Cartina del Mali

SCHEDA PAESE

Forma di governo: repubblica
Indipendenza: 20/6/1960 (già colonia francese)
Superficie: 1.248.574
Popolazione: 7.696.348 (cens. 1987)
Capitale: Bamako
Altre città: Gao, Kayes, Kidal, Koulikoro, Mopti, Sègou, Sikasso, Tombouctou (Timbuktu)
Moneta: franco CFA (100 centesimi)
Lingua: francese (ufficiale), arabo.
Religione: musulmani 90%, animisti 9%, cristiani 1%

Il Mali è uno stato dell'Africa del Sahel senza sbocchi sul mare. Confina a nord con l'Algeria, con il Niger ad est, il Burkina Faso e la Costa d'Avorio a sud, la Guinea a sud-ovest, e il Senegal e la Mauritania ad ovest. E' un'ex colonia francese, che ottenne l'indipendenza unita in federazioni con il Senegal, il 20 giugno 1960. 

-FLORA E FAUNA

Nell'area saheliana del Mali crescono acacie (dalle quali si estrae la gomma arabica) e arbusti spinosi, in quella sudanese invece sono diffusi i baobab e altri alberi d'alto fusto. Per quel che riguarda la fauna selvatica, le specie più diffuse sono il ghepardo, il leone, il leopardo, la gazzella, l'antilope, lo sciacallo e la volpe del deserto (fennec).  


Immagine di un fennec

-CLiMA

Il clima del Mali si divide in due principali stagioni, entrambe calde, da giugno a settembre quella delle piogge e da ottobre a maggio quella secca. Il clima così caldo determina un territorio principalmente occupato dalla savana, più ricca di alberi nel sud e praticamente brulla quando incontra il deserto nel nord. La sola zona che presenta una certa varietà di animali è ne parco nazionale di Baule.

-CULTURA

La tribù più numerosa del Mali è quella dei Bambara, che si sono perlopiù inseriti nella pubblica amministrazione, mentre i Dogon e i Tuareg sono tuttora legati a uno stile di vita più tradizionale. I Tuareg, detti anche 'uomini blu del deserto' (dal color indaco delle loro tuniche e dei turbanti) appartengono a un'antica tribù nomade che vive ancora nel deserto: questa stirpe orgogliosa è celebre per le opere d'arte e le doti guerriere, ma si trova oggi a fronteggiare il dilemma dell'urbanizzazione e della sedentarizzazione. La siccità e i provvedimenti del governo nei loro confronti stanno infatti minacciando le secolari tradizioni dei Tuareg, che appaiono inaspettatamente all'orizzonte con le loro carovane di cammelli prima di svanire nuovamente nel deserto. A sud della grande ansa formata dal Niger (il terzo fiume d'Africa dopo il Nilo ed il Congo) vive in una terra arida ed assolata, una di queste etnie tra le più enigmatiche dell'intero pianeta: i Dogon. Essi sono agricoltori incredibilmente industriosi e vivono lungo una stretta falesia del delta interno: la loro patria, ovvero il Pays Dogon, è stata accolta tra le località protette dall'Unesco per il suo grande significato culturale. I Dogon sono famosi anche per le loro doti artistiche e per le elaborate maschere che eseguono.

Tribù Dogon intenta a celebrare una danza dell'agricoltura


La musica tradizionale del Mali si basa sui canti dei jalis (o griots), una casta che ha un posto a sé nella struttura sociale della regione fin dai tempi dell'antico impero. Tra i vari strumenti usati dai jalis meritano un cenno la kora (arpa-liuto), strumento a corda con ventun corde disposte lungo un collo di legno di rosa e pizzicate con il pollice e l'indice di ciascuna mano. La diffusione della musica jalis è stata attivamente incoraggiata dal governo, che cerca di valorizzare le tradizioni culturali africane per sminuire l'impatto con il mondo occidentale. Il più famoso musicista del Mali, Salif Keita, è il vero e proprio ambasciatore della musica jalis all'estero: attualmente vive a Parigi, ma si mormora che ritorni talvolta a Bamako per suonare con la leggendaria Rail Band.

La tradizione culinaria del Mali è simile a quella del Senegal: sui menu locali compaiono il poulet yassa (pollo alla griglia in salsa di peperoncino), il riz yollof (carni e verdure cotte in una salsa di olio e pomodoro) e il couscous. Lungo il fiume Niger sono molto popolari i piatti di pesce, come quelli a base di pesce persico del Nilo (detto anche 'capitaine') fritto o grigliato oppure, nei locali più creativi, stufato o al forno. La bevanda tipica della regione è la birra allo zenzero. Nel Mali settentrionale è diffuso il tè alla menta.

