L’Islanda è un’isola di origine vulcanica, geologicamente giovane (circa 20 milioni di anni) e ancora in corso di formazione. La geologia di quest'isola è molto particolare, infatti l'Islanda è la più ampia parte emergente della lunga dorsale medio-atlantica ed è l’espressione terrestre e visibile di ciò che troveremo, al di sotto della superficie marina, nella dorsale medio oceanica.
Il vulcanismo islandese è molto particolare, infatti in Islanda tra i vari tipi di vulcani attivi e non, possiamo trovare un vulcanismo di tipo fissurale, detto anche lineare (caratteristico proprio della dorsale medio oceanica). Nelle eruzioni fissurali la lava non fuoriesce da un unico cratere ma piuttosto da una spaccatura che si apre nel terreno, spaccatura che può arrivare ad avere una lunghezza anche di diversi chilometri.


Esempio di un eruzione fissurale di un vulcano
Islandese
Al termine dell’attività eruttiva la spaccatura viene riempita e a volte nascosta dalla lava che vi si solidifica fino alla sua riapertura al successivo evento eruttivo. Sopra questa frattura le continue eruzioni costruiscono col tempo un cono vulcanico. L'Islanda è spaccata in due da una faglia vulcanica che è collegata proprio alle varie eruzioni fissurali e che separa le due parti dell’isola di 2 cm

L'isola Surtsey formata dall'eruzione sottomarina
 all’anno.
La particolarità islandese è dovuta alla frattura dell'Atlantico centrale, e la presenza di un punto caldo sotto l'isola. Un'idea di come l'Islanda si possa essere formata si è avuta nel 1963 quando poco distante dalle coste islandesi ha cominciato a formarsi dal mare una nuova isola vulcanica: dopo le prime emissioni di vapore che spuntavano dalla superficie marina, una serie di effusioni laviche hanno cominciato ad accumularsi dal fondo oceanico, (che in quel punto era collocato a 130 m sotto la superficie marina) e in poco tempo hanno formato l'isola di Surtsey alta oggi fino a 170 m e collocata poco distante dalle coste Islandesi. Tali eventi non sono rari, nell'ultimo secolo nuove isole sono apparse con eruzioni sottomarine avvenute anche in Italia,  in Giappone o nelle isole Tonga e si ritiene che tali eventi siano alla base della formazione delle varie isole vulcaniche presenti nell'intero globo. L'ultima eruzione di un vulcano islandese si è avuta nell'aprile 2010 quando il vulcano islandese Eyjafjöll ha ripreso la sua attività sprigionando una nube di cenere che, trasportata dai venti, ha paralizzato per una settimana i voli di quasi tutta l'Europa; l'eruzione si è placata soltanto a metà maggio 2010.

                                                          

 
                        

L' Eyjafjöll  è un vulcano dell'Islanda, più precisamente una piccola catena montuosa, ricoperta dal ghiacciaio Eyjafjallajökull. La catena è situata a sud dell'Islanda, a pochi chilometri dalla costa dell'oceano Atlantico e a ovest del ghiacciaio Mýrdalsjökull.
Si tratta di uno stratovulcano eroso, costruito da lave basaltiche e andesitiche. Di forma allungata in direzione est-ovest, è sormontato da una caldera di 2,5 km di diametro. Gran parte del vulcano è perennemente coperta da una spessa coltre di ghiaccio. Attivo dall'era glaciale, solo quattro eruzioni di questo vulcano sono conosciute in epoca storica, l'ultima è iniziata il 20 marzo
2010.

Gli studi geologici hanno indicato che il vulcano è attivo dall'era glaciale, ma la prima eruzione conosciuta in epoca storica risale al 550 d.C.. La seconda si è prodotta nel 1612, con l'emissione di un milione di metri cubi di tefriti . La terza è iniziata il 19 dicembre 1821 ed è terminata il 1º gennaio 1823. Ha provocato l'emissione di 4 milioni di metri cubi di tefriti, con un alto contenuto di fluoruri. Lo scioglimento dei ghiacci ha dato origine a una forte inondazione , che ha causato notevoli danni nell'area circostante. La quarta eruzione è iniziata il 20 marzo 2010. La diffusione delle ceneri vulcaniche nell'atmosfera in un'area molto vasta ha provocato notevoli problemi al trasporto aereo (le ceneri possono infatti causare seri danni ai motori a getto degli aerei), con la sospensione precauzionale di gran parte dei voli di linea in buona parte dell'Europa.

