Cartina Uganda


-PROFILO ECONOMICO

TERRITORIO

Quasi il 20% del territorio del paese è occupato da laghi, come i laghi Giorgio e Kyoga e, in parte, i laghi Vittoria, Edoardo e Alberto, tutti compresi, come la maggioranza dei fiumi, nel bacino dell’alto corso del Nilo, che, nel tratto compreso tra il lago Vittoria e il lago Alberto, prende il nome di Nilo Vittoria, mentre dal lago Alberto a Nimule, presso la frontiera con il Sudan, assume la denominazione di Nilo Alberto. Circa l’85% del paese si estende su un elevato altopiano (1.000-1.400 m), più basso al centro, dove le acque confluiscono a formare il lago Kyoga. I bassopiani principali si trovano nella Rift Valley, che si snoda lungo il confine occidentale e ospita i laghi Edoardo e Alberto. Le cime più elevate si innalzano nel massiccio del Ruwenzori, a sud-ovest, che raggiunge i 5.109 m, ma sono presenti rilievi elevati anche lungo il confine con il Kenya. Le zone adiacenti il lago Vittoria, poste a un’altitudine di 1.500-2.000 m, sono le più densamente popolate.

-CLIMA

Malgrado sia ubicato all’equatore, l’Uganda gode di un clima temperato, soprattutto grazie all’altitudine; le temperature variano dai 15,6 ai 29,4 °C. Sono presenti due stagioni umide – da marzo a maggio e da settembre a novembre – durante le quali cadono mediamente da 750 mm (nel nord-est) a 1.500 mm (presso il lago Vittoria) di pioggia all’anno.

-FLORA E FAUNA

Per quanto riguarda il manto vegetale, gran parte del settore meridionale è coperto dalla foresta pluviale, fatta eccezione per la zona sudoccidentale, dove sono presenti soprattutto piante arbustive e acacie; a nord prevale la savana, che sull’altopiano comprende piante erbacee e radi alberi.

La fauna selvatica, gran parte della quale vive in aree protette, comprende diversi tipi di scimmie (tra cui lo scimpanzé), l’elefante, l’antilope, il leone e il leopardo.

-PROBLEMI E TUTELA DELL'AMBIENTE

I principali problemi ambientali che il paese deve affrontare sono costituiti da deforestazione ed erosione del suolo. Situato nel punto di incontro di quattro zone di vegetazione, lo stato presenta un’enorme ricchezza biologica. Lo sfruttamento intensivo del terreno per uso agricolo e la crescente pressione demografica hanno portato alla distruzione di gran parte delle zone umide e delle foreste del paese. La maggior parte del fabbisogno energetico è infatti soddisfatto dal legname proveniente dalle foreste. Altri problemi ambientali cui l’Uganda deve far fronte sono rappresentati dallo sfruttamento indiscriminato delle aree destinate a pascolo e dal bracconaggio di molte specie di animali selvatici. Per cercare di arrestare questi fenomeni di degrado forestale sono state istituite alcune riserve naturalistiche: i parchi nazionali del Ruwenzori e il Bwindi Impenetrable (entrambi World Heritage Site dal 1994), del Kabalega e del Kidepo che rappresentano, inoltre, una notevole attrazione turistica. Il governo ha ratificato accordi internazionali sull’ambiente in materia di desertificazione, biodiversità, conservazione della vita marina, specie in via d’estinzione e zone umide.

POPOLAZIONE

Il paese ha una popolazione di 31.367.972 abitanti (2008), con una densità media di 157 unità per km²; il tasso di urbanizzazione è del 12% (2005). Prevalente è il ceppo bantu (circa il 70%) al quale appartengono i baganda (18,8%, i più numerosi), i banyankore (10,2%), i bakiga (8,6%), i basoga (8,5%) e i banyoro, che popolano perlopiù la metà meridionale del paese. Ben rappresentate sono anche le etnie nilotiche (langi, 6,1%; acholi, 4,6%) e niloto-camitiche (come i karamojong), soprattutto nelle regioni settentrionali e orientali. Gli immigrati asiatici (perlopiù di origine indiana e pakistana), presenti in gran numero fino agli anni Sessanta, sono stati espulsi quasi interamente nel 1972, in seguito a un provvedimento varato da Idi Amin Dada.