Attuale presidente del Mali Amadou Toumani Touré

-STORiA

Il Mali possiede una storia ricca e relativamente conosciuta. Il suo territorio è stato sede di tre grandi imperi: l'Impero del Ghana, l'Impero del Mali e l'Impero Songhai. I francesi iniziarono la colonizzazione del suo territorio nel 1864 e nel 1895 venne integrato nell'Africa Occidentale Francese con il nome di Sudan francese. La Repubblica Sudanese e il Senegal proclamarono la loro indipendenza dalla Francia nel 1960 con il nome di Federazione del Mali. Appena alcuni mesi dopo il Senegal si separò e la Repubblica Sudanese prese il nome di Mali. Dopo un periodo di dittatura, nel 1991 si formò un governo di transizione che portò nel 1992 alle prime elezioni democratiche, con Alpha Oumar Konare eletto presidente. Dopo la sua rielezione nel 1997, Konare continuò le riforme politiche e economiche, lottando contro la corruzione. Alla fine del suo secondo mandato, limite costituzionale per un presidente, fu sostituito nel 2002 da Amadou Toumani Touré.

-ECONOMiA

Il PIL del paese è di 5.866 milioni di dollari USA, che corrispondono a 490,10 dollari pro capite (2006), tra i più bassi del mondo. L’economia è prevalentemente agricola e i raccolti dipendono quasi interamente dall’irrigazione e dalle piene stagionali del Niger e dei suoi affluenti. La coltivazione di generi destinati al fabbisogno alimentare occupa circa l'86% della popolazione attiva; le colture principali sono il miglio, il riso, il sorgo, il mais, le arachidi, il cotone e la canna da zucchero.

-LE DONNE DEL KARiTè

Il ruolo della donna africana nella lotta contro la povertà: un progetto di Cesvi in Mali per sostenere raccolta, produzione, conservazione e vendita del burro di karité a cura di Maria Diamanti.


Donna al lavoro dell'impasto del burro

 

 Il karité, un grande albero che cresce spontaneo nella savana da sempre usato come cosmetico e come medicinale, è al centro di un progetto che vede protagoniste le donne del Mali. Il frutto, simile a una noce, racchiude al suo interno un nocciolo da cui si ricava il prezioso burro. L’operazione della raccolta avviene in genere in autunno ed è svolta unicamente dalle donne che si allontanano anche molti chilometri dal villaggio per ricavare 10-15 chili di noci karité poi trasportate in ceste portate sulla testa. Il luogo individuato per il progetto comprende tre comuni della regione di Koulikoro e coinvolge in totale 60 villaggi.

Il metodo tradizionale prevede l’essiccazione delle noci in forni costruiti nel cortile di casa. Cesvi ha messo a punto un programma per migliorare la produzione e la commercializzazione del burro di karité e valorizzare le condizioni economiche delle donne dei villaggi rurali.

 

 

 

Dalla raccolta del frutto all’impasto del burro


Lavorazione del burro di karitè

Come avviene il processo di fabbricazione del burro di karité migliorato? Le noci sono battute per rimuovere il mallo e fatte asciugare all’aria, dalla noce si estrae il frutto, simile a una mandorla, che è bollito ed essiccato al sole. Quando il nocciolo è secco, le donne lo riducono in farina frantumandolo con le pietre; un procedimento faticoso che richiede ore di lavoro, all’aperto e sotto il sole. Alla farina aggiungono acqua tiepida per ottenere un impasto molto grasso che deve essere lavorato a lungo. Questo procedimento rappresenta un vero e proprio filtraggio naturale. L’impasto grezzo è fatto bollire per diverse ore per far affiorare le impurità, finché non compare una pasta densa che deve riposare almeno un giorno. Il prodotto ottenuto ha un colore variabile dal marroncino chiaro al giallino, di odore gradevole e di sapore dolce. Per riuscire a ottenere un prodotto migliorato Cesvi costruirà un magazzino per la commercializzazione a Sanancoroba, con una piattaforma multifunzionale da utilizzare per tre fasi di lavorazione: essiccazione, tostatura e tritatura delle noci.

Le cooperative rafforzeranno la capacità imprenditoriale delle donne

Un semplice telo di plastica potrà riparare le noci dalle piogge improvvise che potrebbero danneggiare il prodotto finale. Il progetto prevede anche la possibilità di utilizzare un barile di grandi dimensioni per la fase della bollitura che potrà essere compiuta in gruppo ottimizzando non solo i tempi di produzione ma anche il lavoro di mano d’opera delle donne, impegnate anche nei faticosi lavori dei campi. Tuttavia l’aspetto veramente innovativo riguarda l’organizzazione del lavoro delle donne riunite in tre comitati di gestione alle scorte nei magazzini comunali e in un’associazione intercomunale, l’Unione delle Associazioni, per la gestione del magazzino centrale che servirà alla compravendita. Le cooperative rafforzeranno la capacità imprenditoriale delle donne, le renderanno autonome e indipendenti nella gestione della produzione e con gli introiti derivanti dalla vendita daranno un contributo rilevante al sostentamento economico delle loro famiglie.