ERUZIONE DEL 2009


Il vulcano Eyjafjoll durante la sua ultima eruzione.
Alla fine di dicembre 2009, ebbe inizio un’attività sismica nell’area del ghiacciaio Eyjafjallajökull, con migliaia di leggere scosse sismiche di magnitudo oscillante fra i gradi 1 e 2 della scala Richter. Dal febbraio 2010, il Global Positioning System (GPS) usato dall’Istituto metereologico d’Islanda a Þorvaldseyri, mostrò un innalzamento di 3 centimetri della crosta terrestre in direzione sud, dei quali uno in un solo giorno. Questa inusuale attività sismica, assieme alla rapida crescita del terreno ha dato ai geofisici evidenza che vi era in corso una risalita di magma. L’attività sismica ha continuato ad intensificarsi, fra il 3 ed il 5 marzo, nel cui periodo sono state registrate circa 3.000 scosse con epicentro sotto il vulcano. La maggior parte di queste di intensità quasi strumentali (magnitudo 2) per far presagire un’eruzione, ma alcune scosse furono avvertite nelle città vicine. L’eruzione ebbe inizio il 20 marzo 2010, fra le 22:30 e le 23:30 locali (UTC), alcuni chilometri ad est del ghiacciaio, nel nord del passo di Fimmvörðuháls. La fessurazione era lunga circa 500 metri in direzione da nord-est a sud-ovest, con 10 o 12 crateri eruttanti lava ad una temperatura di circa 1.000 gradi centigradi. Il magma veniva lanciato fino all’altezza di 150 metri. La lava era alcalina e relativamente viscosa, e l’avanzata del fiume magmatico verso est e ovest era molto lenta, segno classico di un’eruzione effusiva. La lava fusa compì un percorso di quasi 4.000 metri a nord-est della fessurazione, scorrendo nel canalone Hrunagil e formando una cascata di 200 metri. Il 25 marzo 2010, mentre studiavano l’eruzione, alcuni vulcanologi ebbero modo di vedere, per la prima volta nella storia, il formarsi di uno pseudo-cratere durante un’esplosione di vapore. L’espansione della crosta terrestre continuò a Þorvaldseyri ancora per due giorni dopo l’inizio dell’eruzione, ma poi iniziò a decrescere lentamente, a seguito dell’aumento dell’attività eruttiva, indicando così che l’ingresso del magma nella camera eruttiva era pari alla fuoriuscita di lava dalle bocche, evidenziando un raggiunto equilibrio nell’attività effusiva. Il 31 marzo si aprì però una nuova fessurazione, a circa 200 metri a nord-ovest della prima.  Questa seconda fessurazione era leggermente più piccola della precedente – circa 300 metri – e la lava cominciò a fluire nel canalone Hvannárgil. Queste due eruzioni originavano dalla stessa camera magmatica, secondo quanto dichiarato dai vulcanologi. Nessuna attività sismica inusuale e nessuna deformazione della crosta terrestre venne registrata prima dell’apertura della seconda fessurazione. Nel corso della notte del 22 marzo 2010, vennero riscontrate piogge di ceneri vulcaniche nell’area di Fljótshlíð (20–25 chilometri a nord-ovest del luogo dell’eruzione) e Hvolsvöllur (40 chilometri a nord-ovest) riscontrando una sottile cenere grigia sui veicoli parcheggiati in strada. Intorno alle 7:00 del 22 marzo, venne emessa una colonna di fumo alta 4 chilometri. Questa fu l’esplosione più forte dall’inizio del fenomeno eruttivo. Il 23 marzo 2010, si creò una piccola nube di vapore, quando il magma venne a contatto con un cumulo di neve, che raggiunse la quota di 7 chilometri e venne registrata dalle stazioni di rilevamento dell’Istituto meteorologico islandese.
Il 14 aprile 2010, dopo una breve pausa, riprese l’eruzione da Eyjafjallajökull, questa volta dal centro del ghiacciaio, causando una inondazione che andò ad istradarsi nei vicini fiumi in due rivoli ai lati del vulcano. Diversamente dalla prima eruzione, la seconda avvenne sotto i ghiacci. L’acqua fredda del ghiacciaio miscelata alla lava creò delle piccole particelle di ghiaccio che miscelate alla cenere si innalzarono nella nube di vapore e fumo e vennero trasportate a grande distanza. Questo, assieme alle dimensioni dell’eruzione, stimata venti volte maggiore di quella del 20 marzo su Fimmvörðuháls, creò una nube di particelle di silicio, molto pericolose per la navigazione aerea. La grande fuoriuscita di ceneri da questo vulcano si è espansa in quasi tutta l'Europa e ha causato il blocco del traffica aereo.