono i personaggi (uno, due o tre) che, dialogando tra loro, interrompono due entrate (εἴσοδοι) del coro.
(ἐπιπάροδος): il coro esce dalla scena, poi rientrando canta una seconda parodo.
(ἐπωδός): "ritornello" che si ripeteva per intervallare il sistema strofico o per concluderlo.
(greco κέρκιδες): le divisioni laterali delle gradinate.
(greco κλίμακες): la parola greca significa alla lettera: le scale.
(λειτούργεια): servizi a vantaggio della comunità, veniva affidato ai cittadini più facoltosi e consisteva nel sostenere le spese per la rappresentazione in occasione delle feste in onore di Dioniso.
(πρόσωπον): poteva essere di sughero, di legno, o di lino e ricopriva interamente la testa dell'attore. Serviva per amplificare la voce e permetteva ad un attore di svolgere più ruoli all'interno di un'azione drammatica, sia maschili che femminili.
(lat. machina): meccanismo simile ad una gru che serviva per calare giù dal cielo dei ed eroi.
(ὀρχήστρα da ὀρχέομαι, "danzare"): lo spazio in terra battuta posto tra la scena e le gradinate; in genere di forma semicircolare con la curva rivolta verso la cavea e con al centro l'area di Dioniso destinata alle danze del coro.
(πάροδος): originariamente l'accesso laterale al luogo delle rappresentazioni ed in seguito, con la costruzione della scena, ciascuna delle entrate laterali all'orchestra; nell'azione scenica, la prima apparizione del coro nell'orchestra e anche la parte del dramma da esso recitata dopo il prologo.
(greco παρέδρια): i sedili dei sacerdoti e dei maggiorenti.
(greco πίνακες): le tavole dipinte con gli sfondi della scena.
(πρόλογος): monologo o dialogo che introduceva l'azione e serviva a esporre l'antefatto o ad illustrare il contenuto dell'opera.
(greco προσκήνιον): la parte anteriore della scena.
(πρωταγωνιστής, "primo attore"): fu introdotto secondo la tradizione da Tespi. Eschilo introdusse il "secondo attore" (δευτεραγωνιστής); Sofocle introdusse il "terzo attore" (τριταγωνιστής). Ogni attore recitava più parti, cambiando la maschera.
(κάθαρσις, "catarsi"): i sentimenti di pietà e di paura producono negli spettatori un senso di liberazione rasserenante, "catarsi ": la tragedia ha una funzione terapeutica.
(σκηνή): in origine si trattava di una costruzione provvisoria o di tenda, dove venivano depositati i costumi o vi si intrattenevano gli attori durante le pause. In seguito la scena assunse sempre più valore decorativo ed architettonico (un altare, una tomba, una reggia ecc.).
(στάσιμον): la parte corale che si alterna agli episodi.
(στιχομυθία): si ha quando i personaggi si scambiano battute (μῦθοι) di un solo verso (στῖχος) ciascuno e la tensione drammatica è altissima.
(στροφή "volgersi", "compiere evoluzioni"): è il canto del coro intorno all'altare di Dioniso. Ad ogni strofe corrispondeva un'antistrofe, sistema più volte ripetuto e con un determinato numero di versi. Il sistema strofico poteva essere intervallato da un ritornello (ἐπωδός).
(θέατρον "luogo da cui guardare", cfr. θεάομαι): il teatro greco in epoca classica comprendeva le seguenti parti: κοῖλον (cavea), ὀρχήστρα (orchestra), προσκήνιον (proscenio, il palcoscenico vero e proprio), λογεῖον (pedana elevata su cui recitavano gli attori).
(greco θυμέλη): altare consacrato a Dioniso.
(greco θυρώματα): porte di accesso alla scena.