Nome completo del paese: Repubblica popolare del Congo
Superficie: 342.000 kmq
Popolazione: 3.039.126 abitanti
Capitale: Brazzaville (1.169.900 abitanti)
Popoli: Kongo 48%, sangha 20%, m'bochi 12%, teke 17%,
Lingua: francese (lingua ufficiale), lingala, monokutuba e altri idiomi locali
Religione: cristiana 50%, animista 48%, islamica 2%
Ordinamento dello stato: Repubblica parlamentare
Presidente: Denis Sassou-Nguesso
Primo ministro: Isidore Mvouba (2005)
TERRITORIO
La Repubblica del Congo (dal
1969 al 1992 Repubblica Popolare del Congo, nota
anche come Congo-Brazzaville, Congo Francese
o più semplicemente Congo), è uno stato dell'Africa
Centrale e un'ex-colonia francese. La capitale è Brazzaville.
Confina a nord con il Camerun e la Repubblica Centrafricana, a est e a
sud con la Repubblica Democratica del Congo, a sud per un breve tratto con
l'exclave angolana di Cabinda, a sud-ovest si affaccia sul Golfo di Guinea e a
ovest confina con il Gabon.
Il territorio è dominato dal bacino del fiume Congo (o Zaire); questa regione,
che costituisce l’area centrale del paese, si configura come una vasta
depressione con vegetazione a savana, orlata su tutti i lati da altipiani e
catene montuose, tra le quali spicca quella dei Mitumba, sul confine orientale,
dove nasce il fiume Ubangi, affluente settentrionale del Congo. A sud-est il
bacino è delimitato da un’area montagnosa, detta altopiano dello Shaba (o
Katanga), che raggiunge i 1.220 m sul livello del mare, ricco di giacimenti
minerari. A sud-ovest si innalza invece l’altopiano dell’Angola, dove nasce il
Kasai, affluente meridionale del Congo.
Il paese è attraversato
da numerosi fiumi, le cui valli sono coperte di fitta vegetazione; impenetrabili
foreste equatoriali occupano le regioni orientali e nordorientali, la più vasta
delle quali, chiamata con vari nomi (Ituri, Great Congo, Pygmy, Stanley) con i
suoi 65.000 km² si estende a est, dalla confluenza dei fiumi Aruwimi e Congo
fino al lago Alberto; in quest’area, sul confine con l’Uganda, si trova il
massiccio del Ruwenzori, con la sua vetta più alta, il monte Margherita (5.109
m).
CLIMA
Fatta eccezione per la zona degli altipiani, il clima del paese è caldo-umido,
con temperature medie di circa 27 °C nella depressione centrale e punte estreme
in febbraio, il mese più caldo in assoluto; sopra i 1.500 m la media scende a 19
°C. Le precipitazioni raggiungono una media annua di 1.520 mm al nord e 1.270 mm
al sud, con frequenze abbondanti, tra aprile e novembre, a nord dell’equatore e,
tra ottobre e maggio, a sud.
Particolarmente varia e abbondante è la fauna, tra
cui si annovera il leone, l’elefante, il leopardo, lo scimpanzé, il gorilla, la
giraffa, l’ippopotamo, la zebra, il bufalo e varie specie di rettili e di
uccelli; numerosissimi gli insetti, molti dei quali portatori di malattie
endemiche, come la mosca tse-tse e la zanzara Anopheles,
che trasmette la malaria.
POPOLAZIONE
Nel 2008 la popolazione era di 3.903.318 abitanti, con una densità media di 11
unità per km². La popolazione è composta da cinque etnie, delle quali la più
numerosa, pari al 50% del totale, è quella dei bakongo, che occupa i territori
nei pressi e a sud-ovest di Brazzaville; il gruppo dei bavili vive sulla costa,
quello degli mboshi nella zona di passaggio dalla savana alla foresta nella
parte settentrionale del paese, quello dei sangha nelle foreste del nord; nella
regione settentrionale vive anche un numero limitato di pigmei, quasi del tutto
scomparsi dalle altre regioni.
