Immagine di una spiaggia alla foce del fiume Gambia |
Il Gambia
(nome ufficiale Republic of the Gambia, Repubblica del Gambia) è uno
stato dell’Africa occidentale, delimitato a est, nord e sud dal Senegal e
affacciato, a ovest, sull’oceano Atlantico. È membro del Commonwealth, in quanto
ex colonia della corona inglese. Con una superficie totale di 11.295 km², è uno
dei meno estesi del continente africano; inoltre costituisce un enclave
all'interno del Senegal. La capitale è Banjul.
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Con una larghezza massima di 50 km e minima di soli 3 km, il paese si estende,
dall’oceano verso l’interno, per circa 320 km, ed è interamente attraversato dal
basso corso del fiume Gambia, le cui rive sono paludose, ricoperte di mangrovie,
con suoli in gran parte sabbiosi e poveri. L’estensione delle coste è di 80 km.
Storia
Nel lontano 500 d.C., i villaggi basavano il proprio sostentamento
sull'agricoltura e la conoscenza del ferro era già stata introdotta dalla
regione dell'Africa occidentale. Durante il primo millennio gli scambi
commerciali cominciarono significativamente a fiorire tra le regioni a nord e a
sud del Sahara.
Nel XIV secolo l'impero del Mali (fondato da Sundiata Keita,
capo del popolo malinké) si estendeva dalla zona della costa atlantica che oggi
appartiene al Gambia e al Senegal fino al Niger e alla Nigeria. Questo vasto
impero controllava quasi tutto il commercio transahariano. I numerosi contatti
con i governanti dei paesi arabi del nord portarono i capi del Mali ad
abbracciare con grande entusiasmo la fede islamica. A metà del XV secolo
l'impero Mali continuava ancora a guadagnare influenza e un gruppo di malinké
emigrò nella valle del fiume Gambia, introducendovi la religione islamica.
Divennero in seguito noti con il nome di mandinka.
All'inizio del XV secolo il principe Enrico di Portogallo iniziò a incoraggiare
la navigazione lungo la costa occidentale africana, nella speranza di aggirare
la supremazia arabo-musulmana del commercio transahariano dell'oro, che a quel
tempo era il fiore all'occhiello delle finanze portoghesi. Il primo contatto del
paese con gli europei avvenne nel 1456, quando questi navigatori approdarono
sull'isola James, situata a circa 30 km dal mare verso la sorgente del fiume.
Pur non insediandosi, i portoghesi mantennero il monopolio del commercio lungo
la costa occidentale dell'Africa durante tutto il XVI secolo. Nei loro snodi
commerciali sale, ferro, vasellame, armi da fuoco e polvere da sparo venivano
scambiati con avorio, ebano, cera d'api, oro e schiavi. Si pensa che il nome del
fiume Gambia derivi dalla parola portoghese cambio ('scambio', ovvero
'commercio').
Nel 1530 il Portogallo aveva ormai fondato diversi insediamenti in Brasile, e
nei settanta anni successivi le fiorenti attività commerciali con questo paese
portarono a una grande richiesta di lavoratori, che i portoghesi cominciarono a
importare dall'Africa occidentale. Sebbene la schiavitù esistesse in Africa già
da diversi secoli, i portoghesi svilupparono il commercio degli schiavi in
grande scala e ne mantennero un effettivo monopolio fino alla seconda metà del
XVI secolo, quando sopraggiunsero gli Inglesi. Nel 1650 i portoghesi erano stati
largamente soppiantati dai francesi e dagli inglesi.
Il primo insediamento europeo in Gambia fu quello dei popoli germanici
provenienti dal Baltico che, nel 1651, costruirono un forte sull'isola James.
Dieci anni dopo essi furono scacciati dagli inglesi, a loro volta minacciati
dalle navi francesi, dai pirati e dai re del continente africano. Fort James
perse il suo ruolo strategico allorché vennero costruiti nuovi forti a Barra e
Bathurst (l'odierna Banjul), alla foce del fiume Gambia; questi forti si
trovavano in una posizione migliore per il controllo del movimento delle navi.
Tuttavia, Fort James continuò a essere utilizzato come punto per la raccolta
degli schiavi fino all'abolizione della tratta.
L'isola Jinack alla foce del fiume Gambia
Nel 1820 il fiume Gambia
divenne protettorato inglese e per molti anni la Gran Bretagna lo governò dalla
Sierra Leone. Nel 1886 il Gambia divenne una colonia reale e, l'anno seguente,
la Francia e la Gran Bretagna tracciarono i confini tra il Senegal (al tempo
colonia francese) e il Gambia.
Con l'avvicinarsi dell'abolizione della
schiavitù, gli inglesi si videro costretti a trovare un'altra fonte di ricchezza
per mantenere il neonato protettorato; decisero pertanto di creare delle
piantagioni di arachidi lungo il corso del fiume. Le arachidi raccolte venivano
spremute per fare l'olio, esportato in Europa e utilizzato nella preparazione di
alimenti. Negli anni '50 la produzione di arachidi del paese è stata
ulteriormente aumentata per cercare di accrescere i guadagni dell'esportazione e
risollevare il paese dal punto di vista economico. Oggi l'olio di arachidi
continua a essere il prodotto principale del Gambia e del Senegal.
