La Convenzione sullo Sfruttamento delle Risorse Minerarie, firmata a Wellington
nel 1988, nonostante non sia mai entrata in vigore in mancanza del numero di
ratifiche necessario, rappresenta un punto di svolta nell’evoluzione del
Trattato Antartico. Avversata sin dall’inizio del negoziato dagli Stati terzi
che avevano rivendicato il diritto di partecipare a pieno titolo alla sua
elaborazione, la Convenzione fu ben presto oggetto di critiche anche da parte di
alcuni Paesi che avevano partecipato alla stesura del testo.
La mancata entrata in vigore della Convenzione non si spiega unicamente con i
contrasti sorti sul “titolo” di partecipazione al negoziato o sul contenuto del
regime di sfruttamento o con l’affermarsi, in alcuni Paesi chiave, di una nuova
politica ambientalista. L’insuccesso della Convenzione attiene più in generale
alla qualificazione giuridica dello status internazionale dell’Antartide,
mantenuta indeterminata a causa dell’ambiguità sulla questione delle singole
rivendicazioni di sovranità.
L’estensione della disciplina del Trattato a questo ulteriore aspetto della
cooperazione antartica, avrebbe costretto le Parti ad affrontare il nodo
giuridico-politico delle rivendicazioni territoriali sull’Antartide e sulle sue
risorse, ponendo fine all’annosa questione della sovranità.
Prospettive per l’Italia:
Programma Nazionale di Ricerca in Antartide (PNRA) è la base normativa che
permette la nostra presenza nel Continente Antartico ed è stato varato nel 1985
con Legge n. 84/1985. Dal 1985 a 2004 sono stati stanziati complessivamente
circa 504 milioni di Euro. La legge istitutiva del PNRA ha posto il programma
sotto l’egida del Ministero dell’Università e della Ricerca, presso il quale è
stata costituita la Commissione Scientifica Nazionale per l’Antartide, che
predispone ed aggiorna i piani di ricerca. Con Decreto del Ministero
dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca del febbraio 2002 è stato
costituito un Consorzio per l’attuazione del PNRA, che comprende, l’ENEA, il CNR,
l’ l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e l’Istituto
nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale (OGS).Le ricerche italiane in Antartide sono attualmente organizzate in cinque
settori:
> Evoluzione geologica del Continente Antartico e dell’Oceano Meridionale;
>
Global Change;
>
Osservatori ed informazioni geografiche;
>
Metodologie per la conservazione dell’Ambiente;
>
Robotica e sensoristica.
La prima delle 19 spedizioni in Antartide finora realizzate, risale all’estate
australe 1985-86. Con la seconda spedizione (1986-87) venne iniziata la
costruzione della Base di Baia Terra Nova, nella regione del Mare di Ross. La
base, raggiungibile via aria e, in assenza di ghiaccio, via mare, può ospitare
circa 70 persone. E’ al momento impiegata solo durante l’estate, ma può essere
facilmente convertita per l’attività invernale. La base è ora intitolata a Mario
Zucchelli, responsabile del PNRA dal 1983 al 2003, anno della sua scomparsa.
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Una seconda Base di ricerca (Concordia), oggetto di un accordo di cooperazione
Italo-Francese, è stata attivata nel 2002 a Dome C, sul Plateau antartico, a
circa 1100 Km dalla costa, quindi in condizioni ambientali estreme. Ha una
ricettività di circa 30-35 persone. Il 4 Ottobre 2005 è stato firmato a Parigi
un accordo bilaterale, tra l’Italia e la Francia, per la gestione della suddetta
stazione.
Durante la ventiquattresima riunione del CCAMLR, tenutasi a Hobart in Tasmania
dal 23 Ottobre al 4 Novembre 2005, sono stati e approvati tre progetti italiani:
la costituzione della nuova area marina protetta nella località di Edmonson
Point, situata nella baia di Wood (1) e due progetti di ricerca, che fanno capo
rispettivamente all’Università di Genova e al CNR di Ancona, che si inseriscono
all’interno delle attività dell’International Polar Year del 2007 (2).
(1): L'Italia ha proposto, ex art. 3,2 dell'Annesso V del Protocollo di Madrid
del 1991, di istituire un regime di tutela nell'area comprendente l'intera Baia
di Wood, dal Capo Washington all'Isola di Coulman, giudicata particolarmente
rilevante, per le sue caratteristiche, uniche dal punto di vista biologico e
faunistico. La specifica conformazione di tale area impone la protezione dallo
sfruttamento umano. Il progetto, giudicato assai favorevolmente dalla
Commissione del CCAMLR durante la riunione del 2004, non era stato approvato per
un vizio procedurale.
(2): Il progetto dell'Università di Genova si propone di analizzare gli effetti
dei cambiamenti climatici sull'ecosistema antartico. In tale contesto,
l'obiettivo principale è scoprire in che modo le alterazioni nel mare
ghiacciato, causate da variazioni del clima, influenzino il ciclo vitale di
alcune specie marine. Infatti, è allo studio il grado di dipendenza esistente
tra gli effetti dei cambiamenti climatici e le comunità di pesci da una parte e
i loro predatori dall'altra. Tale progetto è svolto in collaborazione con la
Nuova Zelanda e gli Stati Uniti, entrambi Paesi particolarmente attivi nel Mare
di Ross. La proposta presentata dal CNR di Ancona ha l'obiettivo di effettuare
un'analisi e una valutazione comparativa delle caratteristiche
storico-biologiche delle due zone artiche, la Penisola Antartica e il Mare di
Ross, che presentano le più spiccate differenze sotto tali punti di vista.
Mentre la prima ha subito un forte sfruttamento delle risorse da parte
dell'uomo, il Mare di Ross è l'ultimo ecosistema marino a non aver subito
modifiche in questo senso. Lo studio del passato di queste contrastanti regioni
può fornire utili elementi di previsione dei futuri trends evolutivi dell'intera
area Antartica, la cui conoscenza è utile ai fini della conservazione ambientale
globale. Anche in questo caso è previsto un coordinamento tra i Paesi che
operano nel Mare di Ross, in particolare Nuova Zelanda e Stati Uniti.