LINGUA E RELIGIONE
La lingua ufficiale è il francese; sono tuttavia diffusi
numerosi idiomi locali, come il lingala e il kikongo, appartenenti al ceppo
bantu. Le religioni principali sono quella cattolica e quella animista; circa il
10% della popolazione è protestante, e il 3% musulmano.
Due bambine vestite a festa poco prima della
cerimonia durante la quale saranno mutilate
dall'orrenda pratica dell'infibulazione.
CITTà PRINCIPALI
Il 54% (2005) della popolazione vive in aree urbane. La capitale, Brazzaville, è
il maggior centro industriale del paese; altre città di rilievo sono
Pointe-Noire, primo porto del paese, Loubomo, Nkayi, Mossendjo e Ouesso.
PROFILO ECONOMICO
PIL: 2,3 miliardi di dollari
PIL pro capite: 800 dollari
Tasso annuale di crescita: 3,7%
Inflazione: 1,8%
Settori/prodotti principali: prodotti agricoli (zucchero, riso, grano, caffé), estrazione del petrolio, sapone, sigarette, risorse minerarie (oro, uranio, zinco), legname
Partner economici: Taiwan, Sud Corea, Cina, Stati Uniti, Francia, Italia, Belgio, India
ECONOMIA
Malgrado le cospicue
riserve petrolifere off-shore e le strategiche strutture portuali
(indispensabili per gli scambi di altri paesi della regione come il Ciad e la
Repubblica Centrafricana), l’economia del paese, frenata prima da una confusa
nazionalizzazione e poi afflitta dalla guerra civile, è in gran parte da
ricostruire. Dal 1994 il Congo ottenne aiuti dal Fondo monetario internazionale
(FMI) e dalla Banca Mondiale per attuare dei piani d’aggiustamento strutturale
che, tuttavia, diedero risultati insoddisfacenti. Dal 1995 le misure d’austerità
imposte dal governo provocarono forti ondate di scioperi, soprattutto tra i
dipendenti pubblici. La disorganizzazione del paese si accentuò dal 1998, quando
riesplose la guerra civile. Negli ultimi anni la relativa stabilizzazione della
vita politica ha consentito una modesta ripresa dell’economia. Nel 2006 il
prodotto interno lordo era di 7.385 milioni di dollari USA, pari a 2.001,80
dollari USA pro capite.
SETTORE PRIMARIO
Il 49% (1990) della popolazione trae sostentamento dall’agricoltura, spesso
condotta con metodi primitivi; i prodotti destinati all’esportazione vengono
invece coltivati con sistemi più moderni nelle piantagioni della valle del Niari.
I prodotti esportati includono noci di cocco, canna da zucchero, arachidi,
tabacco, caffè, cacao, banane e, in misura minore, manioca, mais, patate dolci e
riso. Il comparto agricolo forniva, nel 2006, il 4,2% del PIL. La grande
rilevanza commerciale della silvicoltura e le malattie causate dalla mosca tse-tse hanno recentemente ridotto la diffusione dell’allevamento. Una delle
principali ricchezze del paese è costituita dal patrimonio forestale, dal quale
si ricavano considerevoli quantità di legname pregiato, destinato in gran parte
all’esportazione.
Una donna prepara il pasto per la sua famiglia. La
maggioranza della popolazione di questo paese è ancora legata a
usanze tradizionali in occupazioni domestiche come questa; il piatto più
comune consiste in una zuppa di cereali con
radici di manioca.
SETTORE SECONDARIO
Il settore minerario, poco rilevante fino all’inizio degli anni Settanta, è
aumentato di importanza dopo la scoperta di giacimenti di petrolio (per la cui
estrazione sono state realizzate 26 piattaforme off-shore) che è oggi di gran
lunga il principale prodotto d’esportazione (87,6% sul totale delle
esportazioni) e contribuisce in modo fondamentale alle entrate del paese. Dal
1976 è attiva a Pointe-Noire una raffineria. Nel paese si estraggono inoltre gas
naturale, piombo, zinco, oro, fosfati, bauxite e ferro.