-LINGUA E RELIGIONE

L’inglese è la lingua ufficiale; lo swahili è utilizzato come lingua franca (vedi Lingue africane). Sono inoltre parlati numerosi idiomi locali (come il luganda). I cristiani costituiscono l’83,5% della popolazione, divisi in cattolici (44,5%) e protestanti (39%); circa il 10% è rappresentato da musulmani, mentre il resto pratica culti animisti.

-ISTRUZIONE E CULTURA

Il sistema educativo britannico ha avuto grande influenza in Uganda e le scuole dei missionari vi hanno svolto un ruolo molto importante. Il tasso di alfabetizzazione della popolazione adulta è del 71,6% (2005). Tra gli istituti d’educazione superiore si ricorda la Makerere University, con sede a Kampala, ove si trovano anche le maggiori istituzioni culturali del paese, come la Biblioteca nazionale e il Museo ugandese, che ospita materiale etnologico, archeologico e scientifico.

DIVISIONI AMMINISTRATIVE E CITTA' PRINCIPALI

L’Uganda è amministrativamente suddiviso in 69 distretti. Kampala, ubicata presso il lago Vittoria, è la capitale e la maggiore città, nonché il principale polo commerciale del paese; tra gli altri centri di rilievo si citano Jinja, Mbale, Entebbe e Gulu.

ECONOMIA

Nel 2006 il prodotto interno lordo fu di 9.419 milioni di dollari USA, pari a un PIL pro capite di 315 dollari USA. L’economia ugandese dipende ampiamente dal settore agricolo che, favorito dalla ricchezza dei suoli, offre una produzione abbastanza diversificata. Le risorse minerarie sono scarse e il paese manca di un accesso diretto al mare; inoltre, tensioni politiche hanno limitato fortemente la cooperazione con i vicini stati del Kenya e della Tanzania (con i quali, fino al 1977, ha formato la Comunità dell’Africa orientale), i cui porti costituiscono i maggiori sbocchi per i suoi traffici. Le continue agitazioni, la guerra civile degli anni Settanta e Ottanta, nonché la siccità che ha colpito le regioni settentrionali negli ultimi decenni, hanno gravemente danneggiato l’economia ugandese la quale tuttavia, a partire dal 1986, grazie alla maggiore stabilità interna e a una politica volta a favorire i settori primario e secondario, ha ricominciato a sollevarsi.

-AGRICOLTURA E ALLEVAMENTO

Il settore agricolo, che occupa il 69% (2003) della popolazione attiva, fornisce il 32,3% (2006) del PIL del paese, nonché il 90% dei proventi derivanti dall’esportazione; una discreta quantità di aziende lavora a livelli di sussistenza o di semisussistenza. I principali prodotti commerciali sono caffè, cotone, tè e tabacco; quelli destinati al fabbisogno alimentare interno comprendono miglio, sorgo, mais, cassava, arachidi e banane. L’allevamento si basa soprattutto su bovini, pecore e capre.

-RISORSE FORESTALI E PESCA

Il 15% del territorio è coperto di foreste, che producono una discreta quantità di legname pregiato, tra cui il mogano, che è il più esportato. Il grande potenziale dell’industria della pesca, che si avvale dell’enorme quantità di pesce presente nei vasti laghi interni, non è ancora sufficientemente sfruttato ed è quasi esclusivamente destinato al consumo locale.

-RISORSE MINERARIE ED ENERGIA

La produzione di rame è fortemente diminuita durante gli anni Ottanta, ma il paese possiede anche depositi di fosfati, sale, tungsteno, stagno, berillio e oro. La maggior parte delle industrie è ubicata sulla direttrice Jinja-Kampala-Tororo e si occupa della trasformazione di prodotti agricoli. Il settore ha cominciato a riprendersi a partire dal 1986, dopo il lungo periodo di crisi avviato, nel 1972, da Amin, con la nazionalizzazione delle molte fabbriche appartenenti agli inglesi e agli immigrati asiatici operanti nel paese, cui seguirono problemi come la cattiva gestione economica e la guerra civile. I programmi varati dal governo prevedono, oltre alla privatizzazione, anche una riapertura agli investimenti stranieri e ai vecchi gestori, i quali dovrebbero riavviare gli stabilimenti che, prima dell’arresto della produzione, fabbricavano articoli come tessuti, abbigliamento, birra, bibite ecc. Il comparto industriale contribuisce con il 18,4% (2006) alla formazione del PIL, occupando il 7,6% della forza lavoro.

