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Sleddog è un ternime
americano, che significa: "slitta trainata da una muta di cani", con un
conduttore chiamato musher,(pronunciato masher ). Prima dell' avvento
delle motoslitte, lo sleddog era l'unico mezzo di locomozione tra i distanti
villaggi del Grande Nord. Gli utilizzatori erano Eschimesi, Indiani
Atabaskan e pionieri (cercatori d'oro).
Oggigiorno si utilizza ancora lo sleddog
come mezzo di trasporto, ma soprattutto è divenuto uno sport dove questi
splendidi cani vengono considerati veri e propri atleti che corrono
instancabilmente anche distanze che superano i 200 Km. al giorno, come nel
caso delle competizioni nord-americane, quali l'Iditarod o
la Yucon Quest.
Le
gare su neve sono lo sleddog vero e proprio, nelle quali musher e cani sono nel
loro vero elemento. I musher ed i loro team sono divisi in varie categorie a
seconda del numero di cani e della razza. Infatti nelle gare su neve i
Siberian Husky, più veloci, corrono in una categoria, mentre Alaskan
Malamute, Groenlandesi e Samoiedo corrono insieme in
un’altra.Le gare su neve si dividono in gare di sprint e in gare di media
distanza.
Nella seguente tabella sono indicate le varie categorie delle gare di sprint e
la lunghezza del percorso
sky joring divisa in uomini e donne |
12 km |
pulka scandinava per uomini e donne |
12 km |
D1 due cani di razza Siberian Husky |
8 km |
D2 due cani non Siberian Husky |
8 km |
C1 quattro cani di razza Siberian Husky |
8 km |
C2 quattro cani non Siberian Husky |
8 km |
B1 sei cani di razza Siberian Husky |
12 km |
B2 sei cani non Siberian Husky |
12 km |
A otto cani |
18 km |
0 più di otto cani |
22/24 km |
Lo sky joring, nuova categoria ammessa dalla FISTC nelle competizioni internazionali, è l’omologo su neve del dog trekking: il musher, che indossa gli sci da fondo ha il proprio cane legato in vita; il cane è dotato di imbragatura e corre davanti al musher aiutandolo specialmente nelle salite. Inutile dire che serve essere dei buoni sciatori di fondo (passo pattinato) sia per la lunghezza del percorso sia perché, se il cane tira, la velocità è notevole .
La pulka scandinava è una specialità caratteristica del nord Europa (Norvegia): il cane, tramite delle tirelle rigide, traina un piccolo slittino al quale è collegato il musher, che, anche in questo caso, indossa gli sci da fondo. In origine nello slittino venivano sistemati i materiali per la caccia e per la sopravvivenza dei cacciatori. Oggi, visto che non sussiste più quest’esigenza, lo slittino viene zavorrato per simulare un carico. Anche in questo caso è necessario avere una buona padronanza sugli sci.
La categoria D, divisa in D1 e D2 in base alla razza dei cani, è considerata l’accesso allo sleddog vero e proprio; infatti il musher conduce una slitta alla quale sono attaccati due cani. Le sensazioni sono simili a quelle dei team più grandi: la neve, la natura, il rumore dei pattini e l’ansimare dei cani. È necessaria una buona preparazione atletica del musher, che deve aiutare attivamente i cani spingendo con un piede o correndo dietro alla slitta, per non affaticare i cani visto anche la lunghezza del percorso di ben 8 km.
La categoria C, divisa anche qui in C1 e C2, è quella che conta il maggior numero di musher partecipanti e pertanto è quella più combattuta: i migliori musher si rincorrono in pochi decimi di secondo. Alla slitta vengono attaccati tre o quattro cani ed anche qui il tracciato da percorrere è di 8 km.
Nella categoria B(sei cani), ulteriormente suddivisa in B1 e B2 la lunghezza del percorso aumenta a 12 km. Anche questa categoria è molto combattuta e fra i musher che vi partecipano molti si sono distinti in competizioni internazionali.