L’industria manifatturiera occupa il 15% (1990)
della forza lavoro e produce perlopiù beni di largo consumo; i settori
principali sono quello alimentare e della lavorazione di tabacco e legname; nel
paese sono inoltre attivi stabilimenti tessili, cementifici, calzaturifici e
impianti per la produzione di sapone. Nel 2006 il settore industriale forniva il
73,5% del PIL.
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SETTORE TERZIARIO
Il paese esporta soprattutto petrolio e, in misura minore, prodotti agricoli e
legname; le importazioni riguardano macchinari, attrezzature e generi
alimentari. Nel 2000 il valore totale delle esportazioni fu di 2.091 milioni di
$ USA, a fronte di importazioni per 930 milioni di $ USA. I maggiori partner
commerciali sono i paesi che fanno parte dell’Unione economica e commerciale
dell’Africa centrale (Camerun, Repubblica Centrafricana e Gabon), ma sono
sviluppati anche i rapporti commerciali con Francia e Stati Uniti.
L’unità
monetaria del paese è il franco CFA, emesso dalla Banca centrale della Comunità
finanziaria africana per gli stati dell’Africa centrale, con sede a Yaoundé
(Camerun). Brazzaville è il centro economico e finanziario maggiormente
sviluppato nell’area della Zona del franco dell’Africa centrale.
Anche se interrotto da rapide e cascate, il fiume Congo
con i suoi affluenti è il principale asse di comunicazione del paese; le vie
fluviali sono navigabili per più di 4.300 km e compensano in parte lo scarso
sviluppo stradale e ferroviario. Il principale tronco ferroviario è la strada
ferrata Congo-Oceano (510 km), che collega Brazzaville a Pointe-Noire; un’altra
linea privata, lunga 286 km, mette in comunicazione la ferrovia principale con
il centro minerario di Moanda in Gabon. La rete stradale, asfaltata per il 5%
(2004), è lunga circa 17.289 km ed è più estesa nella parte meridionale del
paese. Le comunicazioni internazionali sono assicurate dagli aeroporti di
Brazzaville e Pointe-Noire.
ORDINAMENTO DELLO STATO
Sottoposto a una lunga colonizzazione prima portoghese e
poi francese, il paese diventò indipendente il 15 agosto 1960. Per diversi anni
fu governato da un regime a partito unico di ispirazione marxista-leninista. Nel
1991 diventò formalmente una repubblica democratica parlamentare, ma il paese
venne sconvolto da una lunga e violenta guerra civile. Secondo la nuova
Costituzione, approvata nel 2002, il presidente della Repubblica, eletto a
suffragio universale ogni sette anni, è anche capo del governo. Il potere
legislativo spetta a un Parlamento bicamerale, costituito da un’Assemblea di 153
membri (rinnovata ogni cinque anni) e di un Senato di 66 membri (rinnovato ogni
sei anni).
Il sistema giudiziario si basa sul diritto francese
e sulle consuetudini locali. È in vigore la pena di morte, ma da più di due
decenni non vengono eseguite sentenze capitali.
Le vita politica del paese è dominata dal Partito congolese
del lavoro, l’ex partito unico. Sono presenti nel Parlamento diverse formazioni
minori, tra cui il Movimento congolese per la democrazia e l’Unione panafricana
per la socialdemocrazia.
Nel 1482 il portoghese Diogo Cão, risalendo il corso del
fiume Congo, si imbatté in due grandi regni: quello di Loango, esteso a nord e a
est del fiume, e quello di Kongo (di cui il primo era vassallo), che controllava
i territori alla foce del Congo e quelli a sud del fiume Kwanza. La
colonizzazione portoghese, la tratta degli schiavi, le guerre e l’opera di
conversione forzata dei missionari cattolici indebolirono i due regni,
provocandone la crisi verso la seconda metà del XVI secolo. Il XVII secolo vide
lo sviluppo, tra le popolazioni nere, di movimenti messianici di tipo
sincretistico, che si posero spesso alla testa di tentativi di ribellione. Il
più importante di essi nacque nella seconda metà del Seicento sotto la guida
della sacerdotessa Kimpa Vita, detta anche Dona Beatrice, che traeva la sua
ispirazione dalla figura di sant’Antonio da Padova. Sostenitrice della
restaurazione del regno del Kongo, fu catturata dai portoghesi nel 1705 e
bruciata sul rogo l’anno seguente. Il periodo successivo vide la nascita di
piccoli e fragili stati, privi di reale autonomia e spesso in lotta tra loro.
