il Cerro
Torre |
Il Cerro Torre è una delle più
spettacolari cime del
Campo de Hielo Sur, è situato in una regione
contesa fra
Argentina e
Cile, a ovest del
Cerro Chalten (o Fitz Roy). La vetta del
Cerro Torre è considerata fra le più
inaccessibili del mondo perché, qualunque via si
scelga, bisogna affrontare almeno 800 metri di
parete granitica, per arrivare ad una cima
perennemente ricoperta da un "fungo" di
ghiaccio. Inoltre le condizione climatiche e
meteorologiche della regione sono
particolarmente sfavorevoli.
IL MISTERO DEL CERRO TORRE
Se nel mondo e nella
storia dell'alpinismo esiste un vero mito, non
c'è alcun dubbio: è il Cerro Torre. A chi non la
conosce, verrebbe la tentazione di raccontare
che la montagna più famosa e leggendaria del
Pianeta è in fondo solo una guglia di poco
superiore ai tremila metri nel massiccio del
Fitz Roy, un piccolo punto nero su mappe
geografiche molto dettagliate.
Per tutti gli altri, invece, è solo l'urlo di
pietra: un obelisco di puro granito e
ghiaccio che si innalza verticale per più di due
chilometri da terra, un vero e proprio missile
puntato contro il cielo. A vederlo,
semplicemente inaccessibile. Una montagna
tremenda, del tutto verticale: pareti infinite
di granito ricoperto di ghiaccio, in una delle
zone più tempestose del mondo. Si calcola che al
Cerro Torre il maltempo colpisca per oltre
trecento giorni all'anno di media, spesso con
tempeste inaspettate, violentissime, che portano
valanghe di neve e ghiaccio e venti da uragano.
Siamo in fondo alla Patagonia, le temperature
possono raggiungere rapidamente i trenta gradi
sotto zero: gli abitanti locali dicono che ogni
giorno si alternano quattro stagioni in poche
ore.
Negli anni '50 il Cerro Torre era già ritenuto
la montagna più difficile del mondo, da molti
addirittura impossibile a salirsi by fair
means, con mezzi leali. Nel 1959
Cesare Maestri,
un grande campione italiano che vantava già
parecchie imprese sulle nostre Alpi, affrontò
l'inviolata montagna impossibile con il forte
ghiacciatore austriaco Toni Egger ed il supporto
di Cesarino Fava. Il resto della storia è ormai
leggenda.
Cesare Maestri e Cesarino Fava |
Dopo una settimana
dall'inizio dell'ascensione, Maestri venne
ritrovato in stato confusionale ai piedi della
montagna. L'alpinista raccontò a Cesarino Fava,
giunto in soccorso, di aver raggiunto la vetta
il 31 gennaio con Egger e di come il suo
sfortunato compagno fosse precipitato durante la
discesa, trascinando con sé la macchina
fotografica con la prova della salita. Il corpo
di Egger venne peraltro recuperato molti anni
dopo, ma della macchina fotografica nessuna
traccia.
Nel frattempo, comunque, la riuscita o meno
dell'impresa divenne il centro di accese
polemiche in tutto il mondo alpinistico, messo a
soqquadro dalla notizia dell'ascensione.
Negli anni seguenti alla presunta vittoria di
Maestri numerosi altri tentativi andarono
ripetutamente a vuoto. Il Cerro Torre continuava
a rimanere inaccessibile da ogni versante,
perennemente circondato dalle nebbie, battuto
dagli elementi più ostili, avvolto dalla
leggenda che ormai gli aleggiava intorno. Il suo
famoso fungo di ghiaccio, un ghiacciaio pensile
che ne riveste la vetta, sembrava allontanarsi
nuovamente sempre più dai sogni degli alpinisti.
Alle soglie degli anni '70,
Carlo Mauri,
un altro grande campione italiano che era stato
a sua volta in corsa per la vittoria al Torre,
bollò la montagna come definitivamente
impossibile a salirsi. Ovviamente il messaggio
implicito che Mauri lanciava ai Media era che
Maestri, suo grande rivale, aveva mentito. Di
fatto Mauri si schierò apertamente con coloro
che non credevano a Maestri.
