Tsunami a Stromboli

20 ottobre 2002

altezza massima delle onde: fino a 10 metri

vittime: solo sei feriti


Immagine del fianco del vulcano dopo la caduta di un costone in acqua.
Il 20 ottobre 2002 il vulcano Stromboli comincia a eruttare; si succedono una piccola colata lavica e pioggia di lapilli. L'emergenza culmina il 30 dicembre quando, in seguito ad una vigorosa ripresa dell'attività esplosiva, un costone del cratere sul lato nord dell'isola causa un piccolo tsunami, con la formazione di onde di grandi dimensioni. Il bilancio è di sei feriti, con danni pronunciati alle abitazioni e alle barche. Era già accaduto nel 1930, la lava fuoriuscita nelle diverse colate succedutesi nel corso degli anni e consolidatasi sul fianco della montagna per tutta la lunghezza dalle bocche fino al mare finisce con il crollare all'improvviso. E' accaduto molte volte che la lava fuoriuscita dalle bocche si condensasse a contatto con il mare in grandi piattaforme e che queste sprofondassero all'improvviso in mare perché si distaccavano a causa del peso eccessivo sospeso. Questa volta, però, a cadere è stato una parte alta del lato del cratere. Le conseguenze dello scivolamento sono state il formarsi di una grande nube di cenere sprigionatasi dallo stesso materiale caduto in mare e la formazione di alcune onde di grandi dimensioni. La prima onda, la più grande, si calcola che fosse alta dieci metri seguita da altre di misura decrescente. Le onde hanno invaso e ricoperto le località più basse lungo le coste dell'isola come a Fico Grande e Scari dove hanno danneggiato le case prospicienti spiagge e costa, le barche ed i materiali lasciati sulle rive. A Ginostra, sul lato sud, hanno invaso il porticciolo di Pertuso e danneggiato le barche che erano fermate lì. Le onde si sono sentite anche in tutte le altre isole delle Eolie e, seppure con una forza che andava via via scemando, sono arrivate fino alla costa milazzese dove hanno danneggiato una petroliera all'ancora.  Nel corso del mese l'isola di Stromboli è stata evacuata in buona parte, si teme che un secondo costone possa ancora cadere in mare e potrebbe provocare altre onde anomale e si stanno facendo accertamenti in tal senso. All'alba del 3 gennaio 2003 si cominciano a precisare meglio i contorni di quanto accaduto: il 30 dicembre è caduto in mare un primo tratto di costone di circa 600/700.000 metri cubi e successivamente un altro pezzo di 3/4.000.000 di metri cubi (equivalente di un palazzo di 60 piani) e che è quello che ha causato il maremoto. Adesso si teme che un altro costone possa cadere, ma che non procurerebbe un'onda anomala pericolosa,oppure potrebbe anche stabilizzarsi. Si è permesso alla popolazione residente di rientrare e si prevedono 60 giorni di tempo per una situazione più definitiva. Si parla poi di una teoria dell'Osservatorio Vesuviano che parla di una camera magmatica a 700 metri di altezza appena sotto la crosta del costone, ma tale ipotesi è da verificare ed è stata smentita dalla Protezione Civile.