Nel 1965
il Gambia ottenne la propria indipendenza (anche se la regina Elisabetta II
rimase il capo di stato ufficiale del paese) e, senza un motivo preciso, il nome
del paese acquisì l'articolo determinativo che mantiene tuttora. Più o meno
nello stesso periodo si verificarono due avvenimenti che contribuirono a
risollevare le sorti del paese e a condurlo verso una certa prosperità. Nel
decennio successivo alla dichiarazione d'indipendenza del paese il prezzo delle
arachidi aumentò considerevolmente in tutto il mondo, facendo lievitare il PIL
del Gambia di quasi tre volte. Oltre a ciò, il Gambia divenne una località
turistica di un certo richiamo.
La crescita economica si tradusse in un clima
di sicurezza politica e nel 1970 il Gambia divenne una repubblica indipendente a
tutti gli effetti. Tuttavia, negli anni '80 un periodo di crisi coincise con il
calo improvviso del prezzo delle arachidi, mentre il governo del presidente
Dawda Jawara fece ben poco per cercare di diversificare l'economia. Diversi
tentativi di colpi di stato furono sventati grazie all'aiuto delle truppe del
Senegal, che si unirono a quelle del Gambia nel 1982 sotto il nome di
Confederazione Senegambiana; nel frattempo il presidente Jawara rilasciava
alcune dichiarazioni ufficiose riguardo a una possibile unione dei due paesi (Senegambia).
Nel 1989 la confederazione fu sciolta ed entrambi i paesi imposero severe
restrizioni sui confini. Purtroppo la situazione di tensione si è trascinata
sino ai giorni d'oggi.
Demografia
La popolazione del Gambia è di 1.735.464 abitanti, con una densità media di 174
abitanti per km², abbastanza elevata per uno stato africano; tuttavia è
importante ricordare la felice condizione climatica del Gambia, attraversata
dall'omonimo fiume, come motivo importante per una crescita esponenziale degli
abitanti.
Tra i diversi gruppi etnici si annoverano: i mandingo, quello più
numeroso (44% circa); i fulani (17% circa), che predominano nella zona
orientale; i wolof (12% circa), presenti perlopiù a Banjul e nelle zone
limitrofe; i serahuli (7% circa) che introdussero l’Islam nella regione intorno
al XII secolo; e i jola (7% circa), che vivono a occidente. Banjul, la capitale,
è l’unico porto, situata alla foce del fiume Gambia. Tra gli altri centri si
citano Brikama, Mansa Konko, Georgetown e Kerewan.
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Il prodotto interno lordo del Gambia era, nel 2006, di 511 milioni di dollari
USA, pari a 307,10 dollari USA pro capite. Circa l’82% della popolazione attiva
è impiegata nel settore agricolo, che fornisce il 32,6% del PIL annuo; la
coltivazione di riso e miglio e l’allevamento di bovini, caprini, ovini e
pollame costituiscono la base del consumo locale e il paese dipende largamente
dalla produzione e dall’esportazione di una singola coltura, le arachidi, che
forniscono circa il 30% degli introiti annui provenienti dall’estero. Allo scopo
di diversificare la produzione, le risaie sono aumentate e sono state introdotte
nuove colture, quali il cotone, il sisal, gli agrumi e il tabacco.
Il settore manifatturiero fornisce il 13,1% del PIL annuo e occupa l’8% della
forza lavoro. È incentrato sulla lavorazione delle arachidi e altri prodotti
primari, oltre che sulla costruzione di pescherecci.
L’unità monetaria, adottata nel 1971, è il dalasi, suddiviso in 100
butut ed emesso dalla Banca centrale del Gambia. I maggiori partner
commerciali sono la Gran Bretagna, la Germania, la Cina, l’Italia, gli Stati
Uniti, il Senegal e il Ghana. L’industria del turismo è andata notevolmente
sviluppandosi a partire dagli anni Ottanta, anche se in seguito al colpo di
stato del 1994 le presenze hanno subito un drastico calo.
Il fiume Gambia è navigabile per circa 240 km verso l’interno; Banjul è il porto
principale. La rete stradale si sviluppa per 3.742 km (2004), di cui solo il 19%
è asfaltato, e sta progressivamente sostituendo il ruolo del fiume come via di
comunicazione. L’aeroporto principale si trova a Yundum, nei pressi della
capitale.
Già colonia britannica, il paese ottenne l’indipendenza il 18 febbraio 1965
nell’ambito del Commonwealth adottando nel 1970 l’ordinamento repubblicano. Dal
1982 al 1989 si unì al Senegal nella confederazione del Senegambia.
In base alla Costituzione del 1997, adottata dopo un breve periodo di governo
militare, il presidente, eletto ogni cinque anni a suffragio universale, è capo
dello stato e del governo. Il potere legislativo è affidato a un Parlamento
unicamerale, l’Assemblea nazionale (National Assembly), composto da 53
membri di cui 48 eletti a suffragio universale ogni cinque anni e 5 nominati dal
presidente.
Il sistema giudiziario ha al suo vertice una Corte suprema e accoglie elementi
di diritto britannico, islamico e consuetudinario. È in vigore la pena di morte,
ma l’ultima sentenza è stata eseguita nel 1981.