Si sono fatte alcune ipotesi sull'immenso genocidio ittico legato alla marea
nera. La prima ipotesi afferma che la morte dei pesci sia legata ai
disperdienti tossici usati per frammentare e rendere meno visibile il
petrolio, un'altra dice che sia avvenuta un'epidemia, infine ce n'è un'ultima
che ipotizza che questo genocidio sia avvenuto per ipossia ovvero la
mancanza di ossigeno, che sembra un ottima spiegazione per l'ecatombe ittica
accaduta. Molti critici affermano che l'ipossia sia dovuta allo sversamento di
petrolio.
Prima di essere arginata la marea nera rischiava di causare cambiamenti
drammatici di ecosistema in tutto il Golfo del Messico. Per fortuna è stata
arginata per salvare almeno in parte l'ecosistema.
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Uccello ucciso dal petrolio
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Le conseguenze riguardano 8.300 specie di esseri viventi. Si dice che siano
oltre 5.000 delfini in pericolo a causa della macchia petrolifera che, in poco
tempo, ha raggiunto più di 130 miglia ( 210 km. ) raggiungendo, dalle
coste della Louisiana il delta del Mississippi. Il disastro in Louisiana non ha
causato solo effetti immediati sull'acqua ma ha anche costituito una seria
minaccia per la catena alimentare che coinvolge
gli animali e i pesci del luogo. Come i pesci anche gli uccelli sono assai
colpiti da questo evento, il petrolio infatti penetra nel piumaggio degli
uccelli impedendo loro di nuotare e volare, per cui perdono la capacità di
procacciarsi il cibo e di fuggire dai predatori. Il loro istinto li porta a
pulirsi il piumaggio con il becco, ma cosi facendo, ingeriscono il petrolio che
ha effetti nocivi sui reni, il fegato e l'apparto digerente; il tutto porta poi
alla disidratazione e a sqilibri nel metabolismo. Cosi molti uccelli muoiono
prima dell'arrivo dei soccorsi umani. Anche per i mammiferi marini i sintomi
sono gli stessi, in particolare la pelliccia delle lontre di mare e
delle foche perde il suo potere di isolante termico, causando
l'ipotermia. Per ora si ritiene che ci vorrà almeno mezzo secolo per far tornare l'ecosistema
marino a uno stato sufficiente per lo sviluppo e la continuazione della vita.
Le specie più danneggiate sono di sicuro la fauna ittica locale, sino ai
pellicani e altri uccelli.
Si è riscontrato un cambiamento nel DNA di molti microrganismi marini, che sono
i primi a risentire sul serio del cambiamento dell'ecosistema; ciò potrebbe
causare una catastrofe genetica dato che molti pesci si nutrono di questi
microrganismi e quindi anche gli uccelli che si nutrono di questi pesci.
Altra grave conseguenza della Marea Nera è la sterilità dei nuovi nati; infatti
gli idrocarburi sono altamente cancerogeni e sterilizzanti e già secondo alcuni
recenti test su 1000 uova di vari pesci 384 sono risultate sterili e questo
abbasserà ulteriormente la già abbattuta popolazione marina.
Il petrolio inoltre riduce la quantità di luce che attraversa l'acqua, generando
comportamenti anomali tra molti pesci e dimezzando la importantissima flora
marina che è fonte di nutrimento per numerosi pesci e molluschi.
Uccello ucciso dal petrolio |
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Tuttavia si intravede uno spiraglio di speranza, infatti se le operazioni di
contenimento attuate risulteranno tempestive e utili, ogni organismo vivente
potrebbe riadattarsi alla vita nel giro di 2-3 generazioni. Secondo gli
scienziati le spiagge e le paludi costiere colpite per centinaia di km. dalla
marea nera sono ancora il minore dei problemi. Il vero problema è che il Golfo
del Messico è contaminato sott'acqua molto più che in superficie. Fra non molto
si vedranno i cadaveri di squali, delfini e tartarughe. Il petrolio continua a
sgorgare e i diperdienti tossici usati per mascherarne l'impatto sembra che
abbiano soltanto peggiorato la situazione: l'intera catena alimentare risulta
avvelenata e smantellata pezzo per pezzo.
Tartaruga uccisa dal petrolio |