Monrovia street, la strada principale di Monrovia, capitale della Liberia.

La Repubblica di Liberia è uno Stato dell'Africa Occidentale, confinante a nord con Sierra Leone e Guinea, e ad est con la Costa d'Avorio. È stata recentemente afflitta da due guerre civili (1989–1996 e 1999–2003) che hanno reso profughi centinaia di migliaia di cittadini e distrutto l'economia liberiana.

·         Superficie: 111.370 kmq

·         Popolazione: 3.390.635 abitanti

·         Capitale: Monrovia (1.348.900)

·         Popoli: Tribù locali 95% (Kpelle, Bassa, Gio, Kru, Grebo, Mano, Krahn, Gola, Gbandi), Americo-Liberiani 5%

·         Lingua: inglese (uff.), dialetti sudanesi

·         Religione: Tradizionali 40%, cristiana 40%, islamica 20%

·         Ordinamento dello stato: Repubblica presidenziale

·         Presidente: Ellen Johnson-Sirleal

·         PIL: 1.174 ml US$ (1996)

·         PIL pro capite: 490 US$ (1996)

·         Tasso annuale di crescita: 3%

·         Inflazione: 15%

·         Settori/prodotti principali: estrazione di minerali e colture agricole di piantagione. Palma da cocco, caffè, Raphia vinifera (da cui si ottiene la passava). Mogano, albero della cola, caucciù. Minerali di ferro, diamanti, oro, bauxite, cemento.

·         Partner economici: Germania, Polonia, Francia, Cina, Italia, Stati Uniti, Sud Corea, Giappone, Singapore

La storia della Liberia come entità politica comincia con l'arrivo dei coloni afroamericani - gli Americo-Liberiani, come poi furono chiamati - che stabilirono una colonia di "liberi uomini di colore" sulle sue sponde nel 1822 sotto il controllo della American Colonization Society. Le radici storiche in cui una maggioranza degli odierni Liberiani ritrovano la loro identità, comunque, si trovano nelle differenti tradizioni dei numerosi gruppi tribali in cui si dividevano le tribù indigene: i coloni dovettero infatti affrontarle per guadagnare uno spazio sulla costa africana ed estendere successivamente il loro controllo sulle regioni interne. Il 26 luglio 1847 gli Americo-Liberiani dichiararono l'indipendenza della Repubblica di Liberia. I coloni vedevano nel continente africano, dal quale i loro avi erano stati deportati, la "terra promessa", ma non mostravano intenzione di reintegrarsi nella società e nel metodo tribale africano. Si riferivano a loro stessi come "Americani" e furono riconosciuti come tali tanto dalle autorità tribali africane quanto dalle autorità coloniali britanniche della vicina Sierra Leone. I simboli del loro stato - bandiera, motto e sigillo -, come la forma del loro governo, riflettevano completamente l'esperienza di emigrazione negli Stati Uniti. I costumi e gli standard culturali degli Americo-Liberiani vedevano il loro modello nello stile di vita del Sud degli Stati Uniti. Questi ideali coloravano in modo preponderante le abitudini dei coloni verso gli autoctoni: il nuovo Stato aveva l'estensione superficiale delle terre controllate dalla comunità dei coloni e da coloro che ne erano stati assimilati, per cui grandi porzioni della storia della Liberia trattano i tentativi, raramente coronati da successo, di una minoranza civilizzata di dominare una maggioranza considerata per tanti aspetti "inferiore". Chiamarono il Paese "Liberia", per darle il carattere di "terra degli uomini liberi".


Spiaggia della Liberia

Cartina della Liberia

Slums a Buchanan, a sud della Capitale

Strada a Monrovia
La fondazione della Liberia fu privatamente finanziata da gruppi filantropici e religiosi americani, ma la colonia godette del supporto e della cooperazione non ufficiale del governo statunitense. Il governo liberiano, modellato su quello degli Stati Uniti, era democratico nello stile, per quanto non sempre nella sostanza. Dopo il 1877 il True Whig Party monopolizzò l'intero potere politico del Paese, e la competizione per le cariche fu solitamente contenuta nel partito, dove essere nominati significava automaticamente entrare in Parlamento. Due problemi che le amministrazioni liberiane dovettero affrontare furono soprattutto le pressioni delle nazioni coloniali vicine, Gran Bretagna e Francia, e la minaccia di insolvenza finanziaria: entrambe le problematiche minacciarono seriamente la sovranità del Paese, poiché perse il controllo di alcune regioni all'interno che furono annesse alle colonie inglesi e francesi. Lo sviluppo economico fu poi pesantemente ritardato dal declino, alla fine del XIX secolo, dei mercati per le materie prime su cui si basavano le esportazioni liberiche, e dall'indebitamento per una serie di prestiti, il cui rientro prosciugò l'economia nazionale.

Nel tardo 1989 scoppiò una guerra civile, e nel settembre 1990 Doe fu ucciso dalle forze dell'INPFL (Indipendent National Patriotic Front of Liberia, Fronte Indipendente Nazionalpatriottico della Liberia), al comando di Yormie Johnson, e da elementi della tribù Gio. Come condizione per la fine del conflitto, il presidente ad interim Amos Sawyer si dimise nel 1994, lasciando il potere al Consiglio di Stato. Da una posizione di primato come signore della guerra, Charles Taylor fu eletto presidente nel 1997. Il regime brutale di Taylor bersagliò molti attivisti di spicco dell'opposizione. Nel 1998, il governo cercò di assassinare l'attivista per i diritti dei minori Kimmie Weeks per un rapporto che, pubblicato, evidenziava le responsabilità di Taylor nell'addestramento dei bambini-soldato. Il governo autocratico e traballante di Taylor portò a una nuova ribellione nel 1999. In dieci anni di sollevazioni e rivolte, morirono più di duecentomila persone. Il conflitto si intensificò nell'estate del 2003, quando i combattimenti si avvicinarono a Monrovia. Nell'agosto 2003 ad Accra, in Ghana, sono state ospitate le discussioni e le firme di quegli Accordi di Accra che hanno messo fine a 14 anni di guerra civile.

Bibliografia

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