DELFI

 

Città della Grecia, sul versante meridionale del monte Parnaso, in Focide.


Tempietto di Atena pronaia

Ebbe notevole importanza nel mondo antico per il suo santuario dedicato ad Apollo, sede di un famoso oracolo, e proprio per questo deve il suo nome al delfino, animale sacro ad Apollo. Oggi poi questa città è uno dei luoghi archeologici più importanti della Grecia.
Secondo la leggenda, quando Zeus liberò due aquile agli antipodi della terra, il loro volo si incrociò sopra Delfi, che da allora divenne il centro del globo terrestre.
Anticamente Delfi divenne un luogo di incontro, con l'istituzione dei giochi pitici, un insieme di gare poetiche, musicali, equestri e ginniche, nel 590 a.C. In età   classica fu un luogo di sontuosi monumenti, che furono poi danneggiati dai terremoti. Nel IV secolo a.C. la città  ebbe il primo contatto con i Romani.

 

APOLLO
Figlio di Zeus e di Latona e fratello gemello di Artemide. I suoi epiteti principali erano Jatros (medico) e Agyieus, cioè protettore delle strade e delle case.
Egli è spesso raffigurato come un arciere: la sua bellezza "apollinea" rappresentava l'ideale ellenico della perfezione estetica.
Apollo era il dio della morte e della luce, della legalità  e dell'ordine, del diritto, della pace e della purezza dei costumi; era però anche il dio dell'armonia, inventore della lira, custode delle arti e signore delle Muse, che avevano la loro dimora sul monte Parnaso.
Gli animali consacrati al dio erano il lupo, il capriolo, il nibbio, l'avvoltoio, il cigno, il corvo e il delfino. l'alloro era la pianta apollinea per eccellenza: la Pizia infatti masticava una foglia d' alloro durante le sue estasi profetiche.


Tempio di Apollo sul monte Parnaso

Inoltre egli era la principale divinità oracolare ed emetteva i suoi responsi dal santuario di Delfi tramite la Pizia o Pitonessa, sacerdotessa del tempio al lui dedicato. La sua capacità oracolare gli era stata trasmessa dal mostro Pitone, figlio di Gea, la dea madre della Terra. Pitone era una specie di drago, o serpente, posto a guardia dell'oracolo di Gea. Apollo uccise Pitone e fece di Delfi la sede del proprio santuario, assumendo su di sé i poteri dell'oracolo.

In epoca romana il culto ebbe grande successo grazie all'imperatore Augusto che, oltre ad attribuire all'azione del dio la vittoria navale di Azio su Antonio e Cleopatra, nel 28 a.C. fece erigere sul Palatino un tempio a lui dedicato.
Apollo amò molte donne, mortali e immortali, e da queste ebbe molti figli; amò però anche alcuni giovani uomini.
Il dio ispirò poi a lungo i poeti lirici greci: tra gli altri Pindaro (VI secolo a.C.), cantore di Apollo per eccellenza.

 

IL SANTUARIO, IL TEMPIO E L'ORACOLO
Il santuario di Delfi era relativamente piccolo, situato sulla ripida pendenza di una prominenza montuosa ai piedi dei grandi dirupi del Parnaso, un po' lontano dal mare.
Dall'angolo sudorientale del temenos, ovvero del recinto, inizia la Via Sacra, che si snoda tra i "tesori" offerti dalle città  greche più ricche (Tesoro degli Ateniesi), e tra i monumenti che commemoravano vittorie e avvenimenti di particolare rilievo; quindi essa costeggia il tempio terminando sulla terrazza superiore.


Tesoro degli Ateniesi, tempietto votivo offerto in
ringraziamento della vittoria di Maratona

Dal santuario poi, andando a est si raggiunge la famosa sorgente Castalia che scorre da una fenditura nella cima del Fedriade. I visitatori di Delfi erano obbligati a purificarsi nelle sue acque (col lavaggio dei capelli); gli assassini invece erano obbligati a saltare il fosso. Il grande poeta Byron, impressionato da questa leggenda che gli fornì ispirazione poetica, vi saltò dentro. Dall'altra parte della strada c'è è la Marmaria (cava di marmo), o santuario di Athena Pronoia (guardiana del tempio). Il tempio di Apollo Pizio, di cui oggi rimangono solo alcune colonne, fu edificato nel IV secolo a.C., all'interno dell'area del santuario.

Nel pronao (atrio) si leggevano le sentenze dei "sette savi", alcune delle quali (come il motto "conosci te stesso", o "mai troppo!", o ancora "medita bene sul tempo") sono divenute famose. La cella invece, accanto a una statua di Apollo, conteneva un altare dedicato a Poseidone. All'interno del tempio ardeva il fuoco sacro, eternamente acceso, mentre in una stanza sotterranea (l'adyton) si trovava il seggio della Pizia (tripode), posto al di sopra di una fenditura della roccia. Nei pressi dell'adyton vi era anche una pietra (omphalos, ombelico), che i Greci consideravano come il "centro del mondo".
Sempre nell'area del santuario vi è anche un teatro, costruito successivamente, coi sedili scavati nella pietra e riservati alle persone più ricche.