Maria Diamanti

-APPROFONDIMENTO SULLA CITTà DI TIMBUKTU

Timbuktu è una delle principali città del Mali, si trova sulle rive del fiume Niger, proprio nel centro del paese, equidistante dai due stati confinanti che sono la Mauritania ed il Burkina Faso e nel dodicesimo secolo era il punto d’incrocio delle quattro più importanti piste per le carovane che attraversavano il deserto. Le carovane trasportavano mercanzie nel mondo arabo, che allora spaziava dal Medio Oriente fino alla Spagna. Il cumulo di ricchezze ne fece uno dei luoghi più ricchi del mondo, tanto che a Timbuktu sorse una delle prime università nella storia dell’umanità. In questa rinnomata università islamica coranica di nome Sankore, 20.000 studenti studiavano giurisprudenza, medicina, retorica... La sua economia è basata sull’agricoltura ed il commercio, anche se una mediocre voce di guadagno è rappresentata dal turismo. Timbuktu è stata dichiarata Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO ed è stata proposta al ventunesimo posto tra le sette meraviglie moderne grazie alle sue bellezze architettoniche.

-PROBLEMi DEL MALi

Sebbene il Mali sia attraversato da molti fiumi, il problema dell’acqua potabile di tutto quello che ne consegue è uno dei problemi più pesanti del Paese.   Il Mali è uno dei paesi più poveri del mondo a causa della vulnerabilità dell’economia, essenzialmente rurale, per effetto del clima, ma anche delle condizioni economiche, della fluttuazione dei prezzi, spesso derivante da “interventi esterni” e delle condizioni precarie di produzione. Le piogge in realtà vanno diminuendo di anno in anno e, quindi, riducono la potenza e la capacità dei corsi d’acqua (Niger e Bani) riducendo, pertanto, il potenziale di produttività agricola. Nella zona si constata anche un forte degrado ambientale, visibile nella grande quantità di alberi morti e nei grandi spazi brulli. Questa situazione è la conseguenza di una somma di cause: forte riduzione delle precipitazioni da un lato;  estensione dell’attività agricola e prelievo di legname nelle zone boscose dall’altro. L’abbattimento degli alberi per i diversi usi non può essere minimizzato, non possono passare sotto silenzio i prelievi di legno per la cucina, la costruzione e  l’alimentazione degli animali. L’insieme di queste azioni mostra il degrado ambientale aggravato dall’erosione idrica e dei venti e giustifica l’urgenza di questo intervento:

REALIZZAZIONE DI UN POZZO PER ACQUA POTABILE.

Le associazioni umanitarie si stanno impegnando, dunque, ad intervenire, ancora una volta, per la soluzione, nel villaggio di Weré, nel Paese Dogo, con la realizzazione di un pozzo per acqua potabile che abbia le caratteristiche necessarie di efficacia. L'obbiettivo delle associazioni è quindi quello di accrescere la sicurezza alimentare e migliorare le condizioni di vita delle popolazioni del Comune di Weré, condizioni alimentari, igieniche e sanitarie, anche per frenare l’esodo delle persone attive verso le città. L'esodo è infatti uno dei problemi più grossi da combattere perchè significa, quasi sempre, incrementare il degrado delle città, perdita di un patrimonio culturale importantissimo, degrado dei villaggi e del loro patrimonio culturale ed economico ed infine, spesso, incremento di quella emigrazione che qui crediamo di poter combattere con i respingimenti.

      

La Grande Moschea di fango di Djenné, è il cuore pulsante della stessa città. Con le sue mura merlate, le sue torri audaci, i suoi scalini smussati dal tempo, rappresenta la più imponente e la più alta costruzione in terra del mondo (45 metri). Un grandioso monumento di architettura sahariana, eretto all’inizio del secolo scorso, che necessità di periodici lavori di manutenzione. Vi sono pali sporgenti che punteggiano l’edificio sacro a costituire l’impalcatura usata dai fedeli per arrampicarsi lungo le pareti verticali della moschea. Solo grazie a questi piccoli appigli incollati ai muri è possibile riparare i buchi e le crepe causati dalle piogge. Il restauro avviene agli inizi di marzo (il giorno esatto è fissato dagli anziani, in base alla consistenza del fango depositato dalle piene del Niger) ed è l’occasione per una festa lunga due giorni che coinvolge l’intera popolazione: tutti gli abitanti di Djenné si mobilitano per recuperare la sabbia bagnata, trasportarla con carretti di legno, impastare coi piedi l’argilla, creare lunghe catene umane per portare i panieri colmi di fango fino alla cima della moschea. E’ un rituale affascinante che si rinnova ogni anno, uguale a se stesso, tra canti, preghiere e gioiosi inni ad Allah.  

 


Immagine della moschea di fango di Djennè

 

Per ulteriori informazioni sull'architettura delle moschee nel Mali consultare il seguente sito:

http://viaggi.repubblica.it/dettaglio/L-architettura-perfetta-delle-moschee/206440