La categoria A percorre un tracciato di 18 km ed il team è composto da 8 cani. In Italia non vi sono molti musher che partecipano alle competizioni in questa categoria data le difficoltà nella gestione di un così elevato numero di cani.
Nella categoria O il numero di cani è illimitato e comunque uguale o superiore a nove. È necessario avere davanti un ottimo leader perché la linea di traino, alla quale sono attaccati i cani, è lunga circa una dozzina di metri.
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IDITAROD (nord-america)
Come ogni anno, il primo sabato di marzo, un gruppo di uomini farà perdere
le proprie tracce. Punterà verso nord, in mezzo a una distesa di neve,
contando solo sulle proprie capacità e quelle dei cani che tirano le loro
slitte. Sono i concorrenti dell’Iditarod, un percorso di 1150 miglia (oltre
1700 chilometri) da Anchorage a Nome, in Alaska, in cui uomo e cani
diventano un binomio inscindibile. La più affascinante corsa di sleddog di
tutti i tempi, che porta con sé tradizioni e leggende, cui ogni anno
partecipa un numero sempre maggiore di mushers di ogni nazionalità e di ogni
provenienza. Uomo e cani, un team, una sola entità che per giorni e notti,
parecchi gradi sotto lo zero e tra più impervi paesaggi nordici, si
avventurano in quella che ormai è conosciuta in tutto il mondo come
“l’ultima grande corsa”.
Ieri…
Questa gara è nata per commemorare un fatto realmente
accaduto. Nell'inverno del 1925 la città di Nome, all'epoca avamposto per le
spedizioni in cerca dell'oro, rimase a lungo isolata dal maltempo e
indebolita per una epidemia di difterite. Occorreva ricorrere immediatamente
al siero anti-difterico, ma i depositi delle scorte erano ad Anchorage, cioè
quasi mille miglia da Nome. Una distanza troppo grande per essere coperta in
tempo utile dai normali equipaggi del servizio postale.
Leonard Seppala decise
di organizzare una staffetta di mute da Nenana fino a Nome su una distanza
di circa 1100 km. In soli cinque giorni, grazie a 20 musher, tra cui Pete
Olsen e Gunner Kasson, e ben 160 cani, il siero antidifterico arrivò a
destinazione salvando così la popolazione. Ciò portò alla consacrazione
definitiva dei Siberian Husky come cani da slitta per eccellenza e Seppala
come eroe e più grande Musher di tutti i tempi.
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In onore di
Balto il capo muta che
per primo entrò a Nome, è stata eretta nel 1926 a New York, in Central Park,
una statua di bronzo che rappresenta il cane da slitta con la sua
imbragatura. Sull'epigrafe ai piedi del monumento è incisa l'iscri-zione:
"Resistenza, fedeltà, intelligenza".
Ma non fu Balto, che ancor
recentemente è stato protagonista di un lungometraggio a cartoni animati
relativo a questa storia, ma un altro cane il cui nome era Togo; il vero
leader di Seppala.
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Ciò che segue è uno stralcio ripreso da un libro della Ricker, pubblicato
nel '30, col titolo "Seppala Alaskan dog driver".
Chi parla è Leonhard Seppala:
"...Erano diventati eroi mentre tranquillamente continuavano il loro
cammino, completamente ignari di occupare i titoli sulla stampa. L'ultimo
team portò il siero a Nome alle sei del 2 febbraio del '25. Era gelato, come
io avevo supposto, ma il medico responsabile in Washington ci disse di
usarlo egualmente. Ci furono parecchi scandali legati alla "corsa del siero"
e molte voci su persone che ne avrebbero fatto commercio. Ma la cosa che più
mi disturbava era che il record di Togo fu assegnato a Balto, un cane poco
valido, che fu portato alla ribalta e reso immortale. Era più di quanto
potessi sopportare quando Balto, il cane della stampa, ricevette per la sua
"gloriosa impresa" una statua che lo raffigurava con i colori di Togo e con
l'affermazione che lui aveva portato Amundsen a Point Barrow e per una parte
del percorso verso il polo, mentre non si era mai allontanato per più di
duecento miglia a Nord di Nome! Avendogli attribuito i record di Togo, Balto
si affermò come "il più grande leader da corsa d'Alaska" anche se non aveva
mai fatto parte di un team vincente! Lo so perché io ero il padrone ed avevo
cresciuto sia Balto che Togo. La "corsa del siero" fu l'ultima corsa a lunga
distanza di Togo..."