Pianta degli edifici sacri nel santuario di Delfi

Ogni forma di interpretazione della volontà  divina si chiamava divinazione; essa poteva avvenire anche sotto forma di oracolo. Si credeva infatti che a Delfi Apollo ispirasse la Pizia e rivelasse attraverso le sue ambigue parole la sua volontà. Poiché spesso veniva consultato su questioni della città, esso controllava molte decisioni degli uomini e influiva soprattutto sulla vita politica di una città, ma la loro potenza raggiunse il suo culmine attraverso la poesia. Il santuario di Delfi era un luogo di prestigio internazionale e grandi doni permettevano di acquisire l'immortalità o rappresentavano una prova di tangibile potenza (Tesoro degli Ateniesi).
Questo oracolo era uno dei simboli fondamentali dell'unità  dei Greci e tutte le manifestazioni internazionali si svilupparono attorno ad esso.
Nella sua ultima fase divenne il ricettacolo della saggezza tradizionale dei Greci e l'espressione assoluta di ciò che era considerato l'insegnamento degli dei. Infatti gli inviti poco incoraggianti, ma comunque inoffensivi, del dio di Delfi venivano copiati e ricopiati fino in Asia.
In epoca romana il santuario di Delfi era luogo di pellegrinaggio e centro di sapere.
Oltre all'oracolo di Delfi, famoso era anche quello di Dodona nell'Epiro.

 

IL MUSEO
Al museo di Delfi si possono vedere:


L'auriga, uno dei rari bronzi del V sec.
giunti sino a noi
  1. la copia ingrandita dell'omphalos, una pietra a forma di rete ritenuta anticamente dai Greci " centro del mondo", posta sotto il tripode della Pizia nel santuario di Apollo;

  2. il Tesoro degli Ateniesi, ovvero il fregio del monumento votivo dedicato dagli Ateniesi ad Apollo come ringraziamento per la vittoria di Maratona (490 a.C.) sui Persiani;

  3. la Sfinge Alata trovata su una colonna nel santuario di Apollo;

  4. il Tesoro dei Sifni, che è anch'esso un monumento votivo e celebrativo degli abitanti di Sifno;

  5. i Kouroi, che erano le statue dei giovinetti amati o adorati dai personaggi importanti;

  6. la statua di Antinoo, giovane greco di Bitinia amato, venerato e divinizzato dall'imperatore romano Adriano (130 d.C. ca.): questa statua mette in luce la bellezza e la giovinezza di questo ragazzo dai tratti infantili.

  7. l'Auriga, la più famosa statua in bronzo ritrovata a Delfi. I suoi occhi sono fatti di pasta vitrea e grazie a questo risultano molto espressivi.


ANFIZIONIA
Nell'antica Grecia, lega di popoli e città  vicini (in greco amphiktiones, coloro che abitano intorno), a scopo di culto e difesa di un santuario comune, al quale versavano tributi per riti e feste relativi. La più importante fu quella che si costituì attorno al tempio di Demetra ad Antela presso le Termopili, che, avendo aggregato dal 590 a.C. il santuario delfico di Apollo, si denominò "pileo-delfica" o semplicemente "delfica": ne facevano parte tessali, beoti, dori, ioni, magneti, locresi, achei e focesi.

I rappresentanti delle città  alleate, convocati due volte l'anno nel sinedrio, disponevano di due voti ognuno: essi risolvevano i conflitti sorti fra le varie città   e guidavano guerre sacre contro chi violasse le leggi comuni. Questo sistema però non impedì agli stati più forti di controllare l'anfizionia e gli stati minori.
L'anfizionia delfica si mantenne in vita anche in epoca romana imperiale, subendo tuttavia modifiche da parte di Augusto e di Adriano.


LE TERMOPILI
Valico della Tessaglia, nella Grecia centrorientale, fra il monte Eta e il golfo di Lamia.
Il passo, che deve il suo nome a sorgenti termali calde, separava la Focide dalla Tessaglia e costituiva un punto strategico essenziale della Grecia. Dei tre valichi adiacenti si indica propriamente col nome di Termopili quello centrale di Antela.
Presso le Termopili si innalzava il tempio di Demetra, sede di un'antica anfizionia.
L'importanza tattica del passo fece sì che, durante le guerre persiane, nel 480 a. C., i Greci vi concentrassero le forze per sbarrare la strada ai Persiani, ma Serse, dopo tre giorni di lotta grazie a un delatore, con un'abile manovra di aggiramento, l'unica possibile, sorprese alle spalle e sbaragliò l'esercito guidato dal re spartano Leonida, aprendosi la strada per l'Attica. La strenua resistenza e la tragica fine del contingente peloponnesiaco, costituito solo da trecento spartani, rese leggendari il passo, il valore di Leonida e l'episodio, che viene descritto da Erodoto.
Anche il poeta Simonide di Ceo (556-460 a.C.), celebrato autore di epigrammi funerari, compose un encomio per i valorosi caduti alle Termopili dove, anche se Leonida è esaltato singolarmente, per il poeta la sua gloria non è solo vanto di Sparta, ma patrimonio comune di tutti i Greci.