La produzione di energia elettrica è stata, nel 2003, di 1.729 milioni di kWh, quasi interamente generati da impianti idroelettrici come quello delle Owen Falls (il maggiore), sul Nilo Vittoria, presso Jinja.

-COMMERCIO E FINANZA

Malgrado la scarsità di infrastrutture, i turisti hanno ricominciato a frequentare il paese a partire dal 1986, attratti dagli splendidi paesaggi montani e lacustri; nel 2006 gli arrivi furono 539.000. Le esportazioni vertono soprattutto su caffè, cotone e tè, mentre i prodotti importati comprendono materiale per il trasporto, petrolio, metalli primari, macchinari, prodotti cartacei, derrate alimentari e tessuti di cotone. Nel 2004 il valore totale delle esportazioni fu di 639 milioni di $ USA, a fronte di importazioni per 1.657 milioni di $ USA. I maggiori partner commerciali sono Kenya, Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia e Germania.

L’unità monetaria è il nuovo scellino ugandese, emesso dalla Banca dell’Uganda e introdotto nel 1987 dal governo del Movimento di resistenza nazionale (NRM), in seguito a una forte svalutazione della vecchia moneta.

-TRASPORTI E VIE DI COMUNICAZIONE

Il paese è dotato di una rete stradale di 70.746 km (2003), asfaltata per il 23%; molte strade sono inoltre percorribili soltanto durante la stagione secca. La ferrovia si estende per 259 km (2004) e fornisce il collegamento con l’oceano Indiano, passando attraverso il Kenya. Regolari sono i servizi di battelli sul lago Vittoria, che giungono fino ai porti tanzaniani e kenyani. La compagnia aerea nazionale è la Uganda Airlines; il principale aeroporto si trova a Entebbe.

ORDINAMENTO DELLO STATO

Colonia britannica dal 1896, l’Uganda è uno stato indipendente nell’ambito del Commonwealth dal 9 ottobre 1962. Negli anni successivi all’indipendenza la vita del paese è stata travagliata da una serie di conflitti civili e di violenti cambiamenti di regime. Dal 1986 il potere è nelle mani del Movimento di resistenza nazionale (National Resistance Movement, NRM, l’ala politica dell’Esercito di resistenza nazionale). Nell’ottobre 1995 è stata varata una nuova Costituzione che ha introdotto il multipartitismo e l’elezione diretta, con un mandato di 5 anni, del capo dello stato. Questi esercita assieme al governo il potere esecutivo; il potere legislativo spetta a un Parlamento di 308 membri. Il tribunale di grado più elevato è la Corte suprema. È in vigore la pena di morte.

-I PARTITI POLITICI

I partiti, banditi dalla vita politica del paese per circa due decenni, sono tornati alla legalità nel 1995. Attualmente le forze politiche di un certo rilievo, oltre al Movimento di resistenza nazionale, sono il Forum per il cambiamento democratico e il Congresso del popolo ugandese.

STORIA

Fin dall’inizio della nostra era, la regione fu zona di insediamento di agricoltori bantu e di allevatori nilotici. Nel XV secolo fu fondato Bunyoro, il primo dei grandi regni ugandesi, che durante i due secoli successivi riuscì a espandersi nella gran parte delle aree centrali della regione e a imporvi il proprio controllo.

-IL REGNO DI BUGANDA

A partire dal XVI secolo un nuovo regno, quello di Buganda, iniziò la sua ascesa, diventando nell’Ottocento una forte entità statale, estesa tra il lago Vittoria e il fiume Kagera. Nello stesso periodo si costituirono due regni più piccoli, Ankole e Toro. Il regno di Buganda fu quello che sviluppò un sistema politico più complesso ed efficace, al cui vertice era un sovrano (kabaka) assistito da un consiglio di notabili (lukiko). Dotato di un esercito formato da soldati di professione e da coscritti, il Buganda impose la sua egemonia sugli altri regni, ma non riuscì tuttavia a sottometterli.