...e oggi
Una corsa contro la morte, ad una temperatura inferiore ai trenta gradi
sotto lo zero, in cui uomo e cani si rivelarono ancora una volta binomio
vincente.
Iditarod oggi non solo celebra la corsa del siero che salvò la vita a molte
persone, ma ricorda anche la caccia all’oro che nel XIX secolo dilagò in
Alaska; e ancora, gli scambi mercantili e le consegne postali, che per anni
hanno avuto luogo solo grazie all’operato dei mushers e dei loro cani.
Col diffondersi dei mezzi di aviazione le slitte trainate dai cani vennero
impiegate sempre meno e negli anni ’60 non rappresentarono altro che un
frammento di passato quasi dimenticato. Sarà necessario attendere il 1973
per assistere alla prima corsa che calcasse l’Iditarod Trail, grazie
all’impegno e alla perseveranza di appassionati quali Dorothy Page e Joe
Redington.
Il regolamento della gara
Ogni anno si riuniscono ad Anchorage decine di mushers, alcuni dei quali con
diverse Iditarod alle spalle, per rivivere ancora un’esperienza unica non
solo nel suo genere. Un’impresa quasi epica tra i fiumi ghiacciati, i venti
gelidi e le foreste invalicabili dell’Alaska. Quasi trenta i check point
dove i mushers possono fermarsi per le formalità previste dal regolamento e
per i controlli veterinari.
Ogni team è composto da un numero di cani che varia da un minimo di dodici
ad un massimo di sedici e i primi arriveranno al traguardo dopo oltre dieci
giorni.
Una corsa nata da appassionati e in cui corrono appassionati, per i quali
nulla è più importante della salute dei propri cani.
Il regolamento prevede che la slitta sia dotata del posto necessario a
trasportare un cane nell’eventualità di infortuni, malattie o qualsiasi
altra causa che potrebbe impedire ad un animale di proseguire.
Esistono penalità (o addirittura la squalifica) nel caso in cui:
i cani non vengano tenuti in condizioni adeguate;
il musher attui comportamenti violenti nei confronti dei cani: nessun altro mezzo, oltre la voce, ammesso per incitare il leader alla corsa;
il musher, o chi per lui, inietti droghe o altre sostanze (specificate nel regolamento ufficiale dell’ITC – Iditarod Trail Committee -, il comitato organizzatore dell’evento) ai fini di ottenere risultati oltre le proprie possibilità da un cane del team.
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I cani sono inoltre dotati di
scarpe di tela al fine di proteggere le zampe e favorire una migliore
aderenza al suolo, soprattutto nei tratti ghiacciati. Ogni musher ha il
compito di nutrire i propri cani, ognuno secondo una dieta (basata su carne
e pesce) dettata dall’esperienza di anni di allevamento e di corse e dalla
guida veterinaria.
Nonostante le precauzioni, le cure del musher e l’assistenza veterinaria ad
ogni check point, molti sono costretti al ritiro durante la gara, spesso a
causa delle rigide condizioni atmosferiche che caratterizzano quei giorni di
quasi completa solitudine, in cui l’unico obiettivo non è più vincere, ma
arrivare al traguardo.