L’italo-francese Pietro Savorgnan di Brazzà esplorò la
regione tra il 1879 e il 1880; egli stipulò con i re locali una serie di
trattati che posero tutto il territorio congolese sotto la protezione della
Francia. Parigi negoziò i limiti del territorio del Congo nella conferenza di
Berlino (1884-1885), durante la quale le potenze europee si spartirono l’Africa.
Nel 1890 la Francia aprì il paese alle compagnie concessionarie, che
improntarono il loro intervento al più brutale sfruttamento. Tra il 1890 e il
1910 più di 300.000 persone morirono a causa delle inumane condizioni di lavoro
(soprattutto durante la costruzione della ferrovia Brazzaville-Pointe Noire, che
collegava la capitale all’oceano Atlantico). Nel 1927 la pubblicazione in
Francia del libro Viaggio al Congo
di André Gide suscitò un grosso scandalo e portò al ritiro di alcune
concessioni. Agli eccessi del colonialismo la popolazione nera reagì ancora una
volta con violente rivolte (puntualmente represse nel sangue) e con l’adesione a
movimenti sincretisti politico-religiosi, tra i quali il più importante fu il
kibanguismo (dal nome del suo fondatore, Simon Kibangu).
Nel 1903 la regione
venne denominata Medio Congo e nel 1910 divenne parte dell’Africa equatoriale
francese, con Brazzaville come capitale. Durante la seconda guerra mondiale la
città diventò un’importante sede di France libre, e nel dopoguerra, dopo
l’annuncio della decolonizzazione che il generale Charles De Gaulle vi fece, fu
il simbolo dell’indipendenza africana. In seguito al referendum del 28 settembre
1958, il Medio Congo ottenne l’indipendenza, proclamata il 15 agosto del 1960,
con il nome di Repubblica del Congo.
I primi anni successivi all’indipendenza furono
caratterizzati da una profonda instabilità politica; il primo presidente,
l’abate Fulbert Youlou, fu rovesciato da una sommossa popolare nel 1963 e
sostituito da Alphonse Massemba-Débat. La disastrosa situazione economica e
sociale ereditata dalla Francia e il turbolento contesto politico regionale –
segnato dalla guerra nella vicina Repubblica indipendente del Congo –
accentuarono l’instabilità politica del paese, che si avvicinò alla Cina
comunista.
Nel 1968 un colpo di
stato rovesciò Massemba-Débat. L’anno seguente un nuovo colpo di stato segnò
l’inizio di un lungo periodo di dominio militare. Il capitano Marien Ngouabi,
nominato alla presidenza, impresse alla sua politica un’impronta socialista.
Ngouabi costituì un nuovo partito, il Partito congolese del lavoro, creò
organizzazioni di massa sul modello sovietico e cinese, e nel 1970 cambiò il
nome del paese in Repubblica popolare del Congo. Ngouabi fu assassinato nel
1977; gli succedette il generale Joachim Yhombi-Opango, che conservò sia le
relazioni con il mondo comunista, sia quelle con la Francia, tentando di
introdurre una forma di politica economica mista.
Yhombi-Opango venne a
sua volta rovesciato, nel 1979, dal colonnello Denis Sassou Nguesso, che nel
1981 firmò un trattato di amicizia e di cooperazione con l’Unione Sovietica.
Durante il governo di Nguesso, rieletto nel 1984 e nel 1989, la situazione
economica e sociale del paese si deteriorò ulteriormente e comparve una forte
opposizione.
Indebolito sia dalla crescita dell’opposizione sia dalla perdita di sostegno
all’interno dell’esercito, nel marzo del 1991 Nguesso promulgò una nuova
Costituzione che introdusse il multipartitismo e restaurò la precedente
denominazione di Repubblica del Congo.