-IL DOMINIO BRITANNICO

Intorno al 1840 la regione fu raggiunta da mercanti arabi d’avorio e di schiavi, subendo una prima islamizzazione. Nel 1862 vi giunsero gli esploratori britannici John Hanning Speke e James Grant, che cercavano le sorgenti del Nilo. A questi seguirono Samuel White Baker e Charles George Gordon, al comando di truppe egiziane. L’arrivo, nel 1875, dell’esploratore Henry Morton Stanley – che fu ricevuto dal kabaka Mutesa I – aprì definitivamente la strada alla penetrazione europea. Tra il 1877 e il 1879 giunsero nel regno di Buganda missionari protestanti inglesi e cattolici francesi, determinando la formazione di tre diverse fazioni in seno alla corte: una cattolica, una protestante e una islamica capeggiata dal kabaka Mwanga, figlio di Mutesa I. I contrasti tra le fazioni sfociarono in breve in un conflitto civile, dal quale, grazie all’intervento della Gran Bretagna, uscirono vittoriosi i protestanti.

In seguito a un accordo stipulato con la Germania (1890), gli inglesi assunsero il controllo del regno di Buganda, che nel 1894 fu trasformato in protettorato con il nome di Uganda. La Gran Bretagna concesse allo stato un’ampia autonomia, preservandone il sistema politico e sociale. Sui regni di Toro e Ankole, uniti al protettorato tra il 1900 e il 1902, la colonizzazione britannica agì in modo più diretto, affidandosi a funzionari europei. A partire dalla fine dell’Ottocento, immigrati indiani giunti in Africa in seguito ai lavori di costruzione delle ferrovie si stabilirono nel paese, sviluppandone i commerci.

La colonizzazione favorì la concentrazione della proprietà delle terre, fino a quel momento comune, nelle mani di poche compagnie controllate dalla Gran Bretagna, che introdussero nella regione colture da esportazione. Nel 1921 fu creato un Consiglio legislativo, in cui tuttavia non vennero ammessi i nativi africani fino al 1945.

-L'UGANDA INDIPENDENTE

Alla fine della seconda guerra mondiale iniziò a formarsi nel paese un primo movimento per l’indipendenza. Agli inizi degli anni Cinquanta il Buganda reclamò l’indipendenza dall’Uganda e il kabaka Mutesa II fu esiliato per tre anni a Londra. Le trattative per l’indipendenza furono lunghe e difficili. Ottenuto l’autogoverno nel 1958, l’Uganda si diede una struttura politica di tipo federale, in cui tuttavia il Buganda conservò un ruolo egemonico e a Mutesa II venne riservata la presidenza.

Le prime elezioni, tenutesi nell’aprile del 1962, furono vinte dal Congresso del popolo ugandese (CPU) e Milton Obote divenne primo ministro; nell’ottobre dello stesso anno fu proclamata l’indipendenza. Nel 1963 fu proclamata la repubblica. Negli anni seguenti la vita del paese fu tormentata dal conflitto tra il Buganda e il governo di Obote, espressione delle popolazioni nilotiche e favorevole a una maggiore centralizzazione del potere. La contesa ebbe fine nel maggio del 1966, quando Obote depose Mutesa II. Nel 1967 fu quindi varata una Costituzione unitaria e Obote assunse direttamente la presidenza, concentrando nelle sue mani un grande potere. Il Buganda, diviso in quattro distretti, continuò a costituire anche in seguito un focolaio di tensioni.

-LA DITTATURA DI IDI AMIN DADA

Nel 1971, con il paese afflitto da una grave crisi economica, un colpo di stato rovesciò Obote e portò al potere il generale Idi Amin Dada. Questi instaurò nel paese una feroce dittatura, inaugurando un periodo di vero e proprio terrore. Migliaia furono gli oppositori politici arrestati e uccisi dopo atroci torture, mentre un vero e proprio genocidio fu attuato nei confronti delle popolazioni nilotiche, colpevoli di aver sostenuto Obote; durante il periodo della dittatura di Amin, almeno 300.000 persone vennero trucidate da forze regolari e irregolari controllate dal dittatore, che nel 1972 espulse dal paese più di 60.000 asiatici, accusandoli di esercitare un monopolio sull’economia.