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Il team vincente
Un buon team risulta tale solo se il conduttore riesce ad instaurare con i
suoi cani quel rapporto unico di fiducia e rispetto che solo chi ha
posseduto un cane nordico può capire. E’ proprio quella fiducia e quel
rispetto che spinge una dozzina di cani ad obbedire all’unisono ai comandi
di colui che considerano il capobranco. Il Siberian Husky, l’Alaskan
Malamute, il Samoiedo e gli altri cani utilizzati nello sleddog sono, più di
altre razze, legati al concetto di branco, all’interno del quale
stabiliscono precise posizioni gerarchiche e di cui generalmente è l’uomo ad
esserne il capo. Compiacere gli “ordini” di quest’ultimo diventa una sorta
di privilegio che, unito all’innato desiderio del traino e alla selezione di
soggetti più predisposti di altri, contribuisce alla formazione di un team
vincente.
Un rapporto unico, che si conquista una volta e si rinnova giorno dopo
giorno. In condizioni estreme, nei freddi glaciali del nord, un comando
errato può significare la morte. Per questo l’obbedienza non è mai cieca ed
è proprio questa atavica consapevolezza, tipica delle razze dei cani nordici
dallo sguardo impenetrabile, ad essere causa dell’erronea quanto diffusa
convinzione che siano “disobbedienti”, testardi e completamente indipendenti
dall’uomo. Indescrivibile è la soddisfazione che deriva dall’aver
conquistato la loro fiducia ed essere ritenuti capi degni di obbedienza,
amicizia ed affetto.
Un team con i migliori cani e con il miglior musher non sarà mai il team
vincente se l’uomo e animali non sono uniti dall’indispensabile legame
d’affetto che rende unica qualsiasi impresa.
>PICCOLO VOCABOLARIO DEL MUSHER<
MUSHER il partecipante alla competizione che guida la slitta; Il termine deriva dal comando di partenza che i trapper francesi del Canada davano ai loro cani:marchez |
TEAM i cani impiegati dal musher nella competizione o i cani in possesso del musher presenti nello stake-out; |
STAKE – OUT il recinto o il luogo assegnato al musher per la sistemazione dei propri cani e delle proprie attrezzature. |
BASKET
- SACCA Parte
della slitta sulla quale viene appoggiato il carico. Importante durante
la corsa perché necessaria nell’eventualità di trasportare un cane
indisposto |
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BOOTIES
Stivaletti di stoffa impermeabile o di pile o comunque di un tessuto che
non assorbi facilmente l’acqua, a forma di calza corta che vengono
infilati ai piedi dei cani per evitare che questi si feriscano.
L’utilizzo è molto raro in Europa, ed è necessario in casi di neve molto
ghiacciata perché le creste di ghiaccio sono molto taglienti. |
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IMBRACATURA,
PETTORINA Finimento che abbraccia il cane lungo la
schiena, sul torace e intorno al collo, per distribuire il peso del
traino sulla corporatura del cane e non solo sul collo. Per infilare
l’imbracatura al cane bisogna metterlo in piedi posizionarsi dietro di
lui e tenerlo stretto tra le ginocchia all’altezza dei reni. Quindi,
afferrata l’imbragatura essa va’ infilata dalla testa e successivamente
vanno fatte passare le zampe anteriori una per volta. |
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LEADER
Il cane di testa, se sono due si chiamano "double leader". Difficilmente
i leader sono anche capo branco, ma piuttosto un cane che riassume
velocità (per dare l’andatura al resto del team), comprensione dei
comandi e voglia di correre davanti a tutti senza avere ulteriori
stimoli. |
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SWING DOGS
Letteralmente cani "altalena". Sono immediatamente dietro ai
leader, conoscono i comandi ed a volte sostituiscono i leader |
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TEAM
DOGS Cani senza nessun compito particolare,
ma utilissimi alla squadra per il contributo di resistenza e velocità
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WHEEL DOGS Sono i cani "motore", solitamente i più robusti e potenti, in fondo alla linea di traino ed immediatamente davanti alla slitta, su loro grava buona parte del peso da trainare |