Nelle
elezioni presidenziali dell’agosto 1992 Nguesso fu sconfitto da Pascal Lissouba
e il Partito congolese del lavoro, che aveva dominato la scena politica fino a
quel momento, perse il potere. Lissouba venne tuttavia contrastato da una
violenta opposizione e, dopo pochi mesi, fu costretto a richiamare alla guida
del governo il generale Joachim Yhombi-Opango.
Tra il 1993 e il 1994 il
paese fu scosso da un violento conflitto e Brazzaville divenne il teatro dello
scontro armato tra i sostenitori del presidente Lissouba, di Nguesso e di
Bernard Kolelas, leader del principale movimento dell’opposizione. Nel tentativo
di trovare una soluzione alla grave crisi, nel 1995 il governo di Yhombi-Opango
accolse quattro membri del movimento di Kolelas. Il conflitto riprese però nel
1997 tra le forze fedeli a Lissouba e le milizie di Nguesso, che infine si
imposero, con il sostegno determinante dell’Angola, dopo quattro mesi di
violenti scontri che devastarono la capitale Brazzaville. La costituzione di un
debole governo di unità nazionale non impedì la ripresa del conflitto, che
coinvolse pesantemente la popolazione civile, soprattutto nel sud del paese.
Dopo un accordo di cessate
il fuoco firmato nel dicembre del 1999, nel marzo 2000 si tenne a Brazzaville,
sotto l’egida del presidente del Gabon Omar Bongo, una conferenza nazionale tra
i rappresentanti del governo in carica e quelli delle opposizioni, che avviò un
processo di riconciliazione nazionale e il progetto di una nuova Costituzione.
Alla conferenza non furono tuttavia autorizzati a partecipare i due leader
dell’opposizione, Lissouba e Kolelas (i quali, riparati all’estero, vennero
condannati in contumacia il primo alla pena di morte e il secondo a vent’anni di
prigione ma poi graziato nel 2005). In seguito agli accordi il governo di
Brazzaville poté ristabilire le relazioni internazionali, ottenendo anche la
ripresa dei finanziamenti. I negoziati con il Fondo monetario internazionale
(FMI) e con la Banca Mondiale portarono, nel maggio 2002, alla definizione di un
nuovo programma di aggiustamento strutturale, volto a ricostruire il paese e a
stabilizzarne l’economia.
Nel
gennaio 2002 una nuova Costituzione fu approvata tramite referendum con l’88%
dei voti. Nelle successive elezioni presidenziali di marzo il presidente uscente
Denis Sassou Nguesso fu confermato alla carica con circa il 90% dei suffragi.
Nelle elezioni legislative di maggio-giugno il Partito congolese del lavoro di
Sassou Nguesso si aggiudicò la maggioranza dei seggi dell’Assemblea. Entrambe le
elezioni registrarono l’assenza dei due principali leader dell’opposizione,
Pascal Lissouba e Bernard Kolelas, e vennero boicottate da una cospicua parte
delle opposizioni.
Nella
primavera del 2002, tra le forze governative e quelle ribelli dette
“ninja”guidate da Pastor Ntumi e vicine a Kolelas, scoppiarono nuovi scontri,
che si protrassero fino alla proclamazione di una tregua nel marzo 2003. Tra i
motivi del conflitto giocò ancora un ruolo importante il controllo del traffico
illegale dei diamanti, che nel 2004 costò alla Repubblica del Congo l’espulsione
dal Kimberley Process.
Nell’ottobre 2006, i resti
di Pietro di Brazzà vengono trasferiti da Algeri a Brazzaville e deposti dopo
una solenne cerimonia in un mausoleo appositamente realizzato. La Repubblica del
Congo onora così il fondatore della città e uno dei pochi protagonisti pacifici
della vicenda colonialista africana.
Nel
giugno 2007 Pastor Ntumi sottoscrive un accordo di pace che pone fine a un lungo
conflitto civile. Nell'elezioni legislative che si svolgono tra giugno e agosto
si afferma nuovamente il Partito congolese del lavoro del presidente Sassou
Nguesso.