Con il paese sull’orlo della bancarotta economica, alla fine del 1978 l’esercito ugandese invase la Tanzania con l’obiettivo di annettersi la regione del fiume Kagera. L’anno successivo le forze tanzaniane e quelle ugandesi del Fronte di liberazione nazionale dell’Uganda (FLNU) travolsero l’esercito regolare ugandese, costringendo il despota alla fuga.

-IL RITORNO DI OBOTE

Alla fine del 1980, al culmine di una drammatica lotta per il potere, Obote riconquistò la presidenza del paese in seguito allo svolgimento di caotiche elezioni.

Privo di legittimità, Obote impose al paese un regime sanguinario, provocando decine di migliaia di vittime. Nonostante il sostegno ottenuto da diversi paesi occidentali e comunisti, Obote non riuscì a fronteggiare la catastrofica situazione economica, che nel nord del paese provocò una grave carestia. Nel 1982 Obote consentì il rientro degli asiatici, ma nello stesso anno l’Uganda precipitò nuovamente nella guerra civile e il regime, già minato al suo interno da profonde divisioni etniche, andò via via indebolendosi.

Nel luglio del 1985 un colpo di stato militare guidato dal generale Tito Okello, appartenente a un’etnia nilotica, rovesciò Obote e sospese la Costituzione. Nel gennaio dell’anno seguente l’Esercito di resistenza nazionale di Yoweri Museveni conquistò Kampala e si impadronì del potere.

-UNA NUOVA POTENZA REGIONALE

Grazie al sostegno degli organismi internazionali, Museveni lanciò un piano di riforme volto a rilanciare l’economia nazionale e a riportare la sicurezza nel paese. Sul piano politico, Museveni coinvolse nel governo i rappresentanti delle principali etnie, senza tuttavia aprire il paese al multipartitismo, che considerava “inadatto” al contensto ugandese. Nel 1993 Museveni restaurò formalmente le tradizionali monarchie, lasciandole prive di poteri effettivi, e nel 1995, con l’adozione di una nuova Costituzione, legalizzò i partiti, ai quali fu tuttavia interdetta la possibilità di esercitare l’attività politica. Nel 1996 Museveni fu rieletto alla presidenza dell’Uganda nelle prime elezioni presidenziali dirette. Nello stesso anno, nel nord del paese, si intensificarono le attività di guerriglia dell’“Armata di resistenza del Signore”, capeggiata da Joseph Kony.

Nella seconda metà degli anni Novanta l’Uganda giocò un importantissimo ruolo come potenza regionale. Nel 1997 Museveni sostenne la ribellione contro il dittatore dello Zaire Mobutu Sese Seko, ma già l’anno successivo inviò truppe nel paese confinante, ribattezzato Repubblica Democratica del Congo, appoggiando l’avanzata delle milizie banyamulenge contro Laurent-Désiré Kabila. Fino al 2002 le truppe ugandesi mantennero l’occupazione di ampie zone nel nord-est della Repubblica Democratica del Congo, sottoponendole a razzie sistematiche. Agli inizi del 2001 Museveni fu rieletto alla presidenza del paese, battendo il leader del Forum per il cambiamento democratico Kizza Besigye; iniziò tuttavia a perdere il sostegno dei paesi occidentali.

-SVILUPPI RECENTI

Nel 2002 Museveni sottoscrive un accordo con il Sudan rivolto a contenere l’attività di guerriglia dell’Armata di resistenza del Signore di Joseph Kony. Una prima trattativa, avviata alla fine del 2004, si conclude senza esito.

Nel luglio del 2005 il Parlamento approva un emendamento alla Costituzione che, abolendo il limite di due mandati presidenziali, spiana la strada alla rielezione di Museveni. A ottobre Kizza Besigye, il principale concorrente di Museveni, è arrestato con l’accusa di tradimento, possesso illegale di armi e stupro. Besigye è rilasciato su cauzione nel gennaio 2006, a poche settimane dalle elezioni, nelle quali ottiene il 37% dei voti contro il 59% ottenuto da Museveni.

Nel luglio 2006 riprendono le trattative tra il governo ugandese e l’Armata di resistenza del Signore, che si concludono ad agosto con la firma di un cessate il fuoco.

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