Cesare Maestri sul Cerro Torre |
Maestri allora tornò, nel
1970, probabilmente più per la pressione e
l'orgoglio ferito che per volontà sportiva vera
e propria, e portò con sé un grosso martello
compressore del peso di un quintale. Con l'aiuto
di due compagni, per una nuova via di salita,
trascinò il compressore fin sotto il fungo di
ghiaccio, lo utilizzò per piantare qualche
manciata di chiodi a pressione in un punto
completamente privo di appigli, arrivò una
trentina di metri sotto alla vetta e sulla via
di discesa spezzò tutti i chiodi, chiudendo così
l'accesso alla sommità e lasciando il
compressore appeso per sempre all'ultimo chiodo,
cento metri più sotto: un gesto palesemente
sprezzante e polemico.
Al ritorno dichiarò in segno di sfida di avere
nuovamente vinto il Torre: il fatto però di non
avere salito il fungo di ghiaccio finale, e di
non essere quindi stato sulla vetta vera e
propria, non fece altre che arroventare gli
animi dei suoi avversari. Maestri venne questa
volta accusato di non aver vinto con mezzi leali
ed anzi, di non avere vinto affatto. Non solo:
nessuno riuscì a spiegarsi perché Maestri avesse
voluto sfidare i suoi denigratori salendo per
una via nuova, piuttosto che ripetere quella
contestata del '59, né lui fu mai chiaro in
proposito.
Gli americani, che con Jim Bridwell riuscirono
qualche anno dopo a ripercorrere la cosiddetta
"Via del Compressore" di Maestri, senza fare uso
della tecnologia usata dall'alpinista trentino e
arrivando per contro fino in vetta, accreditano
a tutt'oggi la prima ascensione ufficiale del
Cerro Torre al lecchese Casimiro Ferrari ed alla
sua spedizione, che nel 1974 ne raggiunsero la
cima attraverso un nuovo itinerario che sale dal
versante ovest. Del resto, non a caso alcuni
giornali di allora titolarono "Il Cerro Torre
è stato finalmente vinto".
Sebbene oggi il Cerro Torre sia stato salito
anche in tempi record ed in tutte le stagioni, e
gli alpinisti che ne hanno calpestato siano
ormai un certo numero, la famosa via Maestri del
'59 non è mai più stata ripetuta, al contrario
della Via del Compressore che ormai conta
moltissime ripetizioni, tutte fino in vetta. Ci
si sono accaniti in parecchi su quella muraglia
impossibile, ma nonostante siano passati più di
quarant'anni, il Cerro Torre sia stato salito da
tutti i versanti e la tecnologia abbia fatto
passi da gigante, la via del '59 ha continuato a
resistere a tutti gli attacchi. Non solo: chi ci
ha provato, per quanto sia salito, poche
centinaia di metri più su della base non ha più
trovato traccia del passaggio di Maestri ed
Egger, alimentando così il mistero.
Maestri, per parte sua, non ha mai ritrattato la
propria versione dei fatti, ma la fila delle
persone non più disposte a credergli si è
allungata sempre più. Un nome per tutti:
Reinhold Messner, che in tempi recenti ha
bollato la storia di Maestri come pura fantasia.
Il fatto è che solo lo stesso Maestri ha la
verità su questa vicenda e del resto il mondo
alpinistico è tradizionalmente, da sempre, molto
conservatore in questo senso. Dice Maestri: se
mettete in dubbio la mia verità dovete mettere
in dubbio tutte le imprese compiute dagli
alpinisti solitari, a partire da quelle compiute
dallo stesso Messner.
Ermanno Salvaterra sul Cerro Torre |
Nel 2005
Ermanno Salvaterra,
un altro fortissimo scalatore trentino che ha
già salito il Cerro Torre numerose volte e che è
probabilmente la persona al mondo che meglio
conosce la montagna, decide di ritentare
nuovamente la via di Maestri del '59 con lo
scopo (anche) di dimostrare una volta per tutta
la veridicità dell'impresa: Salvaterra, da
sempre, è uno di coloro che a Maestri credono.
