Orione è una delle più belle costellazioni, facilmente riconoscibile per due stelle fra le più brillanti: Betelgeuse (Alfa Orionis), di colore rossastro e Rigel, una stella azzurrastra con temperatura superficiale di circa 20.000 gradi.


Vista di Orione dal cielo

E' una costellazione invernale, culmina a mezzanotte a metà dicembre, si trova a sud del Toro e dei Gemelli e a ovest dei due cani del cacciatore Orione. Gli oggetti interessanti sono la grande nebulosa di Orione (M42 nel catalogo di Messier), la nebulosa oscura Testa di cavallo. La nebulosa di Orione è una regione ricca di gas diffuso e di polveri, cioè di minuscole particelle solide di grafite, silicati e ghiaccio, con impurità di ferro e altri elementi aventi diametri inferiori al millesimo di millimetro. Le nebulose oscure assorbono completamente la luce visibile, ma si possono sondare utilizzando radiazioni infrarosse e radioonde. Così si è scoperto che, associata alla splendente nebulosa di Orione e proprio dietro di essa, c'è una densa nube molecolare, formata cioè essenzialmente da molecole di idrogeno, ma anche da molte altre molecole fra cui il monossido di carbonio. La temperatura è tra i 100 e i 10 gradi assoluti (-263 e -173 gradi centigradi). Gas diffuso, polveri e nubi molecolari sono gli ingredienti necessari per la formazione di nuove stelle, e infatti la nebulosa di Orione e tutte le regioni a essa collegate sono popolate da un gran numero di stelle molto giovani.

Stelle ancora più giovani scoperte nella nebulosa sono quelle circondate da anelli di polvere e gas - nebulose protoplanetarie, da cui si formerà un sistema planetario, e ancora più giovani sono certe macchioline scure, densi agglomerati di gas e polveri, di diametri compresi fra circa un decimo e anno luce, detti "globuli di Bok" perchè scoperti nel 1947 dall'astronomo olandese Bart Bok.

La fase successiva si ritiene sia rappresentata dagli "oggetti di Herbig - Haro" dal nome dei due scopritori l'americano George Herbig e il messicano Guillermo Haro.Sono piccole, deboli nebulose probabilmente illuminate dalle stelle appena formate, e ancora racchiuse come in un bozzolo nella natura che interagisce con i getti di gas emessi dalle stelle neonate. La fase ancora successiva delle stelle TTauri, stelle variabili in modo del tutto irregolare, ancora in fase di contrazione.

 IL MITO

Orione è una delle costellazioni conosciute maggiormente. La sua immagine imponente appare in bella vista nel cielo notturno e fin dalla preistoria gli uomini riconobbero il grande cacciatore.  La prima cosa da capire é come mai Orione che nella mitologia greca non é di gran spicco per le sue imprese, ebbe una sistemazione tra le stelle. Unica spiegazione possibile, è che la costellazione sia arrivata in Grecia provenendo dalla Mesopotamia e che con i secoli abbia perso il suo bagaglio mitico, costringendo così i greci a inventarsi qualcosa che ne giustificasse la presenza in cielo.


Il gigante Uru-anna (Orione per la popolazione dei sumeri)

Per i sumeri, Orione era il gigante Uru-anna " luce del cielo", conosciuto anche come  Dumuzi-Tammuz, il dio della natura che si rinnova ogni anno, rappresentato nell'atto di affrontare Gud-anna "toro del cielo".

Un'altra tradizione mesopotamica identifica Orione con Gilgamesh, il mitico re sumero della città di Uruk. L'eroe rifiutò le profferte amorose della dea Ishtar la quale, offesa, si vendicò inviando il Toro celeste a devastare la città; ma Gilgamesh sorprese l'animale nelle paludi dell' Eufrate e lo trafisse a morte.

Gilgamesh è l'equivalente sumero di Ercole e diversi elementi porterebbero a identificare quest'ultimo con Orione: la lotta con il Toro può ricordare quella di Ercole col toro di Creta; la clava e la pelle di leone che Orione spesso impugna sono anche gli attributi tipici dell'eroe greco.

Vediamo ora i miti relativi a Orione nel mondo classico. Secondo i greci costui  era figlio di Nettuno, che gli donò la capacità di camminare sulle acque. La storia più articolata che lo riguarda racconta che, recatosi nell'isola di Chio, si innamorò della principessa Merope, la quale però non ricambiava e lui, sotto l'effetto del vino, la prese con la forza. Il re Enopione, sconvolto dall'oltraggio, lo fece accecare. Il gigante, disperato, raggiunse l'isola di Lemno dove erano le officine del dio del fuoco, Vulcano. Egli, impietosito dalle sue condizioni, gli offrì come guida un bimbo che lo accompagnasse ai confini del mondo dove la notte dormiva Elio, il Sole,. Arrivato agli estremi confini della terra, i raggi  del Sole nascente dell'alba fecero riacquistare all'eroe la vista. Si dice che Orione, prima di partire per queste terre lontane, avesse fondato in Sicilia una città per riconoscimento verso quella terra che gli aveva ridato la speranza di avere il dono della vista: questa città si chiama oggi Messina.