Con due compagni riesce infine a vincere la
famosa parete, compiendo un'impresa che a questo
punto può comunque definirsi storica. Salvaterra
& c. sbucano dunque in vetta dopo aver seguito
in buona parte quella che dovrebbe essere la
contestatissima via di salita della presunta
prima ascensione: una via che ai loro occhi
"moderni" appare di difficoltà estrema. Non solo
lungo la via non trovano alcuna traccia del
passaggio di Maestri, ma devono pure arrendersi
all'evidenza che la via descritta dallo stesso
Maestri, semplicemente, non esiste: il
tracciato e il terreno non corrispondono affatto
a quanto raccontato per oltre quarant'anni dal
grande Cesare e le contraddizioni fra quanto
riportato nel resoconto originale del '59 e ciò
che Salvaterra e compagni trovano non si
contano.
Mistero dunque risolto? Maestri ha davvero
inesorabilmente mentito, compromettendo così la
sua grandissima fama? Secondo uno sconfortato
Salvaterra, sì. Secondo altri no. La polemica
continua. E il Cerro Torre continua ad essere la
montagna delle montagne.
Oggi Salvaterra non crede più a Maestri e lo
scontro con l'ormai settantenne Maestri è
arrivato addirittura davanti agli avvocati.
Salvaterra, peraltro, è tutt'altro che solo. Nel
2004 il forte alpinista argentino Rolando
Garibotti, che proprio insieme a Salvaterra ha
compiuto la salita del 2005, ha pubblicato
sull'American Alpine Journal un lungo e
documentato articolo-indagine mirato a smontare
definitivamente la verità di Maestri e
riportando alla ribalta l'annosa vicenda.
Il Fitz Roy è la montagna a destra. Fra la guglia
che si stacca dalla
parete principale all'estrema destra, e il resto del
corpo della
montagna, corre la famosa "Supercanaleta", una
eccezionale
ed estrema via di ghiaccio e terreno misto. La vetta
a sinistra nella
foto è la meno salita, ma altrettanto impegnativa,
Aiguille Poincenot. |
Cerro Chaltén, conosciuto anche come Cerro
(o Monte) Fitz Roy, è una montagna ('cerro') situata vicino
al villaggio di El Chaltén ,
nel Campo de Hielo Sur, in
Patagonia, sul confine tra Argentina e Cile. I due stati
si sono accordati nel dividersi la vetta più alta, ma una grande
parte del confine a sud della montagna è rimasta indefinita.
Il nome Chaltén fu dato dalle popolazioni della zona, i
Tehuelche, e significa "montagna che fuma", nome dovuto alle
nuvole che di solito si formano attorno alla cima della montagna
e, nell'antichità, era considerato sacro.
Il secondo nome, 'Fitz Roy', fu dato nel 1877 in onore di Robert
FitzRoy che esplorò una parte della zona nel 1834. La montagna è
il simbolo della provincia argentina di Santa Cruz e fu scalata
per la prima volta nel 1952 dagli alpinisti francesi Lionel
Terray and Guido Magnone.
La montagna ha la fama di essere l' "ultima tappa", infatti
nonostante la sua altezza media (anche se è la vetta più alta
del parco nazionale de Los Glaciares, è meno della metà del
gigantesco Himalaya), a causa delle pareti verticali in granito
presenta lunghi tratti che richiedono una grande preparazione
tecnica. Inoltre, il clima nell'area è eccezionalmente
inclemente e traditore, e anche per questa ambientazione
particolare, quasi magica, attrae molti fotografi da tutto il
mondo.
L'area, in alcune parti ancora inesplorata, non è più isolata
grazie al recente sviluppo del villaggio di El Chalten. che ha
anche un aereoporto. l'ascesa alla montagna è comunque
estremamente difficoltosa e riservata a esperti scalatori: tutt'oggi
mentre cento persone al giorno raggiungono l'Everest, sono una
in un anno riesce a scalare con successo il Cerro Chaltén.